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Italia, gli atenei senza fondi 10 mila ricercatori in meno

Dati alla mano, il sistema universitario è in sofferenza sia per le borse di studio sia per la carriera dei docenti precari che non riescono ad accedere ad un percorso accademico lineare. Mentre i fondi procapite destinati all'università italiana sono un sesto di quanto stanziato nella Corea del Sud

18/01/2019
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Il Messaggero

Pochi laureati, i migliori in fuga e i fondi per istruzione e ricerca insufficienti a risollevare le sorti dell'università italiana. Dati alla mano, il sistema universitario è in sofferenza sia per le borse di studio sia per la carriera dei docenti precari che non riescono ad accedere ad un percorso accademico lineare. Mentre i fondi procapite destinati all'università italiana sono un sesto di quanto stanziato nella Corea del Sud. Lo denunciano le associazioni studentesche da anni e mercoledì l'Unione degli Universitari, in audizione alla VII commissione della Camera dei deputati, ha indicato nel numero chiuso delle facoltà solo un tentativo di «mascherare il progressivo sottofinanziamento dell'università pubblica Italiana». Un grido d'allarme che parte dagli studenti e ricercatori ma che, ormai, arriva anche dai rettori. Ieri la cerimonia di inaugurazione del 716° anno accademico dell'Università Sapienza di Roma è stata l'occasione, per il rettore Eugenio Gaudio, di raccontare l'università italiana con tutti i suoi guai. Una sofferenza legata inevitabilmente al futuro del Paese: «Solo l'investimento in ricerca e innovazione - ha spiegato il rettore - può farci ripartire, altrimenti l'Italia appare destinata ad un lento ma inesorabile declino».
I NUMERI DELLA CRISI«L'Italia - è il grido d'allarme di Gaudio - investe per l'alta formazione 100 euro per abitante, la Germania 300 e la Corea del Sud più di 600. Il numero complessivo dei docenti under 40 anni risulta dimezzato rispetto al 2008, l'età media dei docenti ordinari è di 56 anni mentre l'edilizia universitaria per aule e laboratori non viene finanziata da 10 anni».
Insomma, di fondi non ce ne sono e il sistema universitario italiano non può crescere. Lo stesso vale per la ricerca: gli enti pubblici del settore hanno perso in poco più di dieci anni qualcosa come 400 milioni di finanziamenti dal Miur, il solo Cnr si è visto ridurre il budget ministeriale di 150 milioni rispetto al 2002. Il confronto con gli altri Paesi è impietoso: spendiamo in ricerca e sviluppo meno della metà della Francia e un quarto della Germania. Il numero dei ricercatori nelle università scende drasticamente da anni: tra il 2008 e oggi se ne sono persi 10 mila.
Eppure i nostri atenei potrebbero vantarea un'efficienza e una capacità di ottimizzare le risorse superiori alla media Ocse perché, a parità di docenti, forma un quarto di più di studenti regolari e costa un terzo meno. E non è l'unica virtù visto che riesce a formare laureati che, in un tempo limitato, riescono ad entrare nel mondo del lavoro: dai dati forniti dalla Sapienza emerge infatti che a un anno dal conseguimento della laurea sono occupati più di 7 laureati su 10, il 71,7% dei laureati triennali e il 73,9% di quelli magistrali. Mentre dopo 5 anni le percentuali salgono rispettivamente all'87,8% e all'87,3%: quasi 9 su 10. Dati confortanti che lasciano fuori però ancora troppe persone. L'Italia infatti è fanalino di coda in Europa per numero di laureati: solo il 18,7% della popolazione ha una laurea, rispetto ad una media Ocse del 30,3%. Secondo i dati Eurostat, il nostro Paese ha ancora un'alta percentuale di persone con al massimo la licenza media: si tratta del 41,1% tra i 15 e i 64 anni contro il 26,2% europeo. 
IL DIRITTO ALLO STUDIO«Dobbiamo fare di tutto ha sottolineato il premier Conte durante il suo intervento alla cerimonia - perché i giovani siano trattenuti nel nostro Paese: sono in troppi a lasciare l'Italia per lavorare all'estero». Dal canto suo il ministro all'istruzione Bussetti ha ribadito che con la manovra di bilancio è stato avviato un percorso virtuoso: sono previsti l'assunzione di 1500 ricercatori, l'aumento del Fondo di finanziamento ordinario di 40 milioni di euro per quest'anno e di 100 milioni all'anno, a partire al prossimo, e di 10 milioni di euro del Fondo di investimento integrativo per le borse di studio. 
Lorena Loiacono