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Molestie, linea dura della ministra «Licenziamento per gli insegnanti anche prima di una condanna»

La ministra dopo il caso al Liceo Massimo

18/01/2018
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

N on verranno messi a gestire la biblioteca della scuola, né saranno trasferiti in un altro istituto. Non resteranno a disposizione del preside, come succede ora. La ministra Valeria Fedeli ha deciso di usare la mano pesante con i professori che sono responsabili di episodi di molestie: «Chi viene giudicato colpevole dopo il procedimento disciplinare, sarà comunque licenziato». Anche se non c’è reato vero e proprio.

Questa norma, che istituisce l’aggravante per tutti i casi in cui è coinvolta la scuola dovrà essere inserita nel nuovo contratto degli insegnanti che si sta chiudendo proprio in questi giorni. Eccola: «Il docente accusato di comportamenti o molestie a carattere sessuale nei confronti di alunne o alunni, studentesse o studenti minorenni, viene sospeso dall’insegnamento e sottoposto a iter disciplinare, al termine del quale, se giudicato colpevole, scatta il licenziamento ».

Dunque non si distinguerà più tra casi gravi e meno gravi, come avviene ora: per i primi c’è già il licenziamento per gli altri la multa?

«Un docente che ha molestato una studentessa non può rimanere al proprio posto. Non sfugge infatti a nessuno che nel particolare e delicato rapporto che si instaura tra docente e discente ci sono dei limiti che non possono mai essere varcati. È anche questione di etica professionale. È intollerabile che gli autori di queste violenze siano coloro ai quali le famiglie affidano i proprio figli e le proprie figlie».

Se guardiamo i fatti di cronaca si tratta di professori e studentesse, uomini e ragazze. C’è un problema solo con i professori?

«È un fenomeno, questo, che c’è dentro la società e riguarda i rapporti uomo/donna. C’è dentro le famiglie purtroppo, e dentro la scuola. Io dico brave alle ragazze che denunciano, che hanno il coraggio di dirlo ai genitori e ai professori. Ma queste ragazze devono trovare ascolto, sostegno e risposte proprio dentro le istituzioni».

In tempi rapidi magari.

«Certo, ci vogliono verifiche accurate ma rapide, il procedimento disciplinare da parte dell’Ufficio scolastico regionale e poi, se c’è colpevolezza, la sanzione, sempre la più grave perché c’è un rapporto asimmetrico di forza oggettiva del professore nei confronti degli alunni. La libertà di insegnamento non c’entra perché deve e può riguardare la didattica ma non giustifica atteggiamenti scorretti. Il docente ha una responsabilità pubblica: per questo se non rispetta il suo ruolo non solo può commettere reati ma anche creare un vulnus nel rapporto di fiducia con l’amministrazione e con lo Stato che lo delega».

Il licenziamento scatta anche se non c’è un reato vero e proprio, accertato con sentenza definitiva?

«Non tutte le infrazioni disciplinari hanno rilievo penale. Nei limiti della legge Madia sul pubblico impiego va messa l’aggravante per tutte le molestie nei confronti dei minori».

Quello delle molestie è un fenomeno in aumento o sono in aumento le denunce?

«Credo che ci sia più consapevolezza delle ragazze e che siano le denunce a essere aumentate rispetto al passato. E io dico: meno male».

A lei è successo di subire avances o molestie a scuola?

«Andavo dalle suore a Bergamo, non mi è mai successo nulla a scuola. Dopo sì, ma ero già forte e autonoma per poter reagire».

Quella a sfondo sessuale non è l’unica forma di violenza che si consuma nelle aule scolastiche. C’è anche a volte la violenza fisica: quella delle maestre che picchiano i bambini è una notizia che si ripete sui giornali. L’aggravante vale anche per loro?

«Per loro ci sono le norme generali per il momento, ma dovremo rifletterci. Dopo i recenti fatti di cronaca affrontiamo il tema della violenza a sfondo sessuale. Va detto che oltre alle sanzioni io credo molto alla prevenzione e dunque alla formazione dei docenti che, se ben fatta, ci dovrebbe aiutare a tenere fuori questi fenomeni dalle nostre scuole».