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Messaggero: «E’ un’illusione misurare l’attività di ricerca in ore»

Franco Cuccurullo, rettore della Gabriele d’Annunzio di Chieti e presidente del Civr, il Comitato per la valutazione della ricerca

21/12/2009
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Il Messaggero

ROMA - «Il criterio delle ore? Propio non va, è un’illusione misurare la ricerca in questo modo, sono d’accordo con Valditara. E’ un’attività che ha bisogno di altri parametri».Franco Cuccurullo, rettore della Gabriele d’Annunzio di Chieti e presidente del Civr, il Comitato per la valutazione della ricerca, non ha dubbi.
Se il monte ore non serve a controllare l’attività di docenti e ricercatori, che fare?
«Intanto va detto che l’attività di ricerca non è tutta uguale... C’è quella compilativa, che comprende la messa a punto di un argomento, è c’è la ricerca di frontiera, più complessa, che spesso si svolge in laboratorio. E’ impossibile definire un monte orario, anche perchè in molti casi si lavora in team e chi guida il team ha un ruolo diverso».
Quindi?
«La presenza si può documentare. Da noi ci sono delle macchinette con il badge, ma non è obbligatorio usarle. Molti docenti, io per primo, non hanno problemi a strisciare il cartellino... Anche in altri atenei qualche badge è spuntato, ma per valutare il lavoro scientifico, e quindi i risultati di un docente, occorrono criteri scientifici, va misurata la qualità dei prodotti, delle pubblicazioni e dei brevetti. Il problema è che l’ultimo rapporto sulla ricerca italiana svolto dal Civr riguarda il 2001-2003 (presentato a gennaio 2006), dopo il buio totale».
Vuol dire che da sei anni non sappiamo nulla di quello che accade nel mondo della ricerca?
«Proprio così, non sappiamo nulla, né quali sono i nostri punti di forza, né quali sono i nostri punti di debolezza. Né siamo in grado di valutare se investiamo bene o male i nostri soldi».
A.Ser.