Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Repubblica-Centosessanta professori di Diritto contro le aggressioni alla magistratura -Gli attacchi del governo impediscono di insegnare

Repubblica-Centosessanta professori di Diritto contro le aggressioni alla magistratura -Gli attacchi del governo impediscono di insegnare

Centosessanta professori di Diritto contro le aggressioni alla magistratura "Gli attacchi del governo impediscono di insegnare" Tra i firmatari ci sono i più autorevoli giuristi...

13/12/2001
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Centosessanta professori di Diritto contro le aggressioni alla magistratura
"Gli attacchi del governo impediscono di insegnare"
Tra i firmatari ci sono i più autorevoli giuristi italiani, da Grosso a Ferrua, a Chiarloni
"Anche il fascismo diffamava i giudici giusti indicandoli come pretori rossi"
ALBERTO CUSTODERO


centossessanta professori di diritto sono insorti contro gli attacchi alla magistratura milanese e hanno firmato un documento durissimo contro il governo: "Basta: queste aggressioni così violente hanno tolto la serenità nelle aule universitarie, gli studenti sono disorientati. Coloro che stanno studiando con l'intenzione di intraprendere la carriera in magistratura, sono preoccupati". L'appello, un documento tecnico, non politico, vede fra i firmatari i più autorevoli giuristi d'Italia (quasi tutti di area moderata) e, fra questi, decine sono di Torino come Carlo Federico Grosso, ex vice presidente del Csm, Paolo Ferrua e Sergio Chiarloni. I toni delle polemiche di questi giorni, e in particolare la mozione approvata a maggioranza dal Senato il 5 dicembre scorso, secondo i giuristi italiani "mettono a repentaglio le stesse fondamenta dello Stato costituzionale". La storia, a 80 anni di distanza, sembra ripetere le sue pagine più inquietanti. Nei primi tempi del fascismo '#8212; ricordano i giuristi '#8212; Aurelio Sansoni era stato oggetto di una campagna diffamatoria che lo dipingeva come "pretore rosso". "Non era in realtà né rosso né bigio, era solo una coscienza tranquillamente fiera, non disposta a rinnegare la giustizia per fare la volontà degli squadristi che invadevano le aule. Era semplicemente un giudice giusto e per questo lo chiamavano 'rosso'". Borrelli "rosso" come Sansoni, gli "squadristi" non ci sono più, ma le aule universitarie sono state invase da un clima di tensione con gli attacchi frontali del Polo alla procura di Milano. Osserva il professor Chiarloni: "Se l'imputato rispetta le istituzioni, come avvenuto a Torino da parte del dottor Romiti nei confronti del pm Gian Giacomo Sandrelli, la legge segue il suo corso senza conflitti istituzionali. Se, però, come nel caso dell'onorevole Previti, il pm è aggredito politicamente, non c'è da stupirsi se un procuratore come Borrelli, tirato per i capelli, 'esterni' per potersi in qualche modo difendere". Non s'è mai verificato nella storia parlamentare dell'Italia unita, si legge nel documento, che il Senato abbia "sottoposto a violente critiche alcuni provvedimenti giudiziari relativi a processi penali in corso, qualificandoli come errati nel merito, eversivi del corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali e lesivi delle prerogative del legislatore. Il tutto nel quadro di gravissime accuse rivolte a singoli magistrati che avrebbero tentato, e tenterebbero tuttora, "di usare l'alto mandato, con le relative prerogative previste dalla Costituzione, a fini di lotta politica, fino ad interferire nella vita politica del Paese utilizzando in maniera strumentale i più svariati capi di accusa di sapore chiaramente illiberale"". A questa "intimidazione" 160 giuristi si sono ribellati per tutelare gli studenti di oggi, i magistrati di domani.