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Il Manifesto - La città che non ti aspetti

La città che non ti aspetti Sei istituti occupati e sgomberati con la forza. Poi, due cortei e altre iniziative contro la guerra e la Moratti. E la protesta studentesca riparte da Benevento, dove...

26/11/2001
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il manifesto

La città che non ti aspetti

Sei istituti occupati e sgomberati con la forza. Poi, due cortei e altre iniziative contro la guerra e la Moratti. E la protesta studentesca riparte da Benevento, dove la destra la fa da padrona
MARIELLA PARMENDOLA - BENEVENTO

Nello sguardo di Rosa si legge la determinazione di chi non ha voglia di mollare. Per la studentessa del liceo scientifico, dai grandi occhi neri, non c'è altra strada se non quella che porta a continuare la lotta. "Non ci fermeranno intimidazioni e minacce, la prossima sarà una nuova settimana di mobilitazione", annuncia l'ideologa del movimento di studenti disobbedienti, che un pezzo di strada l'ha già fatto con l'occupazione della maggior parte delle scuole di Benevento, la scorsa settimana. Un'occupazione durata solo tre giorni, e interrotta in due istituti dallo sgombero della polizia, ma sufficiente per vedere crescere una contestazione contro la riforma della Moratti capace di portare in piazza duemila persone.
Sì perché, anche se nessuno sarebbe riuscito a prevederlo, il risveglio degli studenti campani comincia da una delle città meridionali che soffre maggiormente l'isolamento. Per arrivare a Benevento da Napoli si deve attraversare un numero infinito di piccoli paesi di campagna, una cortina a difesa della provincia più agricola della Campania, nota per il buon vino e la cucina dai sapori di una volta, dov'è di casa la tranquillità. Ma non così isolata dall'essere impenetrabile al rumore di una guerra che risuona spesso nelle parole di questi ragazzi, riunitisi nel collettivo Zona rossa, il primo nato dopo quasi dieci anni di torpore e che raccoglie rappresentanti di tutti gli istituti cittadini.
"A settembre ci siamo incontrati per parlare del conflitto internazionale e dei nostri problemi di studenti", racconta Rosa. E con le prime manifestazioni di piazza contro la guerra anche il sindaco di An, Sandro D'Alessandro, si è accorto che qualcosa sfuggiva al suo controllo nella città da anni roccaforte della destra". Ma la prima vera iniziativa dei ragazzi di Zona rossa è stata un video-inchiesta sul caro libri. Spiega Luigi, chiamato scherzosamente dagli amici '68 per la sua pettinatura alla Baglioni prima maniera e le idee da rivoluzionario: "Abbiamo intervistato le famiglie all'uscita dalle librerie per dimostrare come oggi sia un lusso studiare". Un documento è stato inviato al Provveditore Mario Pedicini con una proposta che Sara mostra di conoscere alla perfezione: "Chiediamo una biblioteca in ogni istituto dove sia possibile fotocopiare e consultare i libri scolastici gratis". Una necessità per chi deve vivere con un basso reddito che ispira anche un altro degli argomenti toccati nel documento: la riduzione del 30% del costo dei trasporti per disoccupati, studenti e anziani. Una battaglia che i ragazzi di Benevento hanno comunicato ai cittadini occupando gli autobus e lasciando dappertutto la loro carta dei diritti.
"E' stato solo quando ci siamo accorti di non essere ascoltati, che é partita la decisione di procedere all'occupazione delle scuole", spiega Antonio dello scientifico, una dei due istituti che ha ricevuto la visita della polizia. Un'occupazione contestata dai presidi, ma anche da un comitato di contro-occupazione costituito da altri studenti. "La maggioranza dei ragazzi è con noi, come ha dimostrato il risultato delle votazioni svolte prima di decidere se occupare. Ma nel comitato vanno cercati gli autori di volantini diffamatori e denunce contro di noi", continua Antonio, elencando le pressioni che hanno portato all'intervento degli agenti allo scientifico e al geometra, insieme alla decisione presa dagli studenti di lasciare spontaneamente le altre scuole. "Eravamo nella scuola da tre giorni, il tempo necessario per organizzare corsi con i professori, cineforum e dibattiti contro la guerra e il 19 novembre, alle 15,30, sono arrivate otto camionette della Celere per mandarci via, dopo averci identificati". Un intervento non spiegato ai ragazzi né dal questore né dal provveditore. "Mi hanno detto che ora perderò l'anno, ma con i voti che ho le minacce non mi fanno paura", afferma spavaldo Antonio, mentre si riscalda con la kefiah dal freddo che penetra dappertutto nel centro sociale Depistaggio, nel quale il collettivo è ospitato dal giorno della nascita.
"Avevamo preparato tutto con cura per promuovere una forma di occupazione perfettamente legale, ma non è bastato per evitare l'intervento della Polizia", rincalza Davide del magistrale Guacci che, però, si chiede dove fossero le forze dell'ordine quando nella sua scuola hanno fatto irruzione dieci ragazzi di estrema destra, rompendo le finestre. Sintomo di un clima difficile in una città non abituata a vedere crescere un movimento di sinistra. "Ci hanno definito terroristi e figli di bin Laden, ma noi abbiamo solo le nostre idee e non accettiamo le strumentalizzazioni di nessuno", scandisce Sara, che nel liceo classico ha subito insieme ad altri compagni le pressioni più forti: "Qualche professore ci ha persino detto che se non fossimo usciti avremmo fatto la fine dei ragazzi della Diaz". Una minaccia che non ha intimidito il centinaio di studenti di Zona rossa. Tant'è che Rosa ripete il calendario di agitazioni per la prossima settimana: "Chiediamo di proseguire la lotta nella forma dell'autogestione, se il provveditore e i presidi continueranno a non autorizzarci riprenderemo l'occupazione".