Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Liberazione-Fine dello show

Liberazione-Fine dello show

Fine dello show La protesta degli studenti cancella gli Stati generali della scuola sognata dalla destra Frida Nacinovich Oggi i cordoni di polizia sono tre. Benvenuti alla seconda giornata d...

21/12/2001
Decrease text size Increase text size
Liberazione

Fine dello show
La protesta degli studenti cancella gli Stati generali della scuola sognata dalla destra
Frida Nacinovich
Oggi i cordoni di polizia sono tre. Benvenuti alla seconda giornata degli Stati generali della scuola. Uno show sempre più strano, dominato dalle proteste di studenti e professori, e da un gran puzzo di cacca di cavallo. Succede tutto dopo lo sfondamento degli sbarramenti delle forze dell'ordine, passati quelli arriva la cavalleria. Quella vera. E nel kit scuola allestito dal governo mancano le palette per pulire. Che Guevara si affaccia da una bandiera rossa portata in corteo, e da lontano sembra ridere dello show morattiano. I vetri del palazzo dei congressi fotografano migliaia e migliaia di ragazzi allegramente arrabbiati, che camminano per piazze e viali dell'Eur. In mezzo ad architetture made in ventennio, i ventenni del 2000 si prendono la loro rivincita con la storia. I giovani che sono dentro guardano al di là delle grandi vetrate con un pizzico di amarezza. Fuori ballano già, la loro festa deve ancora cominciare. "Buffone, gli studenti sono fuori, gli studenti sono fuori". Silvio Berlusconi arriva come un piccolo re, se ne andrà come un giullare sconfitto. Nel mezzo il premier viene contestato, liberato in qualche modo dalla presenza dei ragazzi che gli urlano in faccia "vergogna", applaudito dai sui fan. E dai battimano registrati messi in funzione da qualche fonico di sua fiducia. Maria Francesca resta dentro, anche quando i suoi amici vengono trascinati fuori con la forza. Lei è arrivata da Napoli con l'invito per partecipare agli Stati generali della scuola della destra. All'improvviso rimane sola davanti agli schermi del palazzo dei Congressi, ma non ha paura di far sentire la sua voce. "Perché ci avete invitato se poi non ci fate parlare, questa non è democrazia, questo non è modo di trattare gli studenti". Viene subito portata via, quasi di peso, seguendo il destino dei suoi compagni. Il commento di Berlusconi è disarmante. "La riforma della scuola è indispensabile, perché solo educando tutti alla democrazia e alla libertà si potrà avere un paese civile dove il dissenso e la protesta si esprimono attraverso forme producenti". Appunto: sono già pronte interrogazioni parlamentari per chiedere al governo come mai inviti gli studenti per poi buttarli fuori a schiaffi e spintoni. La comparsata del premier dura una decina di minuti. Poi Berlusconi si arrende all'evidenza dei fatti, e decide di non leggere il suo intervento "vista l'ora tarda e la musica". Il suo discorso va agli atti degli Stati generali, mentre il vero spettacolo è dato dalla protesta degli studenti. Ora sono tutti ragazzi panino, avvolti in un codice a barre con su scritto "Non è in vendita - Studenti demorattizzati". I fotografi sono tutti per loro, che tra interviste e flash danno prova di grande educazione e cultura. E' davvero troppo per Berlusconi. Il premier prova prima a sdrammatizzare: "L'età non mi consente di leggere cosa c'è scritto sui cartelli", che pure sono giganteschi. Poi la carta della commiserazione: "Ho preparato l'intervento fino alle quattro e mezza del mattino". Qualcosa riesce pure a dire. "Da padre e da nonno sogno una scuola con una competizione tra pubblico e privato che possa migliorare, avere buoni insegnanti, e offrire buoni percorsi formativi". Dal palco, Berlusconi riafferma il "pieno sostegno" del governo alla titolare dell'Istruzione. "Il ministro Moratti è sostenuto dall'intero governo e con particolare passione dal presidente del Consiglio", dice il premier che ha indicato la riforma della scuola tra le priorità dell'esecutivo. Enrico La Loggia e Roberto Maroni hanno già fatto sapere di non escludere l'eventualità del ricorso alla delega. Infine entra in scena il simpatico imprenditore mammone, ed è il disastro. Berlusconi sottolinea come la politica riformatrice avviata dal governo gli imponga "esami multipli" a causa "dell'ampio fronte di riforme aperto dal governo: sulle pensioni, sul lavoro, sulla giustizia civile e penale, sulle fondazioni, sulla pubblica amministrazione, sulla sicurezza. E come dice mia madre, "l'è un laurà de la Madonna! "". Se il buon giorno si vede dal mattino. Quello di Letizia Moratti ha il volto di una signora sui cinquant'anni, peraltro imbucata, che interrompe il ministro Marzano, agitando una copia di "Chi" che ha in copertina una grande foto di Berlusconi e un opuscolo pubblicitario di Forza Italia. "Vergogna". La contestazione vera, quella più forte, arriva quando il ministro parla. Gli studenti gridano "democrazia democrazia", prima di essere allontanati. Intanto un cordone di agenti blocca tutti gli accessi alla sala, anche alla stampa. Dopo qualche minuto, i contestatori provano a rientrare. Cominciano le spinte e vola pure qualche schiaffone. Pasquale Marino è venuto da Vibo Valentia. Scuote la testa: "Ci hanno impedito di partecipare. Gli stati generali sono uno show indecoroso". Il ministro, buon per lei, fa comunque un bilancio positivo. E cita, con particolare orgoglio, gli oltre 200mila collegamenti Internet con proposte e suggerimenti per la riforma. "Un collegamento diretto con 7mila scuole - dice Moratti - Quelli sono i veri Stati Generali, non quelli che si tengono all'Eur". Se lo dice lei, che ha organizzato la convention... Mattia Stella, ancora minorenne, grida "siamo studenti, non siamo criminali" prima di essere espulso dal servizio d'ordine privato della destra. Il ragazzino conquista la medaglia più bella, è stato il primo a contestare e il primo ad essere espulso dagli stati generali. Gli altri lo seguiranno a ruota. "Ragazzi vado in piazza con la scuola pubblica, questa è una presa di giro", dice Marco. Ci sarebbe da consegnare un biglietto di auguri al premier, con la firma di centomila studenti. Ma quelli del servizio d'ordine non si commuovono nemmeno di fronte ai messaggi natalizi.