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Mai più scuola come costo sociale da comprimere

Nicola Fratoianni

28/03/2020
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L'Huffington Post

La scuola italiana ha reagito all’emergenza, grazie ai docenti e ai ragazzi.
Ma pesano le diseguaglianze. Per il prossimo anno scolastico provvedimenti per il diritto allo studio. Contributi per i Tablet e comodato d’uso gratuito per i libri di testo.

In questo momento tre quarti della popolazione studentesca mondiale non va più a scuola. In alcune aree del mondo questa sospensione significa perdere anche l’unico pasto garantito della giornata. Solo nel nostro Paese sono 8 milioni gli studenti, ragazzi, adolescenti e bambini che, da un giorno all’altro hanno interrotto il loro percorso formativo.

La nostra scuola, a tutti i livelli ma soprattutto grazie alla passione dei suoi docenti ha reagito. Lo ha fatto nell’unica forma possibile, sperimentando innovazione anche senza averne pienamente gli strumenti. La didattica a distanza, lungi dal poter sostituire la complessità dell’esperienza formativa che, è bene ricordarlo, al netto di ogni necessario investimento sull’innovazione tecnologica e digitale, è fatta anche di corpi, ha tuttavia lenito l’impatto di questo tsunami.

Se rivolgiamo lo sguardo a queste settimane quello che vediamo è ancora una volta l’insieme di fattori di segno diverso e su cui sarà bene non smettere di riflettere pensando a ciò che sarà dopo.

Da un lato infatti, l’emergenza rivela l’incredibile creatività che la più importante infrastruttura civile del Paese è in grado di sprigionare. Dall’altro, appare con forza il limite di una storia che negli ultimi anni ha ridotto la scuola, come troppi altri aspetti fondamentali della nostra vita (pensate alla sanità), a un costo da ridurre, comprimere, tagliare.

E ancora, in questa emergenza scorrono potenti le immagini di un caleidoscopio di diseguaglianze che attraversano la nostra società e colpiscono ragazzi e bambini in modo ancor più forte. Chi non ha un computer e a volte nemmeno un telefonino disponibile, chi non ha una connessione stabile, o semplicemente una connessione, rischia di restare ancora più indietro. Così come accade per i ragazzi con disabilità che, privi di un sostegno già troppo esiguo a cose normali, subiscono in modo ancor più drammatico gli effetti di questa crisi.

Oggi occorre innanzitutto ringraziare la scuola italiana per quello che sta facendo, per lo sforzo messo in campo, a cominciare da quello per nulla scontato dei docenti. Ma, è altrettanto chiaro, tutto questo non sarà sufficiente per metterci al riparo dalle conseguenze di quello che sta succedendo sul piano formativo.

Abbandono scolastico, analfabetismo funzionale, deprivazione formativa e nuovi problemi legati alle conseguenze psicologiche di quello che abbiamo chiamato distanziamento sociale e che picchia ancor più duramente su alcune fasce di età, sono alcune delle questioni cruciali che ci troveremo ad affrontare in quella che si annuncia come una delle più gravi emergenze educative che questo Paese abbia mai vissuto, pari forse solo alla lotta all’analfabetismo del dopoguerra.

Per affrontarla servirà dunque un grande piano. E, subito, una rottura con il discorso pubblico che ha dominato la discussione su scuola e formazione in questi anni. Scuola come fondamentale laboratorio di costruzione della democrazia e di una cittadinanza critica e consapevole, mai più scuola come costo sociale da comprimere.

E allora, nella discussione che abbiamo davanti su come fronteggiare l’impatto drammatico dell’emergenza sanitaria sull’economia del Paese, sul lavoro e sul reddito degli italiani e delle italiane la scuola deve occupare un posto centrale. Serviranno investimenti massicci e, appunto, un cambio di mentalità, ma intanto, qui e ora in vista del prossimo anno scolastico ci sono alcune cose che si possono fare e che rappresenterebbero un primo segnale importante.

Primo: serve un grande piano straordinario di assunzioni che vada ben oltre i 24.000 posti dello straordinario, che porti in classe sin dall’avvio del prossimo anno i docenti di sostegno in ruolo e non solo loro, valorizzando le professionalità che sono nelle graduatorie di merito, a esaurimento e nella terza fascia con tre anni di servizio.

Secondo: Facciamo diventare ordinario il contributo con il quale oggi le scuole comprano i tablet per gli studenti in difficoltà e il prossimo anno diamo in comodato d’uso i libri di testo.

Anche così contribuiremo a dare la necessaria serenità e  stabilità ai nostri figli per superare questa crisi, attraverso misure in grado di garantire nei fatti il diritto allo studio e battere la cronica ‘supplentite’ di questo Paese.