Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » «Il pericolo più grande è che abbandonino gli studi universitari»

«Il pericolo più grande è che abbandonino gli studi universitari»

Antonella Polimeni, rettrice dell'Università Sapienza di Roma

14/06/2021
Decrease text size Increase text size
Il Messaggero

Antonella Polimeni, rettrice dell'Università Sapienza di Roma, i ragazzi che arrivano all'università dopo mesi di didattica a distanza, come si trovano?
«Lo vedremo con i dati dell'ultimo anno, ancora in corso ma di certo abbiamo intenzione di analizzare quel che è successo. L'aspetto più importante, di cui tenere conto, è evitare gli abbandoni. Ci sono sempre stati gli studenti che si iscrivevano all'università senza poi riuscire ad arrivare alla laurea. Dobbiamo però evitare che questo fenomeno aumenti con il Covid. Non ce lo possiamo permettere».
In che senso?
«L'Italia ha ancora un numero di laureati troppo basso, sarebbe grave amplificare questo problema perché il nostro Paese ha bisogno di poter contare su figure professionali specifiche. Quindi oggi, dopo quasi due anni di pandemia, è evidente che dobbiamo considerare questo campanello di allarme».
Come si sentono questi studenti?
«I ragazzi non si sentono pronti, sono insicuri, sentono un forte stress. Vale per tutti ma per i giovani lo stato d'animo è ancora più accentuato. Dobbiamo sostenerli».
Come? 
«Con i progetti di tutorato, nell'anno accademico 2020-2021 abbiamo aiutato le matricole con i tutor, tra studenti più grandi e docenti, e ora di certo rafforzeremo il progetto. Così come va rafforzato l'orientamento già a partire dalle scuole».
I ragazzi arrivano all'università impreparati?
«Le facoltà mettono a disposizione dei ragazzi dei corsi di potenziamento all'inizio del percorso universitario, che vanno a colmare qualche debito formativo. Il covid ha amplificato le difficoltà e le disuguaglianze anche tra gli studenti.
Sono emersi problemi legati a singole situazioni?
«Pensiamo che non tutti gli studenti hanno ambienti domestici adatti alla didattica a distanza. Oppure ci sono ragazzi che a casa non riescono a studiare e hanno sempre utilizzato le aule studio. Per questo nel mese di gennaio scorso abbiamo voluto riaprire gli spazi studio, abbiamo utilizzato anche i locali delle mense grazie a Lazio Disco. L'università, come la scuola, non è solo lezione ma anche rapporti e relazioni. L'aiuto deve essere anche psicologico».
L'università può farsi carico anche di questo aspetto?
«Alla Sapienza si pensa anche all'assistenza psicologica, sarà potenziata l'attività di consuling per gli studenti ma anche per il personale docente. È un momento difficile non solo per gli studenti ma anche per i docenti che si sono impegnati molto: non è sempre stato semplice invertire la modalità di insegnamento nella didattica a distanza. La Sapienza non si è mai fermata, ma lo sforzo è stato notevole».
L.Loi.