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Il super-ponte

Fino a 14 giorni senza scuola la vacanza che divide l’Italia

18/04/2019
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la Repubblica

Corrado Zunino

Nell’Italia disomogenea quasi tutti gli studenti, infanti e maturandi, da ieri ora di pranzo sono in festa. Otto milioni liberati da lezioni, verifiche, pause mensa. Otto giorni è il minimo di festa garantita. Più probabile undici. In alcuni casi, sporadici in verità, c’è chi farà il filotto di due settimane di assenza giustificata: mai visto in questo periodo dell’anno.

Dicevamo l’Italia disomogenea. A Trento oggi si va ancora a scuola, unica eccezione all’ingresso del grande ponte pasquale. È l’uscita però — che poi è la cosa più dura, il rientro in classe — a variare di regione in regione. E, visto che la scuola italiana da tempo ha scelto l’autonomia degli istituti, a variare di scuola in scuola. A Genova, città sempre fiscale, e nelle altre tre province liguri da ieri è vacanza, ma i ragazzi dovrebbero rientrare martedì prossimo. Ufficialmente sono solo cinque giorni di libertà. I singoli istituti, però, hanno concesso martedì 23 e mercoledì 24 free: con la Liberazione del 25 aprile in mezzo vuol dire un rientro nel venerdì pre- festivo. Altri istituti hanno dato libera uscita fino a lunedì 29. Già. Così è in tutte le altre regioni, le più tirate e le più generose. Là dove non ha concesso la Regione, ci hanno pensato i singoli plessi. Quasi tutti i ragazzi italiani faranno festa fino a lunedì 29, che vuole dire undici giorni di fila. Con questa disponibilità si può pensare a una vacanza in Nuova Zelanda, il problema è completare il programma in una fase decisiva dell’anno. Si decide ad aprile a maggio la promozione o meno, la media in pagella, come si entra alla Maturità.

Il problema del Paese disomogeneo si vede a Bologna, per esempio. E ricade sui genitori. Alcuni istituti superiori chiudono solo il 24 pre- Liberazione, secondo delibera dei consigli interni. Le medie sono andate in ordine sparso: chi serra il 24, chi anche il 26, chi pure il 27. Chi ha figli in cicli diversi può scegliere di far saltare le lezioni a tutta la prole. Rino Zicchino, quattro figli, tre alla primaria, la più piccola alla materna, esemplifica: «Quando ho visto il cartello all’asilo, “Ci rivediamo il 29”, mi è venuto un colpo. I tre fratelli vanno a scuola il 26, lei tre giorni dopo. Dovremo pagare una baby sitter ».

I dirigenti scolastici si sono sforzati di concedere ai docenti — che lo hanno esplicitamente chiesto — il ponte di primavera più lungo possibile. C’è, però, chi ha dovuto fare i conti con la regola dei duecento giorni di lezione minimi. Alcuni presidi, scoprendo il rischio di andare sotto, hanno messo in altra data sabati di recupero. È accaduto al Liceo classico D’Oria: si fa festa il 28 aprile, si lavora eccezionalmente sabato 4 maggio. Altri dirigenti, previdenti, avevano sistemato i “sabati integrativi” a gennaio per poter fare il pontone in santa pace.

Il miraggio dei quattordici giorni di fila alcuni istituti sono riusciti a trasformarlo in realtà. All’Istituto Narni centro, provincia di Terni. A Gavardo, Brescia, l’Istituto Bertolotti ha previsto per giovedì 2 maggio “ pausa didattica”. Pausa, dopo il festone bisettimanale.

A Bari, ha fatto notare Stefania Dipierro, mamma jazzista, si rischia la paralisi dell’apprendimento. La donna ha raccontato che « amici di mio figlio » torneranno a scuola il 2 maggio. L’ 8 maggio, un mercoledì, sarà festa patronale, quindi il 28 ci saranno le elezioni europee ( e diversi istituti diventeranno seggio elettorale). A Bari, e nella metà dei comuni italiani, alle Europee si affiancano le amministrative. Con la possibilità del ballottaggio domenica 9 giugno. « Una vacanza senza fine » , dice la mamma jazzista.