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Il Manifesto - Mestizia Moratti

Mestizia Moratti Un insegnante su due, ieri, ha incrociato le braccia in difesa della scuola pubblica e contro la finanziaria. Alla manifestazione, indetta da Cgil e Gilda, ha partecipato il 50% d...

13/11/2001
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il manifesto

Mestizia Moratti
Un insegnante su due, ieri, ha incrociato le braccia in difesa della scuola pubblica e contro la finanziaria. Alla manifestazione, indetta da Cgil e Gilda, ha partecipato il 50% del personale docente e amministrativo
IAIA VANTAGGIATO

Adesione straordinaria quella registrata ieri allo sciopero indetto da Cgil, Gilda, Unicobas e Cub: alla protesta contro la scuola-azienda di Letizia Moratti ha partecipato il 50% del personale in servizio. Un insegnante su due ha incrociate le braccia e 2.347 scuole - su un totale di 10.800 - sono rimaste chiuse. Manifestazioni si sono avute - oltre che a Roma - anche a Torino e a Milano dove circa cinquemila tra studenti e docenti hanno sfilato per le strade. Un successo ha definito lo sciopero Alessandro Ameli della Gilda: "Risposte concrete dal governo o si aprirà una nuova stagione". Soddisfazione ha espresso il segretario della Cgil scuola, Enrico Panini per l'adesione distribuita in modo omogeneo su tutto il territorio e per il coinvolgimento dei diversi ordini di scuola e di professionalità. Fiore all'occhiello, la folta partecipazione alle oltre 100 iniziative organizzate dalla Cgil per chiedere investimenti, retribuzioni europee e sostegno alla qualità della scuola pubblica. Una lezione, questa, forse appresa dalla nuova pratica politica inaugurata dai "social forum" e alla quale la sinistra tutta dovrebbe oggi guardare con maggiore attenzione. Anche perché moltissime sono state le delegazioni di studenti scesi in piazza accanto ai loro insegnanti. Gli stessi, sicuramente, che hanno partecipato alla oceanica manifestazione di sabato scorso contro la guerra.
E' stato proprio l'impegno comune diretto a valorizzare la scuola pubblica - ha dichiarato la deputata Ds Alba Sasso - a caratterizzare la giornata di ieri: "Lo sciopero ha manifestato la volontà della scuola tutta di non tornare indietro sulle libertà democratiche e di insegnamento e ha dimostrato che - assai più di Letizia Moratti - sono insegnanti o studenti ad avere a cuore la scuola pubblica". Referente polemico, tra gli altri, l'attivazione di un numero azzurro cui famiglie e studenti possono rivolgersi per denunciare eventuali episodi di propaganda politica da parte di insegnanti. Troppo intrigante la fumosa definizione per non essere tentati da fare un colpo di telefono: "Buonasera, qui risponde il gruppo di Forza Italia", ci risponde una non troppo suadente voce femminile. "E' qui - chiediamo - che si possono denunciare gli insegnanti che fanno propaganda politica?". Per carità, questo numero è stato istituito dall'onorevole Garagnani (Fi) che "lavora su questi temi (dove, ndr?); nomi non ne vogliamo, solo fatti. Mica in Italia c'è il fascismo e poi la guerra è finita nel '45". Basterebbe obiettare che un'altra ne è appena cominciata ma preferiamo tornare alla cronaca.
Al sit-in, per esempio, che ha visto manifestare - ieri a Roma davanti al ministero della pubblica istruzione - circa 500 tra insegnanti e studenti. Scalinata occupata da Cgil, Gilda e Unicobas tra bandiere rosse, slogan e striscioni contro la finanziaria e la privatizzazione della scuola pubblica: "Con mestizia, colpa di Letizia" recitava un sinistro cartellone retto da una "vedova in nero" con tanto di veletta e gramaglie mentre il più ironico "Moratti non ci piace, è peggio dell'antrace" non ha avuto difficoltà ad essere entusiasticamente condiviso da tutti e tutte. Ilarità ha suscitato anche la rappresentazione marinara della ministra: un sorriso tagliente e il temibile pescecane diventa "la squala con la sua squola".
Dallo sciopero dei Cobas del 31 ottobre scorso alle manifestazioni di sabato e di ieri, dall'imminente appuntamento con la protesta dei metalmeccanici alla giornata della disobbedienza civile prevista in tutta Italia per il 17: sono inequivocabili i segnali di protesta che da ogni parte giungono contro il nuovo governo. Segnali che potrebbero diventare ottime occasioni per ricompattare una unità che sembra andata perduta. Proprio a cominciare dalla spaccatura tra i sindacati confederali della scuola. Alla necessità di una azione unitaria allude più volte lo stesso Panini ma le arroccate risposte che arrivano dalla Cisl non fanno presagire nulla di buono. Torna alla carica Daniela Colturani e sottolinea il carattere "politico e ideologico" dello sciopero indetto ieri da Cgil e Gilda. A entrambi sembra rispondere Piero Bernocchi dei Cobas: "Non dovremmo essere noi a ricordare ai dirigenti sindacali quanto è importante la presenza di piazza. Noi, il 31, eravamo 30.000. Ma, nonostante giudichiamo quella di ieri una scelta tattica sbagliata, rinnoviamo l'invito a una grande manifestazione generale per dicembre".
Appoggio alla protesta è giunto anche dai Verdi e da Luigi Berlinguer: "Non si può - ha dichiarato l'ex ministro della pubblica istruzione - promettere da un lato aumenti di stipendi e qualificazione professionale e dall'altro tagliare risorse con la Finanziaria". Promesse non mantenute, solo così per Berlinguer si possono riassumere le posizioni del governo Berlusconi su scuola, università e ricerca.