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La schedatura del nemico

La trovata cinque stelle di indagare su alcuni professori del Consiglio Superiore della Sanità, per poterli poi fare fuori insieme all’intero consesso, è l’ennesima prova di dilettantismo

08/01/2019
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la Repubblica

Filippo Ciccarelli

Da che mondo è mondo il potere prova fin troppo gusto a schedare la gente: quello è amico mio, quello è un nemico, quell’altro lo porto dalla mia parte e così via. Agli occhi dei potenti, compilare le liste dei buoni e dei cattivi può sembrare di per sé appagante; ma oltre che ingiusta, in realtà si tratta di una pratica anche parecchio ingenua e del tutto inutile. Quando infatti questi elenchi fuoriescono dalle " segrete" stanze o sempre per vie traverse, ma spesso riconoscibili, scappano via dalle chat " riservate" — ah! ah! — è proprio questo il segno che c’è qualcosa che non funziona. Perché schedare non è governare, ma il suo contrario; o meglio, la sua scimmia maligna e piena di pulci.

Con tale verbosa premessa e al di là di qualsiasi cinismo si vorrebbe qui dimostrare come la trovatona cinque stelle di indagare su alcuni professori del Consiglio Superiore della Sanità per poterli poi fare fuori insieme all’intero consesso è, oltre a un atto niente affatto rassicurante, l’ennesima prova di un dilettantismo grossolano e sciamannato. E a sostanziare tale severo giudizio basterebbe notare con quanta facilità in un primo momento la ministra Grillo abbia presentato l’opera sua con il piglio di un Luigi XIV: «Siamo il governo del Cambiamento e ho scelto di aprire le porte ad altre personalità»; salvo poi, vistasi documentare la frittata sulle pagine di Repubblica, uscirsene come Alice nel Paese delle Meraviglie: «Non volevo», «non era un dossier ma un appunto del tutto informale», «mi interessava semplicemente capire», eccetera.

Il fatto che al dunque si trattava di uomini e donne di scienza rende l’errore politico ancora più pigro, sciatto e meschinello. Non si è in condizione di valutare i meriti e il valore dei professori cacciati dal governo nazional-populista; e anzi, per dirla tutta, non ci si sente affatto di mettere la mano sul fuoco sulle scelte politiche e quindi anche sulle nomine di chi ha preceduto la ministra Grillo: se non altro per la singolare traiettoria che in un paio d’anni ha proiettato l’ex ministra della Salute pubblica Beatrice Lorenzin dal cuore trionfante del berlusconismo al residuo, sicuro bacino elettorale del Pd ( collegio di Modena!) dopo un breve tragitto alfaniano.

Riguardo al trattamento inquisitoriale riservato a una mezza dozzina di scienziati sotto spoils system si può certo invocare la Costituzione che, all’articolo 3, dice che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale "senza distinzione" di sesso, razza, lingua, religione e — appunto — opinioni politiche, anche pregresse. Ciò su cui invece la ministra Grillo andava raccattando notizie di vario ordine e grado: alcune naturalmente sbagliate, altre superate o irrilevanti, altre ancora trasversali, tipo la moglie del Tale che ha lavorato con Schifani, fino all’apice dell’assurdità, per cui sul conto di quel Tal Altro chirurgo diventa una specie di colpa l’aver operato Berlusconi.

Adesso le opposizioni fanno bene a insorgere contro le schedature. Ma anche nel loro caso l’enfasi — le liste di proscrizione, il Medioevo, il fascismo, l’emergenza democratica, bùm — appare, se non bislacca, quantomeno sconveniente. Va da sé che tanto i berluscones che i democrats, quand’erano al comando, avranno preso le loro contromisure procurandosi informazioni su manager di enti pubblici, dirigenti e funzionari Rai, magistrati di questa o quella Procura, giornalisti, militari, burocrati, eccetera.

Priva di idealità e di progetti, la post-politica ha chiamato quasi spontaneamente attorno a sé poco raccomandabili nugoli di "specialisti" e "ricercatori" di crostini avvelenati e bocconcini scottadito per inguaiare i nemici o neutralizzarne le ostilità. Ma a volte è anche peggio, ed è quando il vizio di catalogare-per-discriminare non si concentra su settori sociali deboli da indicare come colpevoli. E se al Comune di Firenze, nel 2014, certi ultras del renzismo si proposero di schedare addirittura i mendicanti ( intervenne pure George Soros, oltre al Garante per la privacy), non ci si può troppo stupire se qualche mese fa il ministro Salvini ha lanciato la brillante e simpatica idea di un censimento dei rom.

Su questo delicato terreno chi governa ha sempre torto; ma se si fa pescare con le mani nel sacco, ancora di più. Ed è appunto il caso, ancora una volta, dei principianti dominatori a cinque stelle: una piccola, ordinaria, ma esemplare storiella di inimicizia con il passato, sindrome da anno zero, propositi altisonanti, improvvisazione, incompetenza, incapacità di distinguere e di concludere, ossessione di purezza, smania di risentimento, spifferi in chat, vittimismo e caos.

Insomma, si comincia in un modo sbagliato e non si sa mai come va a finire, però comunque male. Nel frattempo, lavora senza requie la fabbrica dei nemici — e schedarli ancora e ancora, a quel punto, diventa una penitenza aggiuntiva.