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La Stampa-Scuola, i radicali "scavalcano" la Moratti

Scuola, i radicali "scavalcano" la Moratti IL NEO LEADER, DANIELE CAPEZZONE, CONTRO GLI "STUDENTI CONTESTATORI": SONO I NEMICI DI CHI STUDIA E LAVORA Scuola, i radicali "scavalcano" la Moratti...

08/12/2001
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La Stampa

Scuola, i radicali "scavalcano" la Moratti
IL NEO LEADER, DANIELE CAPEZZONE, CONTRO GLI "STUDENTI CONTESTATORI": SONO I NEMICI DI CHI STUDIA E LAVORA
Scuola, i radicali "scavalcano" la Moratti

DILEMMI pannelliani e post-pannelliani: come bucare l'indifferenza dei media senza che questo apra contraddizioni in un ambito che è già di suo carismatico-libertario? Il nuovo e giovane leader radicale Daniele Capezzone ha infatti preso di petto, in anticipo su tutti, la questione della scuola.
E già questo, in fondo - essendo acclarato un certo spirito tra il rabdomantico e l'anticipatorio dei radicali - basterebbe a buttare un occhio su quanto va maturando in via di Torre Argentina. Tra gli studenti medi, in effetti, c'è fermento. Parecchi licei sono stati occupati; altre scuole superiori stanno per essere occupate o autogestite; come non accadeva da un bel po' le manifestazioni e i sit-in hanno un certo ritmo e un certo seguito. Al Tasso, per la prima volta, hanno sperimentato con successo gli scioperi della fame. Insieme con il movimento no-global, gli adolescenti del 2001-2002 - su cui si manifesta un inedito interesse anche in termini di libri, film, ricerche sociologiche e indagini di mercato - tornano a fare notizia, specie in televisione. Nel frattempo la Moratti va avanti per la sua strada. Ha idee piuttosto chiare e strategie comunicative altrettanto precise. Per il 19 e 20 dicembre ha convocato a Foligno una grande conferenza - ribattezzata "Stati Generali della scuola" - che rischia di trasformarsi nel più classico evento non solo mediatico, ma di massa e forse anche di contestazione. Fuori, con l'idea di un blocco (si spera pacifico) della manifestazione, ci saranno gli studenti in lotta, Casarini, i sindacati e le tv. In questo quadro, fautore di un movimento giovanile pro-globalizzatore, americano, liberista e avverso al pacifismo, Capezzone ha lanciato l'altro giorno una parola d'ordine che nella migliore tradizione radicale sembra costruita per scavalcare la Moratti e fare scandalo. "Ora basta - così comincia la sua dichiarazione - Occorre impedire che a una minoranza rumorosa sia indebitamente attribuita la titolarità esclusiva della rappresentanza del mondo giovanile". La "minoranza rumorosa" è quella dei contestatori. Capezzone li attacca a fondo in nome di quei "sedicenni o venticinquenni che studiano, lavorano, si impegnano nel "sociale" e non hanno nulla a che fare con chi occupa aule e sfascia vetrine". Tutti costoro, insiste, "sono e restano senza volto, oscurati dal baccano e dalle chiacchiere dell'ultimo occupante del Tasso". E qui arriva anche il dispositivo per épater i benpensanti della sinistra: contro "le grigie e intercambiabili brigate delle aule del Tasso, degli studi di Santoro e delle piazze di Foligno", il leader post-pannelliano si candida a dar voce alle "maggioranze silenziose".
Capezzone è nato nel 1972, ma certamente saprà che l'anno prima era sorta, in una sezione monarchica di Milano, la "maggioranza silenziosa", appunto, come la battezzò con indubbia efficacia il direttore de La Notte Nino Nutrizio: movimento certamente di destra, per non dire reazionario, che pure allora si opponeva alle "minoranze rumorose e sediziose" della sinistra. Al Nord si distinsero Massimo De Carolis e l'avvocato Adamo Degli Occhi, avvolto in un tricolore; a Roma sfilarono sotto l'altare della patria Caradonna e il generale De Lorenzo. Com'è ovvio, tutto questo non vuol dire che i radicali di oggi siano equiparabili ai "reazionari" di ieri. Meno ovvio - di qui il cortocircuito che rende la cultura politica radicale sempre gravida di sorprese e paradossi - il fatto che tra i piccoli leader della nuova contestazione nei licei ci sia proprio un radicale o, se si preferisce, un baby-radicale.
Il che per certi versi è ancora più significativo, se solo si considera che Francesco Radicioni, 16 anni, protagonista del digiuno del Tasso, ha cominciato a frequentare la sede del pr e a far scioperi della fame quando di anni ne aveva dodici. Non solo, ma in qualità di cucciolo dell'ultima covata pannelliana, non ha il minimo dubbio di svolgere una politica tutta radicale. Analogia per analogia, sostiene, la battaglia contro questo tipo di globalizzazione è la stessa che fece a suo tempo Pannella contro la fame nel mondo; e la morte di Carlo Giuliani ha molto a che fare con quella di Giorgiana Masi. L'entrata in guerra dell'Italia, insiste Radicioni, è contro la Costituzione; i radicali dovevano stare a Genova e marciare ad Assisi proprio in quanto nonviolenti. "E non abbiamo sfasciato nessuna vetrina". Pannella l'ha amichevolmente scomunicato. Capezzone si limita a far notare come "sia sufficiente far cose non radicali per finire sui giornali". Questo articolo potrebbe pure confermarlo, anche se la politica e la vita, dopo tutto, rifiutano gli automatismi e non di rado si prendono curiose rivincite con il passato.

Filippo Ceccarelli