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"Ma io dico grazie agli insegnanti che salvano i sogni dei nostri ragazzi"

Il messaggio di Mattarella per l’avvio delle lezioni

18/09/2019
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la Repubblica

C

are ragazze e cari ragazzi, insegnanti e personale della scuola, a tutti rivolgo un augurio sincero per il nuovo anno scolastico.

(...) A scuola si cresce come persone.

Approfondendo il sapere, scoprendo competenze e talenti, imparando a vivere con gli altri.

Ancora troppi studenti lasciano precocemente la scuola. È questa una grave menomazione della vita sociale, che penalizza soprattutto il Sud. Il tasso di abbandono scolastico va ridotto: è un impegno prioritario.

Deve crescere, invece, il numero degli studenti che conseguono il titolo di scuola superiore, di qualificazione professionale, dei laureati.

Investire nella scuola accresce il capitale sociale del Paese.

Rinunciare alla formazione, o vivere la scuola senza impegno, è spesso l’anticamera dell’emarginazione, della povertà, talvolta dell’illegalità.

La mobilità sociale oggi si è arenata: la scuola può farla ripartire.

La scuola per tutti è una grande conquista democratica, iscritta nella Costituzione. È levatrice di libertà.

Proprio il suo carattere universale e la visione unitaria dell’impegno educativo sono gli anticorpi dell’omologazione e della prepotenza.

Abbiamo, inoltre, norme di avanguardia che tutelano l’inserimento dei ragazzi con disabilità: vanno pienamente e concretamente attuate.

La scuola italiana ha grandi meriti. E straordinarie qualità. Lo dimostrano i nostri giovani che si fanno apprezzare ovunque, in Italia e all’estero. Certo, la nostra organizzazione scolastica ha limiti che dobbiamo esaminare e continuamente superare. Tuttavia, dobbiamo saper valorizzare, sempre meglio, le eccellenze che siamo stati capaci di costruire.

Tanti meriti vanno riconosciuti agli insegnanti, ai maestri, ai professori, che mettono la loro passione e la loro preparazione a servizio dei giovani.

Non sempre ricevono dalla società e dalle istituzioni il riconoscimento che è loro dovuto. Non poche volte hanno colmato con il loro senso di responsabilità e del dovere, lo spazio lasciato vuoto dalla carenza di risorse materiali o di strutture organizzative.

Nuove generazioni di insegnanti sono chiamate a entrare nella scuola. Questa sfida di rinnovamento è decisiva per tenere il passo con i tempi, con i linguaggi che cambiano, con i ragazzi che abitano il web e ci precedono nella società digitale.

La scuola e la famiglia devono parlarsi, incontrarsi, collaborare.

Una società aggressiva, attraversata dal risentimento, orientata a esaltare l’interesse individuale rischia di accentuare le fratture tra insegnanti e genitori. A farne le spese sono soprattutto i ragazzi, quando i genitori, per prenderne le parti, arrivano a screditare o, addirittura, a insolentire gli insegnanti. La nostra società ha bisogno di maggiore fiducia. E la fiducia comincia dalla scuola.

La scuola non è se stessa se non si dedica anche a scrutare il mondo di domani. È bene che cresca la sensibilità sul tema dell’ambiente e della sua difesa. Mi giungono tante lettere e messaggi da ragazze e ragazzi. Non c’è tema più seguito fra di loro. I ragazzi di una scuola di Sarteano mi hanno scritto: «Sa lvare il nostro mondo equivale a salvare i nostri sogni». I ragazzi hanno diritto di sperare che i loro progetti migliori potranno realizzarsi. La scuola è il terreno dove coltivare questi progetti, e farli crescere.

Il pensiero corre a quel ragazzino di 14 anni, che veniva dal Mali, che aveva attraversato il deserto ed è annegato in un naufragio nel Mediterraneo. Quando ne hanno ritrovato il corpo, si è scoperto che aveva cucito, nel vestito, la sua pagella. La proteggeva come la sua carta di identità, e la sua speranza.

La scuola è una speranza, sempre e ovunque. Dobbiamo renderla più forte ed efficace.

Il discorso di cui riportiamo sopra i principali passaggi è stato pronunciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella lunedì all’Aquila, per la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico