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La Repubblica alla prova più difficile

Il Capo dello Stato a prof e alunni

15/09/2020
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La Stampa

Ugo MAgri

Guai a fare della scuola il nuovo campo di battaglia politica. I ritardi ci sono e balzano agli occhi. Altre difficoltà di certo non mancheranno. Ma riportare gli studenti tra i banchi è una «sfida decisiva» che dovrebbe impegnare la classe dirigente nel suo complesso. Il governo centrale anzitutto, e poi Regioni, sindaci, imprese, presidi, insegnanti, famiglie.

Tutti dobbiamo sapere che ci stiamo giocando il futuro nostro e dei nostri ragazzi. Ecco perché dal luogo più simbolico per questa prova di ripartenza, da Vo' che fu la prima «zona rossa» dichiarata in Italia, Sergio Mattarella sollecita una moratoria delle polemiche. Con il dovuto rispetto per gli attori della politica, però senza nemmeno mandarlo a dire, auspica uno sforzo di responsabilità collettiva. Avverte che non siamo a un passaggio banale, a una congiuntura qualsiasi: la riapertura della scuola rappresenterà «una prova per la Repubblica», la posta in gioco sarà troppo grande per sprecarla nel consueto scaricabarile sulle colpe del caos. Parole indirizzate all'opposizione, tentata di far leva sul malcontento scolastico per assestare la spallata al governo; ma pure un monito a quei settori della maggioranza giallo-rossa, dove si aspetta il momento propizio per regolare i conti, per far saltare teste e per scherzare col fuoco del rimpasto di governo.

Prioritaria, in questo momento, dev'essere la scuola. Cioè restituire a ragazze e ragazzi la socialità perduta dai tempi del lockdown. Aiutarli a crescere e a coltivare insieme certi valori civili, tra cui Mattarella colloca al top il rifiuto della violenza: severe le sue parole su quanti la «predicano o la eccitano sui social», toccanti quelle su Willy «icona di amicizia e di solidarietà». Scambiare un discorso così denso di significati per un assist a Conte, o addirittura per una boccata di ossigeno alla ministra Azzolina, che si trovava pure lei a Vo', sarebbe del tutto improprio. Tra l'altro metterebbe in ombra certi passaggi che interpellano il governo sul

Recovery Fund, proclamano la «necessità assoluta» di una banda larga «ovunque nel Paese», rivendicano all'istruzione una fetta corposa dei 209 miliardi promessi dall'Europa. Tutte indicazioni perentorie che giungono dal Colle proprio nel momento in cui Conte e la sua squadra si accingono a spartire la grande torta.

Eppure, non c'è dubbio, Mattarella ha provato a svelenire il clima. Precisando che non siamo i soli ad avere problemi con la ripartenza, le difficoltà sono comuni in Europa e altrove. Riconoscendo che adottare le dovute regole sanitarie non è affatto impresa facile.

Dando atto al governo e alla ministra (sulla quale si sono scaricate tutte le tensioni, dagli edifici scolastici ai banchi e ai concorsi) che lo sforzo organizzativo è «ancora in atto», sarebbe troppo presto per tirare le somme. Certificando che, per il momento, vi sono ancora «risorse limitate» di cui disporre. Insomma, quasi un invito a non cercare anelli deboli per far saltare il banco, ma a svolgere ciascuno la propria parte perché stavolta la scommessa, davvero, non si può perdere. —