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La flat tax sulle ripetizioni, un settore che vale quasi un miliardo (in nero)

La nuova norma nella bozza di Bilancio: le famiglie spendono più di 1.600 euro all’anno per le ripetizioni. E ci sono anche prof che ne hanno fatto un vero e proprio mestiere

31/10/2018
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Corriere della sera

La norma è spuntata nella nuova bozza del bilancio: una flat tax del 15 per cento sul ricavato delle ripetizioni. Se un prof arrotonda con il lavoro pomeridiano per 400 euro al mese, ne dovrà versare 60 al fisco. Come imposta, alla quale si dovranno aggiungere i contributi Inps e Inail, naturalmente.

Il flop dei voucher

L’idea di provare a far emergere un settore che rappresenta secondo le stime dell’Eures, il maggior settore che produce nero in Italia, persino più degli idraulici che sono per antonomasia (ma evidentemente a torto) considerati i liberi professionisti che evadono di più, non è nuova. Si era già provato nel 2012 con i voucher per le prestazioni occasionali, ma fu un fallimento. Non si vede perché oggi i prof dovrebbero invece emergere, non essendoci alcun vantaggio fiscale per le famiglie se la norma non cambierà.

Un milione di studenti

Gli studenti coinvolti con le ripetizioni - visto che le varie proposte di riforma e di potenziamento a scuola, con conseguenti ripetizioni in loco a carico dell’istituto non hanno mai visto la luce - sono più di un milione: si tratta di un mercato stimato in 800 milioni di euro, un costo medio per le famiglie di 1620 euro all’anno, e un enorme voragine per il fisco se, come certifica una ricerca della Fondazione Einaudi, il 90% delle prestazioni viene effettuato «in nero». Il rapporto Nesse (2011) indica come il mercato delle ripetizioni sia in crescita in tutto il mondo. Per l’Italia ,stima l’Adoc, è in crescita tra il 3,4 e il 6%, in base alla materia. Il contributo dato dal sistema «ufficiale», quello scolastico, è infatti minimo: «Ci sono dei fondi che vengono assegnati dal ministero dell’Istruzione per il recupero- spiega la dirigente Maria Rosa Silvestro- Ma poi sono le scuole a decidere, sulla base della disponibilità, del numero degli alunni, delle tipologie di carenze, quante risorse assegnare».

Il mestiere di dare ripetizioni

Dare ripetizioni è diventato anche un mestiere. Dalle 7 alle 23, sabato e domenica compresi: è un orario di lavoro intensivo quello di Giovanni Carlini, 59 anni, 4 lauree (Economia, Scienze politiche, Strategia e Sociologia) e un passato da professore: «Ho insegnato in istituti di diverso ordine e grado di Milano dal 2006 al 2016, senza una cattedra. Nell’opportunità tra insegnamento privato e pubblico, ho optato il primo per aspetti di stile e qualità». Fatti due conti, al super prof non conveniva più: 1200 euro per 18 ore a settimana, ora lavora 15 ore al giorno con le ripetizioni ma ne guadagna più di 3 mila al mese. Tutti «puliti»: lui lavora per una piattaforma, quella di Skuola.net, che mette a disposizione domanda e offerta e fa da intermediaria per le transazioni economiche. La platea? «Da me vengono studenti dai 13 anni fino alla signora di 66 anni che voleva iscriversi all’università». Ormai Carlini ha un suo metodo collaudato. «Ho un rapporto diretto con i genitori, concordo con loro tempi e strategie e condivido i progressi degli alunni. Non faccio missioni impossibili: ogni materia ha bisogno del suo tempo e delle sue ore, non posso preparare uno studente in 4 giorni al posto delle 500 ore di studio necessarie per superare un esame. E poi seguo sempre il libro di testo. I risultati si vedono: la percentuale di successo dei miei studenti è del 98%».