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Liberazione (lettere) - il governo vuole l'istruzione confessionale

Scuola, il governo vuole l'istruzione confessionale Caro direttore, il piano di destrutturazione dello Stato operato dalla componente governativa si fa sempre più chiaro. Anche nella ...

13/11/2001
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Liberazione

Scuola, il governo vuole l'istruzione confessionale

Caro direttore, il piano di destrutturazione dello Stato operato dalla componente governativa si fa sempre più chiaro. Anche nella scuola si fa largo con grande determinazione una volontà di smembrare l'infrastruttura pubblica per produrre una grande innovazione: il sistema papalino di istruzione confessionale. Segnali a pioggia sono stati dati nei mesi scorsi, dalle esternazioni del ministro Letizia Moratti al meeting tardo estivo di Comunione e Liberazione, ed ora con la formalizzazione di due commissioni di lavoro ministeriali il segnale risalta chiarissimo. Sia per la 'Commissione sulla deontologia professionale del personale docente', in sintesi il codice morale della categoria, sia per la 'Commissione per l'applicazione della legge sulla parità tra scuola statale e non statale' si deve prendere atto di una chiara presa di posizione politico-culturale. Entrambe le commissioni sono infarcite di personaggi di spicco del mondo cattolico, moderato e conservatore, o comunque confessionali. La prima commissione vede come presidente onorario il cardinale Ersilio Tonini, un maitre a penser che spesso viene ospitato dalle televisioni nazionali e che esprime logicamente ciò che l'indirizzo tradizionale della cultura chiesastica ripete da secoli: difesa della vita ad ogni costo, omogeneità tra cultura cattolica e cultura tout court. In pratica Machiavelli è vissuto invano Ð per non parlare di Hobbes, Spinoza, Locke, ecc. ecc. Della commissione fanno parte esponenti che si sono sempre stati espressione del mondo cattolico: Roberto Leoni, ad esempio, è presidente dell'associazione 'Sorella natura', che opera secondo la "concezione cristiana di San Francesco d'Assisi in Italia e nel mondo", così come dice il primo articolo dello statuto di detta associazione; Giuseppe Savagnone, responsabile per la cultura della Conferenza episcopale siciliana, direttore del Centro diocesano per la pastorale della cultura di Palermo; Carlo Cerofolini, autore di un libro in cui si legge: "I veri nemici dei poveri, dello sviluppo e della democrazia: le tasse, la spesa pubblica e la 'giustizia sociale'"; Luciana Lepri della Fondazione internazionale Nova Spes. I ruoli ufficiali ricoperti da queste persone, al di là delle competenza dei loro saperi, sono oggettivamente portatori di un mondo conservatore e passatista. Ed in ogni caso non vi sono nomi, e non la solita ciliegina sulla torta, ma nomi, al plurale, di esponenti di una cultura decisamente laica. Nell'altra commissione vi sono situazioni cultuali simili a queste: Gianfranco Garancini, notista del giornale cattolico 'Avvenire'; don Guglielmo Malizia, pedagogista; Enzo Meloni, presidente Agisci, associazione cattolica di genitori, Franco Nembrini, responsabile scuola della Compagnia delle Opere, emanazione di Comunione e Liberazione; Attilio Oliva, ex responsabile scuola di Confindustria. Altri componenti sono parte integrante dell'infrastruttura ministeriale statale. Questa farcitura di polinomi confindustriale-papalina non pare proprio essere una innovazione. Ricordo che nello Stato della chiesa l'ignoranza regnava sovrana e che la cultura era considerata quasi una vergogna e comunque con sospetto. Chiaramente tutta la cultura laica. In tutte e due le commissioni poi partecipano i rappresentanti di associazioni di genitori con una curiosa posizione di propositori e controllori di un codice e di comportamenti che interessano in primis la categoria degli insegnanti e non certo quella dei genitori. Allora perché non chiamare ai tavoli di discussione anche gli studenti ed il personale Ata? Di certo non siamo tornati neppure al Cavour, noto liberale, ideologia di cui il nuovo governo si sciacqua la bocca continuamente ma che di solito dimentica, alla prova dei fatti, per una deriva molto più reazionaria. Anche la volontà di aprire alla chiesa le porte della scuola pubblica attraverso l'immissione in ruolo di migliaia di 'insegnanti' di religione che, all'occasione potranno anche, una volta in ruolo, insegnare altre materie, all'occorrenza fa tornare indietro le lancette dell'orologio storico a prima dell'XI secolo, alla fondazione della prima università laica, quella di Bologna nel 1088.

Tiziano Tussi