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La Repubblica - Gli insegnanti scendono in piazza - Troppi tagli, stipendi da fame

Gli insegnanti scendono in piazza "Troppi tagli, stipendi da fame" Il ministro dell'Istruzione scrive ai prof, ma non ferma lo sciopero. I sindacati: "Scuola pubblica sotto attacco" ROMA - G...

12/11/2001
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la Repubblica

Gli insegnanti scendono in piazza
"Troppi tagli, stipendi da fame"

Il ministro dell'Istruzione scrive ai prof, ma non ferma lo sciopero. I sindacati: "Scuola pubblica sotto attacco"

ROMA - Gli insegnanti tornano oggi in piazza contro il ministro Moratti. Ed assieme a loro lavoratori e docenti dell'università e della ricerca aderenti a Cgil, Cisl e Uil. Scioperano per l'intera giornata insegnanti e personale non docente della scuola di Cgil e Gilda, solo per un'ora all'inizio delle lezioni gli iscritti a Cisl e Uil. Tutto normale per lo Snals. Cgil e Gilda protestano contro il mancato adeguamento degli stipendi all'inflazione e contro i tagli in finanziaria. Cisl e Uil hanno invece accettato la piattaforma proposta dal ministro Moratti sulla scuola, manifestano contro il governo sull'inflazione.
A nulla è valsa la lettera aperta che il ministro Moratti ha indirizzato giovedì scorso agli insegnanti, nella speranza di far rientrare gli scioperi. "Ma di quale finanziaria parla il ministro? - commenta il leader della Cgil scuola Enrico Panini - questa è una finanziaria che taglia 2 mila miliardi. Si eliminano 30 mila posti di lavoro tra i docenti ed alcune migliaia tra il personale non docente".
"Non ci accontentiamo più di dichiarazioni d'intenti - dichiara il segretario della Gilda Alessandro Ameli -. Il ministro continua a predicare bene e a razzolare male. Rispediamo la lettera al mittente".
Duro anche il commento dei Cobas che sono scesi il piazza il 31 ottobre: "La Moratti mente sapendo di mentire - replica il portavoce Piero Bernocchi - dal punto di vista salariale gli aumenti in finanziaria non coprono neanche l'inflazione. I precari ammessi in ruolo non sono neanche un terzo del totale. L'attacco alla scuola pubblica è così clamoroso che questa lettera sembra più che altro un'ammissione di colpa".
(ma.re.)