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L'Università non è un muro

Vincenzo Barone

18/12/2018
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la Repubblica

Caro direttore, su Repubblica di ieri il professor Roberto Esposito ha espresso alcune considerazioni a proposito della vicenda della Scuola Superiore Meridionale, che nascerà all’interno dell’Università Federico II di Napoli, che meritano una riflessione.

Il progetto risale a più di un anno fa: non si voleva creare un istituto speciale, come ne esistono già a Padova, Roma, Bologna e Catania, incardinato all’interno dell’università locale che ne avrebbe avuto l’egida gestionale e didattica, ma piuttosto una Scuola a statuto speciale, come appunto la Normale o la Scuola Sant’Anna di Pisa, che sono indipendenti dall’ateneo cittadino.

Ho intrapreso una battaglia affinché la Scuola Normale facesse da garante alla nascita di un soggetto ad essa simile nel Meridione, in modo che venisse replicato un modello che ha dimostrato in 208 anni di vita di funzionare, e che prevede autonomia didattica e organizzativa, nell’ottica di creare una rete di questo tipo di Scuole, aventi la funzione di fare da traino all’intero sistema universitario italiano e di competere più efficacemente a livello internazionale. Un ulteriore tassello del progetto iniziato con la federazione con S.Anna e IUSS: come evidenziato in un comunicato congiunto l’espansione a livello locale privilegiata dal S. Anna non è in contrapposizione con l’allargamento della rete. Questa battaglia aveva avuto successo: nella versione della Legge, rivista dopo l’approvazione della Camera, avevo ottenuto che la Scuola Normale Superiore di Pisa dettasse le linee del progetto scientifico e formativo, sovrintendesse alla nomina dei membri del comitato ordinatore insieme al Miur, e che una volta cessata la fase sperimentale, passasse dagli organi di governo della Normale di Pisa la decisione finale sulla validità formativa della nuova Scuola. Dunque rigore, autonomia e costruzione di ponti e non di muri. Come è noto il progetto è stato rigettato dalla Lega che governa la città di Pisa, che definisce questa conclusione uno "storico successo".

Ai critici che confrontano questa operazione con la fusione di qualche anno fa tra la Normale di Pisa e il SUM di Firenze, ricordo che quella operazione non passò da un articolo di Legge, ma da accordi tra la Normale di Pisa e il SUM di Firenze, sotto la tutela e il beneplacito del Miur. Esisteva già un quadro normativo, la legge Gelmini, che sollecita le fusioni di università con progetti didattici vicini, in nome dell’ottimizzazione di risorse. In questo caso, invece, non esisteva una Legge, ma andava appositamente scritta e in questa prima fase mi è stato richiesto un contributo tecnico, che avrebbe rimandato a una fase operativa, i tre anni di sperimentazione, in cui la Normale di Pisa avrebbe creato una gemella a Napoli, avendo il potere di stabilire, alla fine del rodaggio e insieme all’ANVUR, l’inquadramento didattico, il profilo scientifico, il nome del nuovo soggetto.

Tutte questioni su cui ci sarebbero stati la necessaria condivisione, discussione e passaggi per gli organi statutari, esattamente come avvenuto nel caso della fusione con il SUM di Firenze.

Ma ormai a nessuno interessa più né questo aspetto, né altri; l’unica cosa che conta è il destino del direttore attuale della Scuola. Come il sottoscritto si sia mosso nei meandri di decisioni di natura politica, che avrebbero potuto estromettere la Normale, come poi di fatto è avvenuto, dalla gestione sperimentale della " Normale del Sud", è diventato il punto dirimente all’ordine del giorno. Ma nessuno, eccetto il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, ha speso una parola su quello che è stato un vero e proprio attentato all’autonomia universitaria, sancita dalla Costituzione. Questi sono i fatti: sta alla responsabilità di ciascuno giudicarli, dentro e fuori la Normale, in scienza e coscienza.