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La Stampa - Scuola, cinque domande

Scuola, cinque domande di Giorgio La Malfa Caro direttore, ho letto l'articolo del ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, sulle linee del progetto di riforma della scuola da lei predisp...

17/01/2002
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La Stampa

Scuola, cinque domande

di Giorgio La Malfa

Caro direttore,

ho letto l'articolo del ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, sulle linee del progetto di riforma della scuola da lei predisposto e sottoposto all'esame del Consiglio dei ministri.

E' ovvio che non si può non apprezzare l'intento di una scuola più europea e a misura di tutti. Ma certo un giudizio non può formarsi sulla base di questi propositi, né dell'ampia consultazione cui il ministero avrebbe proceduto in questi mesi.

Bisogna comprendere esattamente verso quale tipo di scuola si orienti il ministro e, per esprimere almeno una prima impressione, è necessario conoscere in qual modo nel progetto vengono affrontati alcuni dei nodi del problema scolastico. Li pongo sotto forma di cinque domande:

1. A quale età pensa il Governo che i ragazzi debbano uscire dalla scuola? Alcune dichiarazioni del ministro farebbero pensare che la sua preferenza vada verso un'uscita a 18 anni, come nella maggior parte dei paesi europei, piuttosto che a 19 anni, come è attualmente in Italia. Il progetto contiene un'indicazione precisa?

2. Quale deve essere la durata della scuola: 12 o 13 anni? L'attuale maggioranza criticò a suo tempo la proposta dell'allora ministro Berlinguer di ridurre di un anno la durata della scuola di base. Dovrei ritenere che opportunamente si voglia confermare l'attuale durata di 13 anni. Qual è la posizione del ministro?

3. Se la scelta del governo è quella di una durata scolastica di 13 anni e di un'uscita dalla scuola a 18 anni, allora ne segue che la scuola elementare può orientarsi, con tutte le necessarie cautele, verso un inizio della scuola elementare all'età di 5 anni. È questa la soluzione che il ministro intende proporre, tenendo conto del fatto che spesso oggi le scuole private, a differenza delle scuole pubbliche, accolgono i bambini che non abbiano ancora compiuto 6 anni e li preparano per l'ammissione ala seconda classe elementare?

4. Quanto deve durare la frequenza obbligatoria della scuola: 8, 9 o 10 anni?

5. Che cosa intende fare il Governo degli istituti tecnici, anche alla luce delle modifiche dell'articolo 118 della Costituzione (il cosiddetto federalismo): mantenerli nell'ambito dell'istruzione nazionale della quale è e resta responsabile lo stato, o assimilarli agli istituti di formazione professionale che sono di responsabilità delle regioni? Questi sono alcuni quesiti essenziali, rispondendo ai quali si delineerebbe con una certa precisione la struttura del sistema scolastico studiato dal ministero dell'Istruzione.

Vi è poi - ma credo sia tuttora completamente aperto - il problema della revisione e dell'aggiornamento dei contenuti dell'insegnamento scolastico sui quali ignoro che cosa sia allo studio da parte del ministero in questo momento o se siano già maturati degli orientamenti precisi. Spero che il ministro Moratti voglia rispondere ai quesiti che ho posto per chiarire meglio ai lettori l'impostazione della sua riforma della scuola.

Presidente Commissione Finanze della Camera