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Il liceo degli aspiranti medici " Chi lo frequenta poi supera il test"

Sperimentazione in 80 istituti. E fioccano le domande, nonostante la polemica sul numero chiuso all’università

05/11/2018
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la Repubblica

Corrado Zunino

C’è un modo nuovo per selezionare gli aspiranti medici prima che arrivino all’università: introdurre lezioni di Medicina al liceo. L’idea non è solo un progetto, oggi: è una realizzazione scolastica compiuta. Compiuta dal basso, al Sud. Nasce, il progetto, nel corso dell’anno scolastico 2011- 2012 in un liceo di Reggio Calabria. Su intuizione di alcuni genitori e capacità di ascolto di una preside illuminata. Nei sei anni che ci separano da quell’idea, le lezioni si sono già diffuse sul territorio italiano. Ventisei licei scientifici l’hanno portata in classe l’anno scorso coinvolgendo tremila studenti. E altre 54 scuole, dopo l’intervento del ministero dell’Istruzione che ha aperto anche ai classici, sono partite in questa stagione.

La novità ha prodotto questi risultati: dopo sei anni ( due cicli scolastici) il 98 per cento degli studenti calabresi che nel triennio finale è andato a lezione di Biomedicina ha poi superato il test di Medicina all’università, «e senza aver partecipato a corsi privati». Dall’altra parte, un terzo di coloro che, volontariamente, hanno abbracciato la " nuova sezione" a carattere medico, l’hanno poi abbandonata comprendendo di non essere adatti. Scoprire da soli di non essere fatti per una facoltà è il miglior orientamento pre-universitario possibile. Formare nel tempo piccoli medici prima di affrontare un test — che il ministero vorrebbe togliere, ma non ci riesce a farlo — costituisce un percorso scolastico virtuoso.

Tutto è nato, si diceva, al Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Reggio Calabria e dalla preside Giuseppina Princi, 46 anni. Sono i genitori dei ragazzi che si avvicinano alla quinta a chiederle: « Perché non attiva percorsi per la preparazione al test di Medicina? » . Chi uscirà dalla Maturità con quell’inclinazione dovrà andare all’Università di Catanzaro, al limite a Messina. Non c’è nulla a Reggio Calabria. La preside coglie l’assist, incontra il presidente dell’Ordine dei medici provinciale e, scoprendo che si può fare di più, introduce nei piani di studio una materia aggiuntiva: " Biologia con curvatura biomedica". Bastano due mesi per avviarla, e non c’è obbligo. Sono 150 ore nel triennio, un terzo, un terzo, un terzo. La richiesta, al Da Vinci di Reggio, è alta: 200 iscritti, presto divisi in otto gruppi. Dovranno restare a scuola un’ora in più la settimana. La preside Princi vuole dare un’opportunità pubblica in un territorio povero: « Bisognava fronteggiare il mercato delle scuole di preparazione al test delle facoltà mediche » . Costi elevati, accessibili a pochi.

Le cinquanta ore l’anno sono dinamiche e varie: venti sono tenute dai docenti di scienza, venti dai medici incaricati dagli Ordini e dieci ore sono spese direttamente nelle strutture sanitarie. Gli studenti escono da scuola, nelle sezioni che comprendono le lezioni di Biomedicina, e raggiungono Dermatologia e Ortopedia, Ematologia e Cardiologia, anche centri trasfusionali. Alla conclusione di ogni " nucleo tematico di apprendimento" — sono quattro in un anno — si prevede un test con 45 quesiti a risposta multipla sul modello dei futuri esami di accesso alla professione medica. Un pre- test in vista della prova universitaria. «Il monitoraggio dice che con il passare degli anni crescono i voti dei nostri studenti » . Biomedicina, in pagella, ha un giudizio a sé, separato da Scienze: diventerà credito scolastico.

Il Miur lo scorso agosto abbraccia il progetto, indice un bando e dà al " Da Vinci" la patente di scuola capofila di tutti i licei che aderiranno alla piattaforma digitale (qui si trovano dispense). Sono 178 gli istituti che fanno richiesta, ne vengono accettati 54. Coprono tutte le regioni d’Italia. Una sezione per istituto, al massimo. Un prossimo provvedimento potrebbe consentire ai migliori del Liceo biomedico di entrare all’università senza passare dal test. «Abbiamo unito teoria e patologie. In una regione non semplice come la Calabria», chiude la preside Princi, « negli ultimi otto anni la nostra scuola è riuscita a spendere 6 milioni di euro».