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Manifesto: Universitari e liceali manganellati dagli agenti

L'ONDA ANOMALA

12/12/2009
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il manifesto

ROMA

Roberto Ciccarelli

Il sindaco Gianni Alemanno l'aveva definita una giornata decisiva per dare un giro di vite alle manifestazioni che si svolgono a Roma. E così è stato, anche se non nel senso da lui auspicato. Aggirando il divieto di raggiungere il ministero dell'Istruzione a Trastevere, gli studenti e i ricercatori precari giunti ieri da tutta Italia hanno vinto una partita importante per la democrazia. In questo venerdì di crisi ordinaria, lo shopping natalizio più evocato che praticato è stato interrotto. Il diritto a manifestare è stato riaffermato.
I millecinquecento partiti dalla Sapienza arrivano verso le undici in piazza dei Cinquecento, angolo viale Luigi Einaudi. «Vogliono fare un deserto e chiamarlo futuro» recita il loro striscione. Scritta gialla su sfondo nero per una parafrasi di Tacito. Si schiera il cordone di polizia davanti ad una serie di blindati. Una forza sproporzionata a difesa dell'imbocco di via Cavour. Una piccola carica di alleggerimento sui manifestanti a mani alzate che rivendicano il diritto al dissenso, prima riconosciuto e poi negato. Un ragazzo ferito da una manganellata al volto trasportato a braccia fuori dalla ressa. «Corteo, corteo» si urla.
Poi una finta. Il corteo si muove a piccoli passi verso destra dove c'è piazza della Repubblica. La velocità aumenta fino a diventare corsa verso via Cernaia. Da un angolo, ma ben visibili, spuntano alcune migliaia di studenti medi e universitari in paziente attesa dei precari. Tutti a correre inseguiti da una trentina di celerini sopresi. Nell'inseguimento, due camionette creano un ingorgo. Obiettivo: il ministero dell'economia in via XX settembre.
E' una manif sauvage alla francese. Da mareggiata l'Onda è diventata sciame. E sarà forse questo il nome da dargli d'ora in poi, senza colori né aggettivi. Si arriva al ministero in 5 mila, altra carica di alleggerimento. Stessa scena: mani alzate, qualche colpo. Più grave stavolta. Frattura al quinto metacarpo e probabile intervento tra 5 giorni per un ragazzo. Una decina i contusi, tra cui due esponenti di Rifondazione Comunista. Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc, si fa sentire da Piazza del popolo: «Gravissime le manganellate agli studenti, come il divieto di andare al ministero».
Le agenzie vengono prese dal solito ritornello: ecco gli scontri. Qualcuno ci casca. Come un disco rotto, il ministro dell'Istruzione Gelmini detta in tempo reale: «proteste guidate da centri sociali e anarchici». Li abbiamo incontrati, il diritto di manifestare vale anche per loro, fino a prova contraria. Non c'è stato alcuno scontro. Tensione sì, ma fa parte dell'effetto sorpresa. Il corteo si riforma e, pacificamente, assedia il palazzo di Tremonti.
All'una lo sciame ritorna alla Sapienza più grande di com'era partito. Appuntamento a primavera quando il Ddl Gelmini arriverà alle camere. Nel frattempo si continuerà a lavorare. Per ampliare il progetto, maturare nuove pratiche, far respirare il pensiero. Claudio Franchi, responsabile dei precari Flc-Cgil: «Il rapporto con il movimento tiene. La nostra è un'opzione strategica, non un'intesa tattica. Stiamo costruendo il sindacato del prossimo decennio. Tutela dei diritti essenziali del precariato della conoscenza, nuovo welfare per questo paese».
Francesco Brancaccio, uno degli attivi in questo sciame che vuole respingere la riforma Gelmini dell'università: «Abbiamo dimostrato la capacità di spiazzare divieti e prescrizioni. A Roma c'è lo spazio democratico per manifestare. Il movimento tornerà in piazza per sollevare la questione sociale del precariato in Italia e aprire una battaglia più ampia sul welfare».