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Repubblica: "Ci vogliono coraggio e solidarietà finora aiuti solo alla grande finanza"

Epifani: contro la crisi risposte insufficienti, prendiamo esempio dalla Germania non esiste un governante, dagli Usa alla Francia, dal Regno Unito alla Germania che non punti ad investire nel futuro, nella ricerca, nella scuola, per ribaltare le difficoltà del presente

02/01/2009
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la Repubblica

Le aste dei Bot e le misure per i precari

Non ho sottovalutato le preoccupazioni di Tremonti sul debito pubblico, ma ho visto anche che a dicembre le aste dei Bot sono andate bene, quindi per il 2009 si trovino margini per finanziare misure di sostegno

LUCA IEZZI

ROMA - «Ho particolarmente apprezzato che il presidente abbia sottolineato i tre elementi necessari per riconoscere e affrontare la crisi: innanzitutto, citando il presidente Roosevelt, ha invitato a non averne paura per non innescare pericolose spirali di sfiducia. Al tempo stesso ha chiesto di non edulcorarla, creando mondi "virtuali" in cui la situazione non è poi così grave, come spesso ha fatto il presidente del Consiglio. Invece il realismo ci dice che la crisi c´è e che nel 2009 si farà sentire ancora di più sui lavoratori. Il terzo elemento è quello della responsabilità e della grande solidarietà necessaria in questo frangente. Il presidente ha ben inquadrato le categorie più colpite: i precari, i giovani e gli anziani e ha chiesto "di star vicino a loro e alle loro famiglie" trovo sia l´espressione giusta».

Il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, è stato uno dei primi a telefonare a Giorgio Napolitano nelle ore immediatamente successive al discorso di fine anno per esprimergli il proprio apprezzamento. Naturalmente dice di «riconoscersi pienamente» nei toni e negli auspici con cui il Quirinale ha chiesto alle istituzioni politiche e alle parti sociali di lavorare insieme contro le difficoltà economiche degli italiani. Un appello che secondo il segretario dimostra come le misure del governo siano state insufficienti, specie se si confrontano con i piani e le risorse messe in campo dagli altri paesi.

Segretario, nemmeno l´annunciato intervento di rafforzamento degli ammortizzatori sociali e l´estensione dei sussidi ai precari cambiano l´accusa di "basso profilo" rivolta al governo?

«Finora l´esecutivo ha fatto due passi concreti: ha steso una rete di protezione verso le banche, le cui misure sono ancora da attuare, e ha cercato di contrastare le aree di maggior disagio tra la popolazione. Ma su questo fronte l´aiuto arrivato è tutt´al più marginale. Prendiamo l´esempio della social card: ne sono state emesse 300 mila quando si parlava di 1,2 milioni di beneficiati, inoltre molti che pensavano di averne diritto hanno scoperto di non poterla ottenere, il loro reddito è basso, ma comunque superiore alla soglia richiesta per potervi accedere. Sugli ammortizzatori sociali a favore dei precari si sta facendo troppo poco e in particolare mi spaventa il ritardo con cui ci si sta muovendo. Quando, tra qualche mese, le nuove norme saranno pronte, migliaia di persone saranno state già espulse dal mondo del lavoro. I mancati rinnovi sono un fenomeno in esplosione, ma è cominciato tre-quattro mesi fa, costoro rischiano di rimanere senza tutela».

Il presidente Napolitano ha chiesto una collaborazione tra governo, imprese e sindacati perché ognuno faccia la propria parte, ma sulle ricette per fronteggiare la crisi l´accordo finora non c´è mai stato. È possibile trovare un piano condiviso?

«Certo, una delle richieste del nostro sciopero era un tavolo d´emergenza che coinvolgesse tutti, istituzioni politiche, in cui metto anche gli enti locali, sindacato e mondo imprenditoriale. Parimenti abbiamo chiesto che si aprisse un confronto in Parlamento per ascoltare i punti di vista di tutti. Ovviamente non pretendiamo che tutto sia concertato all´unisono, è il governo che alla fine si prende la responsabilità di decidere, ma il confronto deve esserci. Invece abbiamo avuto risposte parziali, come la task force sull´occupazione e la cassa integrazione, ma come si fa a discutere un problema specifico se manca il quadro generale? È l´errore basilare di tutta l´azione del governo».

Pensa che il governo continui a sottovalutare la crisi?

«In questi giorni abbiamo visto le più grandi autorità morali del Paese parlare della crisi economica. Prima del Presidente della Repubblica, Papa Benedetto XVI aveva puntato il dito contro le difficoltà dei lavoratori precari e in generale aveva sottolineato le iniquità tipiche di un certo modello di sviluppo. Il cardinale Dionigi Tettamanzi a Milano, con il fondo a favore di perde il lavoro, ha ribadito la forte sensibilità sociale della Chiesa. Di fronte a queste sollecitazioni non si può rispondere continuando a tenere il basso profilo. Ricordo che nel resto d´Europa, senza riguardo per il colore e l´orientamento dei governi, hanno dato risposte di dimensioni ben diverse. Nei prossimi giorni la Germania varerà probabilmente un altro pacchetto ben più forte del precedente, relegandoci ancor di più all´ultimo posto».

Anche lei è convinto, come Napolitano, che da questo momento di difficoltà può nascere una società "più giusta", in grado di promuovere la mobilità sociale grazie all´educazione e alla formazione?

«Penso che sia la strada obbligata, anche qui non esiste un governante, dagli Usa alla Francia, dal Regno Unito alla Germania che non punti ad investire nel futuro, nella ricerca, nella scuola, per ribaltare le difficoltà del presente. Anche in raffronto alle loro risposte dobbiamo impiegare più risorse».

Rispetto agli altri paesi c´è però il problema del nostro debito pubblico che riduce in maniera pesante la quantità di capitali a disposizione dello Stato

«Non ho sottovalutato le preoccupazioni del ministro dell´Economia riguardo al nostro debito pubblico, però ho visto anche che a dicembre le aste dei Bot e delle altre emissioni del debito sono andate tutte molte bene, quindi per il 2009 si possono e si devono trovare dei margini di manovra più ampi per finanziare nuove misure di sostegno».