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Istat, pochi laureati, troppi abbandoni: «Donne in vantaggio»

Il sistema di istruzione messo al setaccio. L’italia ancora indietro rispetto agli altri Paesi Ue per numero di diplomati e laureati. Eppure chi conquista la laurea ha più chance di lavorare: le donne soprattutto

16/07/2019
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Meno di due laureati su 10 tra i 25-64enni

In Italia, i livelli di istruzione della popolazione sono in aumento ma restano ancora inferiori a quelli medi europei: ci sono meno diplomati e soprattutto meno laureati. Lo certifica l’Istat nel Report «Livelli di istruzione e ritorni occupazionali», diffuso oggi. In Italia, la quota di 25-64enni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è stimata pari a 61,7%nel 2018 (+0,8 punti percentuali sul 2017), un valore molto inferiore a quello medio europeo, pari a 78,1% (+0,6 punti sul 2017). Su questa differenza incide la bassa quota di 25-64enni con un titolo di studio terziario: meno di due su dieci in Italia (19,3%, +0,6 punti rispetto all’anno precedente) contro oltre tre su dieci in Europa (32,3%, +0,8 punti rispetto all’anno precedente). Il trend degli ultimi anni è positivo; tuttavia, tra il 2014 e il 2018 la quota di popolazione con laurea ha avuto una crescita più contenuta di quella Ue (2,4 punti contro 3 punti).

l vantaggio di essere laureati

Eppure il vantaggio occupazionale dei laureati è decisamente in crescita. Nel 2018 si stima che il differenziale nei tassi di occupazione tra le persone laureate di 25-64 anni e quelle che posseggono al più un titolo secondario inferiore sia di 28,6 punti (29 punti nella media Ue). Il premio dell’istruzione - inteso come maggiore occupabilità al crescere dei livelli di istruzione - è pari a 18,4 punti nel passaggio dal titolo secondario inferiore al titolo secondario superiore e a 10,2 punti nel confronto tra quest’ultimo e il titolo terziario (19,6 e 9,4 punti, i rispettivi valori Ue)

Il vantaggio delle donne

A usufruire dei vantaggi di un livello più alto di istruzione sono soprattutto le donne: quelle con un titolo secondario superiore hanno un tasso di occupazione di 25 punti maggiore rispetto alle coetanee con basso livello di istruzione (vantaggio doppio rispetto a quello degli uomini), e la differenza tra laurea e diploma è di 16,7 punti (scarto oltre tre volte maggiore di quello maschile). E le donne italiane diplomate sono il 63,8% contro il 59,7% degli uomini, mentre la differenza di genere nella media Ue è meno di un punto percentuale. Sul fronte del titolo di studio terziario, il vantaggio femminile - evidente anche nella media europea - è comunque più accentuato: 22,1% e 16,5%, rispettivamente le quote femminili e maschili.

I neet

Resta drammatica la quota di giovani che non fanno niente, né studiano né lavorano (i cosiddetti neet). Nel 2018, l’incidenza dei neet è pari al 24,8% tra i diplomati, al 22,7% tra chi ha al più un titolo secondario inferiore mentre scende al 20,2% tra i laureati. Nonostante il recente recupero, sono proprio i laureati e ancor più i diplomati a registrare nel 2018 un’incidenza di neet ancora marcatamente superiore a quella del 2008. La quota di neet è minima tra i 15-19enni (11,2%) - in gran parte ancora studenti - e raggiunge il 30,9% tra i 25-29enni.Tra i 15-19enni, un neet su due è alla ricerca, più o meno attiva, di un lavoro, percentuale che sale al 76,1% tra i 20-24enni ed è pari al 68,8% tra i 25-29enni. Tra le donne, la quota di neet è del 25,4% (21,5% per gli uomini) ma quelle interessate a lavorare sono il 60,8% contro il 78,5% degli uomini. Il miglioramento registrato nell’ultimo quadriennio è più deciso per la componente maschile che, d’altronde, aveva sperimentato la crescita più alta durante la crisi. Nel Mezzogiorno l’incidenza dei neet è più che doppia(33,8%) rispetto al Nord (15,6%) e molto più alta di quella rilevata al Centro (19,6%).