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“In Italia povero un minore su otto” Fuga dalla scuola: allarme al Sud

WeWorld, la onlus internazionale che si occupa di diritti dell’infanzia: il Meridione sopra la media nazionale per fallimento educativo

19/04/2018
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la Repubblica

Corrado Zunino

L’arretramento di nove posizioni da parte dell’Italia nella classifica aggiornata di WeWorld, dal 18° al 27° posto su un panel, oggi, di 171 Paesi, mette in evidenza una questione che in Italia non si è aggravata ma, piuttosto, ha conosciuto al Sud punte inedite: l’abbandono scolastico. Stiamo parlando del WeWorld Index 2018, l’indice elaborato dalla onlus che certifica lo stato di inclusione di donne e bambini nei processi sociali all’interno di una nazione. «La condizione dei bambini e delle bambine risente sempre più del contesto economico in cui vivono: la povertà delle famiglie condiziona il benessere dei figli e la loro inclusione in diversi ambiti, innanzitutto quello educativo», si legge nel report che affianca la classifica. Lo studio della onlus WeWorld conferma che esiste un rapporto diretto tra povertà economica e povertà educativa, tra reddito e bassi livelli di istruzione «e le differenze tendono a perpetuarsi da una generazione all’altra». Lo hanno certificato anche i rapporti Almalaurea, d’altronde: il 68 per cento dei figli di laureati prenderà il titolo di studio più alto e solo il 9 per cento di chi ha genitori senza diploma di Maturità porterà in fondo i suoi studi universitari.

La povertà economica e la povertà educativa si alimentano a vicenda e insieme limitano i livelli di apprendimento: «Se un minore cresce in una famiglia svantaggiata il suo disagio è elevato al quadrato e se a questo si aggiunge il crescere in un territorio o in un istituto scolastico problematico il suo disagio si eleva al cubo».

L’abbandono della scuola in Italia nel 2016 si è fermato al 13,8 per cento (dato Istat), in calo rispetto al 20,8 per cento del 2008: significano, comunque, 23 mila alunni “a rischio dispersione” nelle scuole medie e ben 112 mila studenti nelle superiori. Il problema è che in Italia restano, e anzi si rafforzano, gli squilibri territoriali e sociali: Campania, Sicilia e Sardegna sono sopra la media nazionale per tassi di fallimento educativo.

C’è, poi, una questione di genere: gli studenti sono più a rischio delle studentesse. E una di cittadinanza: gli alunni non italiani sono a rischio maggiore degli indigeni (3,3 per cento verso lo 0,6). La povertà — va detto — è una livella per tutti: maschi e femmine, meridionali e settentrionali. In Italia ci sono 669 mila famiglie con minorenni in condizione di povertà assoluta: il 12 per cento al Nord, in maggioranza nelle periferie delle metropoli, l’11,6 al Centro, il 13,7 nel Mezzogiorno. Un minore ogni otto — pari a 1.292.000 in totale — vive nell’indigenza.

Per dare carne ai dati, WeWorld ha raccontato due storie ad exemplum. Una è quella di Simone. Vive nel quartiere di Borgo Vecchio a Palermo, terzo di sette fratelli. Incontra per la prima volta l’educatore di WeWorld a 14 anni, dopo la terza bocciatura. Per lui la scuola non è priorità, preferisce guadagnare qualcosa, in nero, nell’officina sotto casa. Dopo diversi mesi, e diverse partite a calcio con i volontari, Simone inizia ad accettare un aiuto nei compiti — li svolgerà nei centri di “Frequenza200” — e ad entrare a scuola con regolarità. I risultati scolastici arrivano. Lo scorso giugno l’adolescente affronta gli esami di Terza media, e li passa.

«A settembre si è iscritto in un istituto superiore».

Ecco, per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica — strada privilegiata per l’esclusione sociale e l’avvio alla criminalità — nel 2012 WeWorld onlus ha dato vita a “Frequenza200”, il primo network nazionale che opera sul territorio (e online) contro la povertà educativa. Spiega Marco Chiesara, presidente di WeWorld onlus: «Attraverso “Frequenza200” promuoviamo il dialogo tra le istituzioni nazionali, le famiglie e gli enti locali per costruire insieme ai ragazzi una scuola con più opportunità».

“Frequenza200” si ispira al numero di giorni di lezioni obbligatorie e oggi il format è diffuso in Lombardia, Sicilia, Lazio, Piemonte e Sardegna (in ordine cronologico).

I suggerimenti di WeWorld al mondo della scuola pubblica sono questi: «Bisogna prestare maggior cura nella composizione delle classi evitando le aule ghetto, rafforzare i laboratori e superare il modello di lezione frontale. Le famiglie devono essere coinvolte. Il tempo pieno, inesistente al Sud, va esteso e le scuole devono essere aperte oltre l’orario scolastico». Il superamento della povertà educativa può valere il 6 per cento del Pil.