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L'Ocse: in Italia tra dieci anni un milione di studenti in meno

A scattare questa preoccupante fotografia è l'ultimo rapporto dell'Ocse Education at a Glance 2019 da cui emerge anche che, in Italia, solo il 19% delle persone nella fascia d'età compresa tra 25 e 64 anni ha un'istruzione universitaria, vale a dire la metà della media Ocse che è pari al 37%

11/09/2019
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Il Messaggero

Sembra aver bisogno di una seria programmazione il sistema di istruzione italiano che sforna sempre più lauree ma prive di efficacia nel mondo del lavoro e che si prepara a perdere un milione di studenti mentre aumentano i giovani che non lavorano né si occupano della loro formazione. Il futuro, visto da qui, non sembra proprio roseo: a scattare questa preoccupante fotografia è l'ultimo rapporto dell'Ocse Education at a Glance 2019 da cui emerge anche che, in Italia, solo il 19% delle persone nella fascia d'età compresa tra 25 e 64 anni ha un'istruzione universitaria, vale a dire la metà della media Ocse che è pari al 37% ma si tratta comunque di un dato in crescita rispetto al passato, soprattutto tra i più giovani. La quota di 25-34enni con una laurea ha infatti raggiunto il 28% nel 2018. Un risultato in crescita e quindi positivo, ma non ancora sufficiente: tra i Paesi Ocse, infatti, solo il Messico ne ha di meno dell'Italia, lontana dal 70% della Corea e dal 60% messo a segno da Canada e Irlanda. 
TROPPI DISOCCUPATIMa la laurea in Italia non è neanche efficace come dovrebbe in termini lavorativi: il tasso di occupazione tra i laureati resta infatti al 67%. Gli altri si perdono. Così come andrà perduta una grossa fetta di studenti che spariranno dal sistema istruzione che, nei prossimi 10 anni, vedrà sparire un milione di ragazzi. Non va meglio infatti la scuola che dovrà anche provvedere a sostituire la metà dei docenti, visto che gli insegnanti italiani sono tra i più anziani tra i Paesi dell'area Ocse: sei su 10 hanno più di 50 anni. Quindi tra circa 10 anni andranno in pensione.ù
Cosa fanno questi giovani che non studiano e non trovano lavoro? Escono dal sistema formativo. Sono i cosiddetti Neet, acronimo che sta ad indicare not engaged in education, employment or training: vale a dire che non studiano, non lavorano, non risultano in formazione. In Italia il 26% dei giovani di età compresa tra 18 e 24 anni è neet, davvero troppo rispetto alla media Ocse del 14%. L'Italia e la Colombia, in cima alla classifica per questo triste primato, sono gli unici due Paesi con tassi superiori al 10% di inattivi e disoccupati tra i 18-24enni. Il ministro del Miur, Lorenzo Fioramonti: «Studiare in modo innovativo, pratico e accattivante è il modo migliore per garantire maggiore benessere e integrazione sociale. E per fare questo servono maggiori finanziamenti, ma anche una narrazione diversa di Paese. Che si liberi della logica del successo facile, della glorificazione dell'ignoranza e del tronismo, per recuperare quella dell'impegno e dell'emancipazione». La strategia di riduzione drastica del precariato «è solo una: rafforzare il diritto allo studio e andare di pari passo con una più forte integrazione delle scuole con i propri territori e con le realtà produttive».
L.Loi.