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Pubblico impiego, è sciopero - I sindacati: offerta irricevibile

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25/10/2001
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La Repubblica

Pubblico impiego, è sciopero
I sindacati: offerta irricevibile

Tremonti bis, il governo corre ai ripari per la copertura
Rottura a metà sui contratti, Cgil, Cisl e Uil proclamano agitazioni per comparto. Ulivo, gli emendamenti alla Finanziaria

RICCARDO DE GENNARO


ROMA - Un aumento di 9.900 lire al mese per i dipendenti pubblici. È questa l'offerta che il sottosegretario alle Finanze, Mario Baldassarri, ha sottoposto ieri ai sindacati che l'hanno giudicata "irricevibile" per il recupero della differenza tra inflazione programma e inflazione reale nel biennio 20002001. La richiesta sindacale è di 75.900, equivalente al pieno recupero del divario come previsto dagli accordi di luglio. La sensibile distanza tra le due posizioni (un aumento dello 0,3 per cento a fronte di una richiesta del 2,3) non ha per ora provocato una rottura al tavolo delle trattative, ma ha convinto i sindacati del pubblico impiego sulla necessità di proclamare uno sciopero della categoria articolato per comparti: i settori coinvolti sono infatti lo Stato, il parastato, gli enti locali e la sanità, complessivamente 1,6 milioni di lavoratori. I lavoratori si fermeranno per tre ore il 9 novembre, in vista poi di uno sciopero generale che, se il governo non troverà le risorse per gli aumenti, dovrebbe cadere a distanza ravvicinata.
I sindacati parlano di "retromarcia" del governo rispetto alle aperture dei giorni scorsi e di scarsa coerenza tra le promesse di rispetto degli accordi sul costo del lavoro e la posizione assunta nell'incontro di ieri: "Non chiediamo la luna, ma solo quello che i lavoratori hanno perso in questi due anni". Il governo, tuttavia, sembra assai più preoccupato di trovare le risorse per coprire la Tremonti bis, la legge sugli utili delle imprese. Ieri ha infatti presentato un emendamento all'articolo uno della Finanziaria che dovrebbe servire ad assicurare la copertura della legge. L'emendamento stanzia "un massimo di 1.503 milioni di Euro (circa 3.000 miliardi di lire) per ciascuno degli anni 2002 e 2003". Le risorse dovrebbero essere reperite da un fondo istituito dalla Finanziaria dell'anno scorso nel quale confluiscono le eventuali maggiori entrate che risultano dall'aumento delle basi imponibili dei tributi erariali e dei contributi sociali per effetto della stessa finanziaria. La mossa del governo ha suscitato dure reazioni e richieste di chiarimenti da parte dell'opposizione. "E' un precedente pericoloso ed è l'ammissione che avevamo ragione noi quando dicevamo che la Tremonti bis è gravemente scoperta e che la legge è stata approvata in violazione dell'art. 81 della Costituzione", dice Enrico Morando, responsabile economico dei Ds.
L'Ulivo ha presentato un pacchetto di emendamenti alla Finanziaria (75 in tutto, articolati su quattro aree: sostegno all'economia; scuola, università e ricerca; tutela sociale; pubblica amministrazione), che vanno ad aggiungersi a quelli presentati dai singoli gruppi. Secondo le stime dell'Ulivo, Berlusconi a parole promette la riduzione della pressione fiscale, ma nei fatti l'aumenta. Dice l'ex premier Giuliano Amato: "I contribuenti perdono 2.400 miliardi di mancata riduzione delle aliquote Irpef, previsto dalla Finanziaria scorsa a partire dal 2002 e 3.0003.500 miliardi di negata restituzione del fiscale drag". L'attacco alla Finanziaria si completa con l'iniziativa di Cgil, Cisl Uil che ieri alla vigilia del primo incontro "tecnico" tra governo e parti sociali su pensioni e mercato del lavoro hanno denunciato l'orientamento della manovra a favore del Nord e contro il Sud, con lo svuotamento dei patti territoriali. I sindacati precisano che la Finanziaria del governo del centrodestra stanzia a favore delle aree depresse 12.500 miliardi in meno della precedente e per il 2002 ne depenna 4.000 da quelli previsti per lo stesso anno dalla Finanziaria dell'anno scorso.