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«L'insegnamento è una vocazione, loro i protagonisti veri della ripresa»

Eraldo Affinati

16/09/2020
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Il Messaggero

«Oggi chi insegna seguendo la vocazione, è davvero un eroe». Lo scrittore romano Eraldo Affinati è un osservatore attento del mondo della scuola e nei suoi libri racconta l'importanza sociale dei bravi maestri. Curatore dell'edizione completa delle opere di Mario Rigoni Stern, per anni ha insegnato letteratura presso la Città dei Ragazzi e ne L'uomo del futuro. Sulle strade di don Lorenzo Milani (Mondadori, 2016) narra la storia del prete della scuola di Barbiana, raccogliendone idealmente il testimone. Nel 2008 con Anna Luce Lenzi ha fondato a Roma, la Scuola Penny Wirton, in cui insegna gratuitamente la lingua italiana ai migranti, senza voti né registri, un'esperienza al centro del libro Via dalla pazza classe. Educare per vivere (Mondadori, 2019): «Abbiamo ripreso la didattica a distanza e intanto, con gli immigrati e i volontari, faccio lezioni all'aperto in giro per Roma, dal Circo Massimo al Colosseo». 
L'anno scolastico è partito. Che valore ha? 
«Fortemente simbolico. La scuola è la locomotiva del paese e dopo quella brusca interruzione il lockdown, è molto importante che finalmente si riparta. Allo stesso tempo, non possiamo illuderci, sarà una grande sfida, nessuno può dirci cosa accadrà. Se ci sarà una recrudescenza del virus, dovremmo farvi fronte. Paradossalmente è stato più facile chiudersi in casa per evitare il contagio anziché affrontare le sue incertezze del futuro». 
Durante il lockdown il personale medico è stato celebrato con murales. Adesso è il turno degli insegnanti?
«Credo proprio di sì. È giusto e necessario. Con i medici e gli infermieri, sono stati proprio gli insegnanti a tenere in mano il paese, riuscendo, pur con mille difficoltà, a non perdere il legame con i propri studenti». 
E adesso? 
«Oggi gli insegnanti sono i veri protagonisti della ripresa, del tentativo di tornare ad un'idea di normalità necessaria, inevitabile. I ragazzi sono ancora frastornati dall'interruzione inaudita che hanno subito e gli insegnanti dovranno recuperare, ripartendo proprio da quel senso di smarrimento. Chiusi in casa, ci siamo improvvisamente resi conto di quanto siamo fragili e vulnerabili ma tutto ciò ci ha permesso di sentirci anche più uniti, facendo nascere un sentimento di fratellanza, una coralità che dovremmo serbare con cura». 
Il lockdown ha rimesso la scuola al centro del discorso?
«Esattamente. I tre mesi della didattica a distanza ci hanno mostrato la scuola ad ingranaggi scoperti. Le famiglie, seguendo la didattica a distanza, hanno finalmente potuto vedere con i propri occhi cosa significhi tenere in mano la classe e mantenere viva l'attenzione. Compiti tutt'altro che semplici». 
Affinati, oggi quanto conta la scuola?
«Moltissimo. Senza scuola, il paese è morto. Il tessuto sociale lacerato di questo paese viene tenuto in vita dalla scuola che considero un presidio etico. Le scuole chiuse nel Meridione e in alcune periferie avevano lasciato campo aperto alla criminalità e se pensiamo ai recenti fatti di violenza e discriminazione razziale, è davvero fondamentale investire nel ruolo della scuola. Solo sui banchi si può costruire la società del domani». 
Gli insegnanti sono eroi?
«Non dovremmo enfatizzare il concetto, sfuggendo alla retorica. Ma nella sostanza è proprio così. Insegnare non è, non può essere una semplice professione. Insegnare è una vera e propria attitudine, una vocazione. Insegnare non è come timbrare il cartellino e se la inquadriamo come una vocazione, allora sì, gli insegnanti sono davvero degli eroi». 
È il momento giusto per parlare di riforma della scuola?
«Da adesso in poi, lo è. Per via del Covid-19, la scuola è obbligata a sperimentare e sta già accadendo. Penso al frazionamento dei gruppi, al ripensamento degli spazi didattici e l'insegnamento all'esterno dell'aula. Innovazioni necessarie che devono diventare strutturali, non semplici misure emergenziali. Sì, la grande riforma scolastica, anche grazie ai fondi europei, potrebbe finalmente arrivare». 
Francesco Musolino