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Il Nuovo-Moratti: "Non faremo colpi di mano"

Moratti: "Non faremo colpi di mano" Durante la prima giornata degli Stati generali il ministro assicura che non ci sarà una riforma senza un accordo preliminare. Fuori 10 mila studenti la contes...

19/12/2001
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Il Nuovo

Moratti: "Non faremo colpi di mano"

Durante la prima giornata degli Stati generali il ministro assicura che non ci sarà una riforma senza un accordo preliminare. Fuori 10 mila studenti la contestano. Cofferati: "Sulla scuola governo autoritario".
ROMA - Una scuola per la persona. Una riforma aperta al dialogo con tuitte le componenti. E' la scuola del futuro come la vede il ministro dell'Istruzione Moratti e come l'ha presentata oggi, al palazzo dei congressi dell'Eur, durante il lungo intervento cn u cui si è aperta la prima giornata dei contestatissimi Stati generali. Convocati per cercare " una scuola che tenga conto che nella società c'è più bisogno di sapere, di conoscenza". Perché l'istruzione secondo la Moratti "deve essere capace anche di attenzione alle esigenze più nascoste dei ragazzi, serve una scuola che sappia ascoltare, cogliere le forme di disagio, che nascono anche da problemi affettivi e da quelli tipici dell'età dell'adolescenza''.

Nonostante l'"orazione" il ministro non riesce però ad "ammansire" i diecimila studenti che come annunciato l'hanno contestata sfilando per le strade della Capitale . E che domani, dicono, potrebbero diventare 50mila: tutti pronti ad assediarel'Eur, il quartiere voluto da Mussolini, ora cittadella degli uffici e ora sede del plenum dell'Istruzione. Un presidio che, promettono, sarà pacifico. Come pacifica è stata la manifestazione di oggi tra catene umane e girotondi. Un corteo che la polizia ha potuto guardare da lontano, senza dover mai intervenire. Le provocazioni erano tutte a parole, simili a quelle da stadio, urlate però contro la Moratti e il governo Berlusconi. Come pacifici, a parte alcuni scontri a Cagliari, sono stati gli altri cortei di studenti che, da Bolzano a Perugia, hanno attraversato la Penisola . E, il sit-in dei ragazzi all'Eur, comunque pochi e molto tranquilli.

Dentro il Palacongressi blindato, così come tutte le strade limitrofe, con oltre duemila agenti, tra polizia e carabinieri, che presidiano l'esterno del palazzo aiutati dalle unità cinofile, il ministro si è rivolto a una platea che si è scelta da sola. Assicurando comunque di escludere colpi di mano del governo. Anzi, concludendo l'intervento, ha assicurato che non sarà fatta
nessuna riforma senza un accordo generale fra tutti i protagonisti del mondo scolastico. "Non c'è una ricetta in mano, siamo aperti al dialogo, alla discussione e alle proposte di modifica" ha detto il ministro. Prima il saluto del presidente Ciampi: "Gli Stati Generali? Utili perché la scuola deve cambiare, restando pubblica" .

''La scuola che credo tutti vogliamo - prosegue la Moratti- è prima di tutto una scuola che sappia sconfiggere le nuove forme di povertà e di disagio della nostra società che sono la fragile costituzione delle personalità individuali, il silenzio affettivo di molte famiglie disgregate, le paure che i giovani avvertono di fronte al mondo degli adulti. La scuola che sogno - e che con voi tutti intendo progettare - è una scuola orientata alla crescita individuale e sociale della persona, alla formazione di identità forti; una scuola che aiuti i giovani a realizzarsi pienamente attraverso una vita fatta di valori, responsabilità relazioni significative con il prossimo. La scuola che sappia dare fiducia nelle proprie capacità e sappia formare le coscienze e non soltanto disseminare le conoscenze''.

Il ministro ha sottolineato quello che a suo avviso è un tema ''centrale'' cioè quello di affrontare ''con coraggio
le ragioni profonde di una condizione giovanile contrassegnata da crescenti insicurezze individuali e collettive, dalla grande fatica del cambiamento che si avverte un po' ovunque fra i ragazzi, dal loro disagio per le difficoltà di inserimento nei cicli produttivi della vita, dall'ansia di poter essere esclusi dal mondo del lavoro''.

Uno "spettacolo comunicativo". Poco prima di prendere la parola il ministro aveva respinto di fronte alle telecamere del Tg1 l'accusa che gli Stati generali siano uno show, una parata. ''Questo non è uno spettacolo comunicativo - ha detto il ministro - E' un modo molto serio e nuovo di discutere, affrontare i temi della riforma. Oggi qui interverranno tutti, docenti, studenti, famiglie. Con le provenienze culturali più diverse. E' un'occasione da non perdere''.

Poi, nel pomeriggio, una conferenza stampa. "Credo che il consenso sull'impianto della riforma si sia già espresso e si stia esprimendo in modo molto ampio. L'indagine Istat conferma un consenso molto ampio sulla riforma. Rivedremo i punti di criticita'''. Così, il ministro ha risposto a chi sottolineava le proteste degli studenti. E dunque, le risposte più succose: nessuna delega al governo sull'istruzione; esame di maturità "più rigoroso'' e rivisto ma ''non da quest'anno, anche se da quest'anno cambierà la composizione della commissione di cui faranno parte esclusivamente membri interni ed un solo membro esterno per ogni istituto''. Risorse aggiuntive, che ''verranno trovate comunque", nessuna riforma sul tempo pieno che sarà ''pubblico e obbligatorio e non a carico delle famiglie'', e l'educazione fisica che ''non si pensa assolutamente di cancellare''.

Ma sugli Stati generali è già polemica. La Cgil ha organizzato a Perugia una contromanifestazione dal cui palco il segretario generale dell'organizzazione ha tuonato contro la Moratti e contro l'esecutivo: "Anche per la questione della riforma scolastica il governo usa atteggiamenti autoritari , mettendo nel cestino la concertazione: alle organizzazioni del settore non resta che far presente le proprie ragioni con la mobilitazione e la lotta''.

Il padre della riforma difende la sua creatura. il dibattito è stato vivace e a tratti rovente. Bertagna ha difeso strenuamente le sue scelte: innalzamento della qualità complessiva del sistema scolastico da realizzarsi attraverso l'obbligo formativo di 12 anni; scelta tra istruzione e formazione (il famoso e discusso doppio canale) a 14 anni; scuola primaria di cinque anni, scuola secondaria di I grado di tre anni, articolazione biennale dei cicli. Poi l'istituzione, accanto al sistema universitario, di un sistema di formazione superiore, articolazione unitaria delle ore annuali di lezione in due sottoinsiemi: uno di 25 ore settimanali a loro volta distinte in 20 ore settimanali nazionali e 5 settimanali a quota locale, cioè a disposizione delle scuole. Ancora: l'istituzione di laboratori di informatica di attività motorie, di lingue e di recupero e sviluppo degli apprendimenti; riqualificazione della scuola dell'infanzia attraverso il credito formativo di un anno (chi fa la
scuola materna è come se cominciasse le elementari un anno prima anche se questo non vale per i licei ma solo per l'istruzione professionale). Articolazione del percorso dei licei in otto indirizzi: Classico, Linguistico, Scientifico, Tecnologico, Economico, Umanistico, Musicale, Artistico con coesistenza di più licei in una istituzione scolastica

(19 DICEMBRE 2001; ORE 10:32; ultimo