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«La Normale in sommossa, mi dimetto»

Pisa, il passo indietro del direttore Barone. La lettera di solidarietà del ministro Bussetti

10/01/2019
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Corriere della sera

PISA «È stata una sommossa», dice il professor Vincenzo Barone da poche ore ex direttore della Normale e unico docente, nella storia bicentenaria della blasonata scuola d’eccellenza pisana, ad essere stato sfiduciato e aver rischiato persino la detronizzazione. Barone, bloccato nel letto di casa dall’influenza, ha deciso di non passare sotto le forche caudine di una votazione, ma sino alla fine ha sperato di poter continuare il mandato. E racconta persino un piccolo giallo. «La decisione l’ho presa alle tre di notte — spiega — dopo aver appreso che avrei avuto la sfiducia anche dei presidi e del personale tecnico e amministrativo e soprattutto quando ho avuto la sicurezza che non avrei potuto portare avanti il mio programma. Così ho inviato via mail le dimissioni e queste sono state al centro di un episodio sconcertante. Un’ora prima che fossero protocollate, e dunque ancora riservate, un ricercatore ha inviato messaggi dando notizia delle mie dimissioni in alcune liste e un giornalista mi ha telefonato. Un episodio gravissimo se confermato».

Nonostante virus e sfiducia, Barone è battagliero. Annuncia querele contro chi all’interno della Normale ha detto falsità nei suoi confronti («mi sento diffamato») e mostra una lettera del ministro dell’Istruzione, nella quale Marco Bussetti gli chiede di non dimettersi. «Mi ha espresso la sua solidarietà durante un colloquio martedì — rivela Barone — e mi ha detto che le motivazioni della mozione di sfiducia non erano neppure tecnicamente valide». Episodio insolito per un ministro leghista, partito che con il sindaco di Pisa Michele Conti e il deputato Edoardo Ziello si era opposto ai progetti del prof.

Il defenestramento del direttore della Normale almeno formalmente sarebbe stato provocato dall’idea di creare una seconda scuola Normale a Napoli per poi aprire anche sedi in altre regioni come gemmazioni dell’istituzione pisana.

Il Senato accademico

Sul nodo della sede a Napoli «violata la lunga tradizione di democrazia e partecipazione»

Scelta che, secondo la stragrande maggioranza di docenti, ricercatori, impiegati e studenti della scuola, Barone avrebbe portato avanti senza condividerla con il corpo docente, amministrativo e con gli studenti della scuola (in tutto 1.259 persone) e dunque senza trasparenza. Ieri, in un documento, il Senato accademico, ha definito queste mancate condivisioni una violazione «della lunga tradizione di democrazia e partecipazione della Normale», ha condannato «l’ingerenza politica nelle scelte interne della scuola» e ha criticato persino i media responsabili di una deplorevole «tendenziosa e strumentale campagna mediatica orientata a interferire con la fisiologica dialettica interna della scuola».

Barone scuote la testa. «Quello che è successo alla Normale in termini storici può essere definita una sommossa — spiega l’ex direttore —, e quando si verifica accade che più interessi identificano i loro problemi in una sola persona e cercano di eliminarla. Tra un po’ gli interessi non concorderanno più e torneranno gli equilibri di sempre». Dunque Barone ha rotto gli equilibri dei poteri della Normale? «Immagino di sì, perché come è possibile che il 90% delle persone della scuola sia contro una singola persona che non ha rubato né ucciso nessuno?». Tra gli equilibri rotti, secondo il prof, l’idea diffusa che il direttore non avrebbe realizzato tutto il programma e il progetto napoletano. «Che avrebbe fatto crescere la scuola — spiega Barone — e il Mezzogiorno. Purtroppo il progetto, che è il governo ad attuare, è stato deciso in un mese e non mi hanno neppure dato il tempo di spiegarlo, ma avevamo modo e tempi di modificare e discutere i contenuti».

E adesso? «Mi prenderò un mese di riposo e tornerò a insegnare Chimica computazionale alla Normale con serenità e tranquillità», risponde Barone. Che poi aggiunge: «Speriamo»