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Presidi, la beffa del merito

Mentre in Parlamento gli ex alleati Salvini e Di Maio giocano a fare il gatto con il topo centinaia di vincitori di concorso per dirigente scolastico stanno prendendo decisioni serie e in alcuni casi, dolorose, per la propria vita e quella delle loro famiglie

14/08/2019
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L'Huffington Post

Fabio Luppino

Mentre in Parlamento gli ex alleati Salvini e Di Maio giocano a fare il gatto con il topo centinaia di vincitori di concorso per dirigente scolastico stanno prendendo decisioni serie e in alcuni casi, dolorose, per la propria vita e quella delle loro famiglie. In moltissimi, dovranno emigrare da un capo all’altro del Paese. Sì - per rispondere all’obiezione di molti - lo sapevano perché il concorso era su base nazionale. Ma quel che sta accadendo - e di cui si parla poco o nulla - è che i più meritevoli di alcuni regioni - in particolare Campania, Sicilia e Lazio - si trovano oggi a scegliere una destinazione spesso a 500 chilometri da casa, dove dovranno stare almeno per tre anni. Con la beffa, possibile anche se non certa, che coloro che non entreranno in servizio quest’anno, nelle stesse regioni, perché hanno vinto sì il concorso, ma si trovano oltre la duemillesima posizione (gli idonei sono 2900) potranno in moltissimi casi, nel prossimo anno scolastico, riuscire a prendere la scuola vicino casa.

Questo succede perché le scuole senza preside sono oltre 4mila, ma per motivi di bilancio i posti che saranno coperti quest’anno sono meno della metà, 1984 (così resteranno le odiose, inutili e spesso dannose reggenze). Il pendolarismo senza ritorno nella maggior parte dei casi riguarda persone oltre i cinquant’anni (questa è l’eta media dei vincitori del concorso per dirigente scolastico) spesso con figli sui vent’anni, con marito/moglie si spera con un posto di lavoro nella regione di provenienza. Che fare? Spaccare famiglie? Partire e tornare ogni settimana? Va bene, faranno così, è inevitabile. Chi ha vinto questo concorso, prima delle prove, ha sostenuto corsi e ha studiato per almeno un anno e mezzo.

Il 55% dei vincitori del concorso è in questa situazione. Ma, gli stessi, si chiedono: quando l’anno prossima nella mia regione di provenienza si libereranno posti, o il Miur decidesse di mettere fine alle reggenze e coprire tutti i posti disponibili, in forza della graduatoria generale, potrò optare e tornare indietro, scegliere, cioè, prima di quelli che nella graduatoria sono arrivati molto più indietro? La domanda non è accademica. Sì, perché per garantire continuità alle scuole cui verranno assegnati i nuovi presidi dovranno restare almeno tre anni.  “Se da un lato il vincolo temporale sembra essere sorretto e giustificato dalla necessità di assicurare il buon andamento dell’azione amministrativa e il rispetto della durata dell’incarico conferito ai neo-dirigenti - si legge in una nota del sindacato Udir - dall’altro lato la lesione di posizioni giuridiche degli interessati ci spinge, quale sindacato di categoria, a verificare che il contemperamento di contrapposti diritti sia costituzionalmente sostenibile”.

Ecco. Tutto sarebbe stato pacifico se fosse stato possibile assegnare dirigenti per tutte le scuole che ne sono sprovviste, anche per garantire, o sperare di avere, in ogni istituto una maggiore efficienza e funzionalità. Ma così non è. Anzi, solo da pochi giorni il Miur ha precisato che i vincitori di concorso che hanno la legge 104 (perché assistono un familiare disabile) potranno avvalersene nella regione dove troveranno posto, cioè avranno la precedenza sugli altri. Cosa ripetutamente chiesta dai sindacati, ma sin qui ignorata dal Miur. Così come resta incomprensibile non aver valutato tra i titoli l’anzianità di insegnamento nella scuola, come se non fosse importante. Non si può avere tutto, in un paese dove chiunque parli del futuro si rivolge retoricamente alla funzione centrale della scuola, salvo trattarla con sciatteria.