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Prof in rivolta per l'europaga.

Da la Nazione/il Giorno/il Resto del Carlino dell'8 gennaio 2002 Prof in rivolta per l'europaga. La scuola italiana entra nell'anno nuovo navigando tra gli annunci di scioperi: cominciano i...

08/01/2002
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Da la Nazione/il Giorno/il Resto del Carlino dell'8 gennaio 2002

Prof in rivolta per l'europaga.

La scuola italiana entra nell'anno nuovo navigando tra gli annunci di scioperi: cominciano i presidi, seguono gli insegnanti. I primi si mobiliteranno l'11 gennaio per la mancata sottoscrizione formale da parte dell'Aran (l'agenzia di Stato delegata a trattare sui contratti del pubblico impiego) dell'ipotesi di accordo contrattuale dell'ottobre 2001. Non è sufficiente l'approvazione definitiva della Finanziaria 2002 : è necessario un terzo atto di indirizzo da parte del Governo che legittimi ufficialmente le scelte in materia retributiva assunte al tavolo negoziale. A tutt'oggi i dirigenti pubblici sono privi di contratto, e quindi sprovvisti di un'adeguata disciplina del proprio rapporto di lavoro, sia in termini giuridici che economici.
Si prosegue poi con lo sciopero generale di tutto il pubblico impiego, proclamato per il 15 febbraio, al quale aderisce anche il comparto scuola. In prossimità della scadenza contrattuale, la Finanziaria ha stanziato, per il rinnovo di tutti i contratti dei lavoratori del pubblico impiego, 1.240,48 milioni di euro per il 2002, altri 2.299,85 milioni per il 2003 e altrettanti per il 2004. I settori coinvolti sono gli enti locali, con 638 mila operatori; la Sanità, con 660 mila; l'Università, con 54 mila tra professori e tecnici ; la Ricerca Scientifica con 15 mila lavoratori e la Scuola con 873 mila.
Per il settore scuola, una parte consistente di risorse sono legate alla contrattazione integrativa del livello locale che premia, con un adeguato salario accessorio, la professionalità, l'autoaggiornamento e l'impegno per la valorizzazione della funzione del personale docente. Ma i finanziamenti sono giudicati dai sindacati confederali inadeguati, sia per retribuire i salari sia per il recupero della differenza tra inflazione programmata e inflazione reale. Si tratta complessivamente di oltre 206 milioni di euro per il 2002 , di 310 milioni di euro per il 2003 e 726 milioni di euro per il 2004, vincolati in parte alla contrattazione integrativa e al risparmio che i dirigenti scolastici sapranno operare sugli organici.
La richiesta di adeguare poi gli stipendi degli insegnanti italiani a quelli dei colleghi europei è alla base della rivendicazione di categoria. Esiste un'indubbia sperequazione tra la busta paga dei nostri docenti e quella dei colleghi dell'Unione. Un insegnante italiano in media ha una busta paga di 1200 euro, un francese 1800, un tedesco 2400 euro: la media europea si attesta sui 2000 euro mensili e l'orario di lavoro è simile per tutti i docenti, con circa un 7 per cento in meno per gli insegnanti italiani.
Ma la differenza più evidente è nella progressione di carriera e nel potere di acquisto legato al salario. Un maestro italiano a inizio carriera ha un potere di acquisto annuo di circa 33 milioni in lire, mentre un tedesco può spenderne più di 56. E un docente italiano con 15 anni di anzianità ha un potere di acquisto superiore solo ai suoi colleghi svedesi e greci.
All'orizzonte non si intravedono aumenti anche a fronte di una Finanziaria che prevede adeguamenti degli stipendi dell'1,6 per cento contro il 2,7 di inflazione reale. La partita si gioca sulla contrattazione integrativa: maggiore salario legato all'impegno del lavoratore.
di Alessandra Servidori