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“Il sabato si va a scuola” Il Tar adesso boccia anche la settimana corta

Accolto il ricorso dei genitori di un liceo scientifico di Roma Il consiglio d’istituto aveva preso la decisione a maggioranza.

15/09/2017
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la Repubblica

Liana Milella

Due righe, in una decisione del Tar del Lazio, rivoluzionano l’anno scolastico del liceo scientifico Aristotele di Roma, notissimo istituto dell’Eur. Sei giorni a scuola, dal lunedì al sabato, anziché solo cinque, dal lunedì al venerdì, la settimana corta. Come, da oltre un triennio, avviene ormai in moltissime scuole italiane, per risparmiare sulle spese e per consentire ai ragazzi di garantirsi un week end lungo con la famiglia. Invece al liceo Aristotele, per tutto quest’anno, i giorni di lezione saranno sei, perché il Tar, solo sospendendo una decisione del Consiglio d’istituto, ha bloccato le lezioni spalmate in 5 giorni. Una novantina di famiglie avevano fatto ricorso, ma ovviamente la decisione varrà per tutta la scuola, anche per chi non è affatto d’accordo con i ricorrenti.

Ancora una volta i Tar – che l’ex premier Renzi aveva giurato di voler riformare radicalmente dopo la bocciatura dei direttori stranieri dei più importanti musei – diventano protagonisti di una storia di ordinario contrasto che potrebbe essere risolta anche senza ricorrere alla giustizia amministrativa.

Un potere eccessivo e invasivo? Un’inevitabile e obbligatoria tutela garantita dalla legge? Fatto sta che al liceo Aristotele il caso è diventato esplosivo, soprattutto per le sue conseguenze.

Ma stiamo ai fatti, considerando che il Tar del Lazio, il 31 agosto, con quattro paginette firmate dal presidente Giuseppe Sapone, dal consigliere estensore Pierina Biancofiore, e dal consigliere Antonino Masaracchia, sospende – senza portare alcuna motivazione – la scelta del Consiglio d’istituto, assunta l’11 luglio a maggioranza, di limitare i giorni di scuola a cinque.

Ma perché il Tar sospende la decisione? L’esigua ordinanza non lo dice. Per conoscere nel merito le ragioni bisognerà aspettare il 16 gennaio, quando i giudici amministrativi si riuniranno ed esamineranno nel merito il corposo ricorso – ben 45 pagine – presentato dall’avvocato Alfredo Del Vecchio, a nome di 94 genitori di altrettanti alunni, che contestano soprattutto una scelta assunta solo a maggioranza dal Consiglio d’istituto, che cambia le regole in corso d’opera, all’interno di un ciclo di studi, quando magari le famiglie degli alunni avevano scelto l’Aristotele, anziché un’altra scuola, proprio perché lì i giorni di lezione alla settimana erano sei, e non cinque.

Peccato che a quel punto – e anche se la decisione dovesse essere favorevole a chi opta per la settimana corta – l’anno scolastico dell’intero liceo scientifico Aristotele sarà obbligatoriamente spalmato sulla settimana lunga. Una volta decisa la scansione delle lezioni, gli orari, l’intreccio dei professori, sarà praticamente impossibile rivoluzionare tutto e passare ai cinque giorni.

Senza contare che i tempi del Tar saranno sicuramente più lunghi. Fatta l’udienza il 16 gennaio, bisognerà attendere la decisione, che coincide con la scrittura dell’ordinanza. E c’è da scommettere che, in un caso divenuto così delicato, e per giunta su un tema che va ben oltre il singolo liceo romano, i giudici romani del Tar non vorranno perdere l’occasione per scrivere una sentenza ben motivata e argomentata. Che “faccia scuola”. E che magari richiederà anche un paio di mesi per essere redatta. A quel punto saremo giunti a marzo, a tre mesi dalla fine delle lezioni, e comunque vada avranno vinto i 94 genitori ricorrenti che sono contrari ai cinque giorni, anche se magari, nel merito, il Tar dovesse invece dar ragione a chi, all’interno del Consiglio di istituto, aveva scelto l’opzione dei cinque giorni.