Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica-Bush rivoluziona la scuola

Repubblica-Bush rivoluziona la scuola

E' la prima legge di modifica del sistema dal 1965. Destra e sindacati protestano Bush rivoluziona la scuola "Soldi solo a chi sa insegnare" La riforma premia il pubblico, ma con alti standard. ...

09/01/2002
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

E' la prima legge di modifica del sistema dal 1965. Destra e sindacati protestano
Bush rivoluziona la scuola "Soldi solo a chi sa insegnare"
La riforma premia il pubblico, ma con alti standard.
Finanziamenti per 30 miliardi di euro in base a test periodici sul rendimento
Respinto il progetto dei "voucher", che avrebbe travasato tutti i fondi negli istituti privati
DAL NOSTRO INVIATO VITTORIO ZUCCONI
Washington '#8212; Nel segno del sempre invidiabile pragmatismo e del senso di responsabilità collettiva che distingue la politica americana nei passaggi cruciali, è diventata legge da ieri la prima riforma scolastica dal 1965 oggi ed è partita con la riaffermazione solenne della centralità dell'insegnamento pubblico. E' nata la riforma della scuola che il candidato Bush aveva promesso in campagna elettorale nel nome delle ideologie di parte, ma che il presidente Bush ha saggiamente modificato, nel nome dell'interesse nazionale, abbandonando quei controversi "buoni scuola" che pure la destra confessionale aveva tanto voluto.
Invece, sulle scuole pubbliche americane, dall'asilo alla dodicesima classe, l'ultima del liceo, cadrà una pioggia di soldi federali, ben 26 miliardi di dollari, quasi 30 miliardi di euro in più all'anno, ma la grande carota nasconde un grosso bastone: per ottenere la loro quota di finanziamenti, le scuole dovranno dimostrare di esserseli meritati, di insegnare davvero e di non essere semplici macchine da pezzi di carta. E se questo non piace a maestri e professori sindacalizzati, il mondo della scuola pubblica può vantare una grande vittoria. Bush ha rinunciato ai voucher, a quei "buoni scuola" che la destra religiosa pretendeva per finanziare i pochi con i soldi di tutti, nella crociata contro l'insegnamento pubblico tristemente scimmiottata da politicanti in altre nazioni.
Da oggi, dunque, sono i professori a essere sotto esame in America insieme con i loro ragazzi. La legge di riforma firmata dal presidente nella palestra di un liceo statale dell'Ohio, in quello che lui stesso, l'ideologo del 2000 divenuto il pragmatico del 2002 ha chiamato "il cuore dell'America, la scuola pubblica", tocca un sistema scolastico che nessuno aveva più osato modificare dalla lontanissima riforma di Lyndon Johnson, 37 anni or sono. Ma non pretende di stravolgere cicli, di cambiare curricula o di reinventare l'insegnamento. Parte invece dal presupposto, così classicamente americano, che la sostanza importa più della confezione e il problema delle scuole americane non sono le materie di insegnamento o i computer in classe, ma il modo con il quale sono insegnate. Elementari, medie, high school americane stavano diventando, nel settore pubblico, semplici recinti temporanei per i figli delle classi marginali, cinghie di trasmissione verso titoli e diplomi che non impedivano lo scandalo di liceali diplomati eppure "tecnicamente analfabeti".
Ma ora, dice Bush che ha firmato la riforma al fianco di Ted Kennedy, il leader della sinistra democratica, "non ci saranno più scuse. I soldi ci sono, gli insegnanti non potranno più lamentarsi di non avere i mezzi, ma saranno chiamati a rispondere del loro lavoro, a dimostrare che i loro studenti sanno leggere, scrivere e far di conto", obbiettivo minimalista eppure già rivoluzionario. Ai singoli stati della federazione americana, nella sola, ma importante concessione all'ideologia anti centralista dei conservatori, spetterà il compito di disegnare test annuali per misurare dal 2005 il livello di apprendimento dei loro alunni, un esame che metterà indirettamente alla prova gli insegnanti e non gli allievi. "Chi fallirà, dovrà pagare le conseguenza del fallimento, le scuole che non saranno all'altezza degli standard stabiliti dagli stati, si vedranno negati i fondi". E le famiglie avranno sovvenzioni per trasferire i figli in altre scuole migliori, ma sempre all'interno del sistema pubblico.
I sindacati della scuola, che negli Stati Uniti sono rimasti tra i pochi sindacati forti e potenti, si erano opposti a questa responsabilizzazione delle cattedre e il loro voto era andato, come sempre, al partito democratico che è il difensore dei diritti acquisiti nella scuola pubblica. Ma la minaccia dei "buoni scuola" è stata più forte della paura di essere messi sotto esame, perché i voucher, gli assegni che il governo avrebbe passato ai genitori che volevano spostare i figli in scuole private, si sarebbero tradotti in una gigantesca trasfusione del danaro di tutti alle scuole dei pochi e dunque in un nuovo deperimento dell'insegnamento pubblico. La minaccia ha funzionato. Ted Kennedy, il santo protettore del sindacato insegnanti, ha offerto il voto della sinistra alla riforma in cambio della rinuncia ai buoni scuola tanto cari alle scuole confessionali, Bush ha incassato quello che poteva, rinunciando a uno scontro che sarebbe stato amarissimo per tutti e ha comunque potuto dire, oggi, di avere mantenuto l'impegno a intervenire nel mondo della scuola. E di agire perché "nessun bambino sia lasciato indietro", come diceva il suo slogan.
Il successo di questa riforma non è, naturalmente, garantito. Gli insegnanti hanno ragioni di temere test generalizzati che non terranno conto delle spaventose differenze sociali, e dunque culturali, tra una scuola pubblica in un ghetto di Los Angeles abitato da figli di immigrati e scuole nei buoni sobborghi bianchi, dove il sostegno delle famiglie e il livello di cultura generale è radicalmente più elevato. Ma il tentativo di impedire il crescente degrado di istituti che tiravano a campare promuovendo tutti, senza curarsi dell'apprendimento reale, era necessario, in un'America dove il gap tra i prodotti delle scuole private e i profughi di quelle pubblica stava diventando abisso. E Bush, uno dei presidenti più "ideologizzati" del dopoguerra, ha dimostrato di avere più senso dello stato, più sensibilità al bene comune, di quando gli fosse stato dato credito. I professori dovranno tornare tra i banchi degli studenti, ma avranno almeno il conforto di avere sentito dire da Bush che, nell'anno 2002, la scuola pubblica resta il motore e il cuore indispensabile di una società democratica ed egualitaria.