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La Stampa-Siamo tutti sotto esame

Siamo tutti sotto esame di Gianni Riotta Lo storico Henry Steele Commager provò che il sorpasso degli Stati Uniti sulla Gran Bretagna come potenza mondiale, alla fine del XIX secolo, non ebbe c...

20/12/2001
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La Stampa

Siamo tutti sotto esame

di Gianni Riotta

Lo storico Henry Steele Commager provò che il sorpasso degli Stati Uniti sulla Gran Bretagna come potenza mondiale, alla fine del XIX secolo, non ebbe come causa centrale i cannoni, la diplomazia, l'industria: no, il sorpasso ebbe come radice profonda la migliore istruzione dei lavoratori Usa. La scuola americana funzionava meglio di quella inglese, e il paese divenne più creativo e produttivo.

La sfida di riforma della scuola italiana è oggi, dopo il drammatico calo della natalità, il problema cruciale del nostro avvenire. Se non riusciremo ad elaborare nelle aule, dalla materna all'università, un sapere degno del XXI secolo, perderemo ricchezza, potere e felicità. La partenza non è difficile, è drammatica. Alla vigilia degli Stati Generali convocati dalla ministro Letizia Moratti l'indagine dell'Ocse sul livello dell'istruzione nel mondo ci ha schiaffato in serie B. Solo gli studenti belgi sono più svogliati dei nostri.

Davanti a un testo da interpretare gli studenti italiani si piazzano a un misero ventesimo posto. Nelle scienze scendono al ventitreesimo e in matematica sprofondano al ventiseiesimo. La Germania va male, ma dal giorno della pubblicazione della classifica sui quotidiani tedeschi infuria l'autocritica: "stiamo diventando dummkopf?", testoni? La speranza è che alla fine prevalga nella riforma Moratti la consapevolezza di questo semplice dato: dagli operai ai dirigenti, dagli intellettuali agli artigiani, i ragazzi di oggi competeranno con il mondo globale per guadagnarsi il pane.

Se non diamo loro i mezzi per essere all'altezza dei concorrenti, dentro e fuori l'Unione Europea, resteranno indietro. Questo vuol dire: insegnare a scrivere bene in italiano, a leggere bene un testo, uso serio delle scienze e della matematica (anche al liceo classico, naturalmente), conoscenza delle tecnologie non come moda ma alfabetizzazione contemporanea, pratica corrente delle lingue, familiarità con culture diverse. Dobbiamo insegnare "come si studia", ci si aggiorna, perché la classe del 2001 dovrà apprendere, ogni anno, una nuova lezione. Cambiare la scuola vuol dire cambiare la società. La riforma Gentile, nel bene e nel male, ha creato più d'una generazione di intellettuali italiani, la scuola media unica del vecchio centrosinistra ha popolarizzato i temi della scuola democratica di don Milani.

E' giusto che ognuno faccia ora la sua parte, il ministro, il parlamento, gli insegnanti, gli studenti, il sindacato, i genitori. Fa bene il presidente Ciampi a ricordare che la scuola, servizio pubblico, deve formare alla coscienza civile e al lavoro. E speriamo vengano eliminati dalla Finanziaria i tagli al budget, già striminzito, della ricerca scientifica. Ma se i soliti veti reciproci faranno trionfare l'onnipotente partito trasversale della conservazione, non perderà questa o quella parte politica, non perderà questa o quella lobby. Affideremo un paio di generazioni alla sconfitta e all'ignoranza. C'è qualcosa di cui la classe dirigente di un paese debba vergognarsi di più?