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«Noi abilitati a insegnare ma esclusi dall’università. Una beffa da rimediare»

Dal 2013 a oggi 45 mila aspiranti prof hanno conseguito l’Abilitazione Scientifica Nazionale ma pochissimi hanno ottenuto un posto. Esclusi dai concorsi riservati ai «locali», ora lanciano una proposta. Perché non creare una graduatoria da cui pescare in modo automatico i nuovi assunti come si fa a scuola?

19/01/2018
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Corriere della sera

di Michele Ciavarella*, Luisa Paternicò, Mirko Piersanti,Cristiano Capurso, Paola Pontrelli, Valentina Sommella, Benedetta Belloni, Dado Curajii Calì, Katia Ballacchino, Michele Burgio, Francesca Tizi, Giovanni Bronzetti, Claudia Di Fonzo Marcotullio, Sergio Audano, Valeria Saggiomo, Nicola Strizzolo, Mara Nerbano e altre firme seguono sul gruppo facebook

Il Presidente Grasso ha il merito di aver sollevato il tema della Università in questa campagna elettorale, in modo forte, e con cifre precise. Infatti, la sua proposta di «abolire le tasse» corrisponde necessariamente a una iniezione nel sistema di circa 1,3 mld di euro, che non sono pochi rispetto al finanziamento attuale, anzi circa il 20%. Altri partiti non mi pare si siano sbilanciati a proporre somme di tali entità. Tuttavia ci sentiamo di sottolineare, come molti hanno fatto prima di noi, quanto la spesa delle tasse non è l’unica priorità in un sistema da anni sofferente. Le famiglie a basso reddito sono già esentate (fino ai 13mila euro ISEE), e come molti hanno detto, si finirebbe per agevolare chi non ha tanto bisogno di questo aiuto.

 LA PROPOSTA

ABOLIRE LE TASSE UNIVERSITARIE? MEGLIO DARE PIÙ SOLDI AL SUD

Invece una grande sofferenza nell’Università Italiana c’è e rischia di minare la qualità della stessa a molto maggiore detrimento delle famiglie cui il presidente Grasso si rivolgeva con la proposta di azzerare le tasse. Tale sofferenza è costituita da una gran quantità di giovani di valore che sono all’estero o sono in patria, ma demoralizzati o sottoinquadrati, o del tutto disoccupati, nonostante abbiano conseguito tanti titoli da avere la Abilitazione Scientifica Nazionale, quindi «abilitati» a svolgere ruoli di professore Associato, o addirittura Ordinario. Non entrano in servizio, semplicemente per questioni di soldi, senza i quali le Università non possono bandire i concorsi.

Da quando è stata istituita la Abilitazione Nazionale (nel 2013) si è creato un gruppo facebook per cercare di aiutare chi si apprestava a fare domanda, o anche chi aveva già una precedente idoneità, a discutere dei vari aspetti di complesse questioni burocratiche che serve conoscere per partecipare e massimizzare la possibilità di riuscita. Sì, perché per partecipare al bando, non serve solo «inviare un CV», ma incasellare in varie tabelle ogni piccolo particolare di merito che serve ai commissari per giudicare l’idoneità a professore associato o ordinario. Serve soddisfare dei requisiti «bibliometrici» (in molti casi), in modo da essere «migliori del 50% dei docenti attualmente in servizio», in un’ottica forse evoluzionistica, di miglioramento. Ma questo non basta. Abbiamo visto migliaia di discussioni, migliaia di domande, frustrazione, rabbia, proposte di miglioramento del sistema di reclutamento.

 UN MILIARDO IN 5 ANNI

DIPARTIMENTI D’ECCELLENZA: IL NORD FA IL PIENO DI FINANZIAMENTI

La proposta che fece il sottosegretario alla presidenza Nannicini all’epoca di istituire delle graduatorie forse non era male. Oggi invece si aspetta la promozione superando un secondo concorso locale, che in genere è riservato a locali (in una certa aperta contraddizione con una lunga giurisprudenza avversa ai concorsi «riservati») che la Legge Gelmini ha permesso in un transitorio, che transitorio non è. Ma i dettagli cambiano di continuo, e ogni finanziaria aggiunge varianti sul tema, come il trasferimento di docenti dalle sedi «finanziariamente sofferenti» come Salento e Cassino a sedi più solide. Ma solo pochi decenni fa la politica voleva appunto espandere le Università nel territorio in modo capillare e Scuole furono gemmate dalle Università più grandi, per lo scopo di allargare la fetta di popolazione laureata, scopo ancora non raggiunto, visto che siamo indietro rispetto a tutti i Paesi Europei. E allora perché invertire la rotta ora?

 DIRITTO ALLO STUDIO

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Le domande che ricorrono nel gruppo sono tante, e non tutte nella stessa direzione, per cui questa lettera non vuole proporre una sola soluzione, e non vuole fare una proposta condivisa su come distribuire meglio la cifra che Grasso aveva in mente. Sta alla politica arrivare alle proposte più opportune, purchè una iniezione di posti ci sia. Un emendamento alla Finanziaria del senatore Fabrizio Bocchino (ora peraltro nello stesso gruppo politico di Grasso) aveva calcolato in circa 600 milioni di euro la cifra necessaria a dare seguito a tutte le abilitazioni, e quindi siamo ampiamente sotto la metà della cifra di cui si parla con la abolizione delle tasse. Si possono trovare compromessi e soluzioni ottimali. Si darebbe nuova linfa ad un sistema che da anni viene asfissiato con la motivazione della «crisi economica», come se non fossero proprio i periodi di crisi economica quelli in cui bisogna profittare per rinsaldare e investire nel sistema dell’Istruzione, per arrivare al periodo più florido con tanti giovani formati a livello internazionale che possano portare nel mondo del lavoro, della ricerca e dello sviluppo industriale, un contributo per farci vincere le vere sfide globali.

Perché gli abilitati a fare i professori universitari non vengono inseriti in una lista o graduatoria da cui si pesca in automatico per le nuove assunzioni, come con altre categorie, come ad esempio gli insegnanti, ma anche i magistrati, o nei concorsi dei militari, in graduatoria ad esaurimento dove prima o poi si viene assunti? La domanda non è naturalmente solo rivolta a Grasso, ma a tutte le forze politiche, che si apprestano alla campagna elettorale, ed è bene che diano risposte o facciano promesse concrete e impegni solenni. Nota bene: nessuno chiede assunzioni in massa senza concorso: ma solo che si pensi a risorse adeguate a fronte di 45mila abilitati dal 2013 ad oggi di cui solo una parte minima ha trovato collocazione. 
*Politecnico di BARI, fondatore del gruppo ASN