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Il Manifesto-Al liceo Ariosto, studenti pacifisti e professori antimorattiani: contro il preside arrivano gli ispettori. Ieri duemila in corteo

Al liceo Ariosto, studenti pacifisti e professori antimorattiani: contro il preside arrivano gli ispettori. Ieri duemila in corteo SERGIO GESSI - FERRARA Volevano sapere cosa ne pensano di Ber...

21/12/2001
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il manifesto

Al liceo Ariosto, studenti pacifisti e professori antimorattiani: contro il preside arrivano gli ispettori. Ieri duemila in corteo
SERGIO GESSI - FERRARA

Volevano sapere cosa ne pensano di Berlusconi, quali sono le loro opinioni politiche, che giornali leggono. Anche per questo, ieri a Ferrara, oltre duemila studenti sono scesi in piazza: protestare contro i metodi inquisitori dell'indagine conoscitiva condotta la scorsa settimana al liceo Ariosto. "Giù le mani dalla nostra scuola", hanno gridato, accompagnati dalle note di Manu Chao. "Gli ispettori ci hanno accusati di appoggiare il terrorismo - denuncia il collettivo studentesco - e volevano nomi e cognomi di chi ha scritto i cartelloni contro il governo".
Tutto nasce da un'interpellanza del senatore di An, Alberto Balboni, il primo parlamentare di destra eletto a Ferrara nel dopoguerra. Balboni, riferendosi a un'assemblea sulla pace autogestita dagli studenti, accusava il preside dell'istituto, Giancarlo Mori, di atteggiamento antigovernativo e di strumentalizzazione. A monte dell'episodio citato dal parlamentare, ex missino, c'è, in realtà, un più impegnativo atto politico di difesa della scuola pubblica sottoscritto dal corpo docente, attraverso una lettera aperta al ministro Moratti. Nel documento di metà settembre, votato all'unanimità (110 a favore e appena otto astensioni) c'è un passaggio critico sul progetto dell'attuale ministro: "La sua analisi - scrivono gli insegnanti - individua come una delle cause del nostro sistema formativo la 'mancanza di libertà di scelta da parte delle famiglie', dovuta al fatto che lo Stato si configurerebbe come l'unico promotore dell'istruzione. Francamente non siamo d'accordo. A nostro giudizio il vero paradosso del nostro paese è quello di una classe politica che dal dopoguerra ha la responsabilità di avere gravemente ritardato i tempi di realizzazione delle riforme scolastiche. Noi continuiamo a considerare il diritto all'apprendimento un fondamentale diritto di ciascuno e non crediamo siano venute meno le ragioni delle scelte compiute dalla nostra Costituzione che riconosce carattere istituzionale al sistema formativo dello Stato". Così il liceo Ariosto, dove si fa sperimentazione didattica dal 1974, è tornato nel mirino. Ma le prese di posizione in difesa del preside Mori sono state numerosissime, e sdegnati i toni. Il parlamentare ferrarese dell'Ulivo, Dario Franceschini, ha parlato di "aria di regime". Il presidente della commissione di vigilanza sulla Rai, Petruccioli, eletto nel collegio senatoriale della città, è venuto a portare la propria solidarietà al preside. Si sono mossi il sindaco Sateriale, il presidente della provincia e le forze politiche della sinistra. Al corteo di ieri i Verdi hanno denunciato "il grave attacco alla scuola pubblica" e i "sintomi di un processo pericolosissimo avviato dal governo delle destre", mentre Beppe Ruzziconi, segretario della Cgil, ha bollato la vicenda come "un atto inquietante all'interno di un processo di controriforma", notando come "agli stati generali non siano invitati gli studenti né i sindacati".
"E' vivendo la democrazia che si impara la democrazia - ha ricordato il preside Mori - E io vedo nei nostri ragazzi il desiderio di esprimersi e di starsi ad ascoltare. Ci ha fatto piacere tanta solidarietà, in particolare quella dei genitori e dei ragazzi, che evidentemente non condividono i giudizi espressi e non si sentono strumentalizzati".
Per il momento tutto sembra destinato a rientrare. Il clamore e le reazioni hanno avuto effetto. La relazione che arriverà al ministero sarà di assoluzione per il liceo Ariosto. Ma l'ispezione, ispirata dall'interrogazione di An e sollecitata dal ministro del Polo, potrebbe fruttare comunque al centrodestra un bersaglio politico. Paradossalmente la vicenda rischia di trasformarsi in un boomerang per il direttore generale dell'ufficio scolastico dell'Emilia Romagna, Emanuele Barbieri, che ha alle spalle una lunga milizia nel Pci e nella Cgil, il quale ha formalmente disposto l'indagine conoscitiva