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No ai cellulari a scuola? Ma la responsabilità è anche dei genitori

L’iniziativa del liceo paritario San Benedetto di Piacenza, bloccare i cellulari dei ragazzi durante le ore di lezione, è ammirevole anche se in realtà l’uso del telefono mobile a scuola sarebbe vietato da una direttiva ministeriale del 2007

17/09/2018
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Corriere della sera

PAolo di Stefano

L’iniziativa del liceo paritario San Benedetto di Piacenza, bloccare i cellulari dei ragazzi durante le ore di lezione, è ammirevole anche se in realtà l’uso del telefono mobile a scuola sarebbe vietato da una direttiva ministeriale del 2007: ma in tutta evidenza è una norma che viene normalmente aggirata. Fatto sta che il provvedimento di Piacenza gioverà sicuramente alla concentrazione e alla socialità, sarà una sorta di ecologica disintossicazione dall’abuso domestico. Non che la tecnologia sia il male assoluto, ma favorisce comunque alcune cattive abitudini in crescita non solo a scuola e non solo presso la popolazione giovane. I genitori, dal canto loro, approvano la decisione del preside. Una madre ammette che l’uso dello smartphone da parte dei ragazzi è eccessivo e che, grazie alla risoluzione della scuola, sarà meno perseguitata dal figlio abituato a mandarle messaggi ogni ora per dirle di andare a prenderlo prima o di arrivare in orario. «Se sta sempre sul cellulare — aggiunge — non ascolta la lezione». Nel loro candore, queste frasi rivelano ciò che molti padri e madri riscontrano quotidianamente con pudica autocommiserazione: l’impotenza della famiglia nel trovare un rimedio alla bulimia tecnologica dei figli. Dunque, la altrettanto candida speranza (o pretesa) che sia almeno la scuola a porre un argine o un limite alla dipendenza digitale dei pargoli. Ed è curioso (ma non sorprendente) notare come la famosa alleanza educativa funzioni quando diventa una delega di responsabilità.