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Le scuole possono non riaprire più Cosa succederà con esami e voti

La ministra Azzolina: «In classe se e quando, sulla base di quanto stabilito dalle autorità sanitarie, ci saranno condizioni che lo consentiranno»

27/03/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

L’anno scolastico sarà valido comunque, anche se la scuola dovesse non riaprire più prima di giugno. Lo ha detto ieri al Senato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: «Si tornerà a scuola se e quando le condizioni lo consentiranno». La ministra ha annunciato che la Maturità 2020 sarà leggera: le commissioni d’esame saranno composte dai professori della classe, solo il presidente sarà esterno. Altre modifiche all’esame, per renderlo adatto all’emergenza, arriveranno a breve, a partire dalle condizioni di ammissione. Intanto sono disponibili per le scuole 85 milioni, che serviranno a migliorare la didattica a distanza con aiuti per comprare tablet e pc e assumere collaboratori digitali. Oltre 7 milioni di studenti, secondo il monitoraggio del ministero, stanno facendo qualche forma di lezione a distanza.

Maturità più leggera. L’ipotesi ammissione anche con il «cinque»

La Maturità 2020 sarà leggera, lo ha confermato la ministra Azzolina al Senato, annunciando che per ora ha deciso che le commissioni saranno composte solo da membri interni, guidati da un presidente esterno che sarà «garante» della correttezza dell’esame. Azzolina ha anche spiegato che il ministero interverrà sui criteri di ammissione all’esame di Stato: scompariranno i requisiti delle prove Invalsi e dell’alternanza scuola lavoro. È possibile che si allarghino un po’ le maglie per il voto di ammissione e che si possa ammettere anche con il cinque, come chiedono le associazioni degli studenti.

Cambierà anche il peso delle prove nella composizione del voto (finora 40 per cento la media dei voti degli ultimi tre anni e 60 per cento le tre prove dell’esame), specie se verrà confermato che la seconda prova salterà.

L’anno non si prolunga L’incognita dei concorsi per 25 mila nuovi prof

L’anno scolastico — indipendentemente da quando si tornerà a scuola, se a inizio o metà maggio o addirittura non più fino a giugno — non si prolungherà oltre la data di chiusura formale prevista per la seconda settimana di giugno, secondo i diversi calendari regionali. Neppure l’avvio del prossimo anno scolastico subirà cambiamenti radicali, a meno che non si sia costretti ad altre chiusure autunnali per motivi di sicurezza sanitaria al momento imprevedibili.

L’impegno è quello di far concludere come si può questo anno e di far cominciare «normalmente» il prossimo a settembre. Resta l’incognita dei concorsi per i docenti — quello straordinario previsto per maggio avrebbe dovuto portarne in cattedra 25 mila — che potrebbero essere rinviati a data da destinarsi. In questo caso si parla di oltre 200 mila supplenti, moltissimi al Nord, per il prossimo anno.