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Repubblica it: Ricercatori e scienziati al governo "Così dilaga la fuga dei cervelli"

Giornata di protesta della ricerca. Manifestazione a Roma, quasi 30mila adesioni e l'intervento di molti dei più noti scienziati italiani

31/03/2006
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la Repubblica

ROMA - E' stata la giornata della protesta del mondo della ricerca italiana, dopo le tante grida d'allarme anche internazionali per l'abbandono di un settore decisivo per il futuro di ogni paese. Oltre un migliaiao di ricercatori si sono riuniti davanti alla sede del Cnr, a Roma, in rappresentanza degli oltre 28 mila che hanno aderito alla manifestazione promossa dall'Osservatorio della Ricerca per protestare contro la politica del governo, che ha portato "ad una gestione fallimentare e clientelare della ricerca in Italia", e per chiedere "una gestione democratica del Cnr". A sostenerli vari sindacati del settore, il sindacato nazionale scrittori, e vari scienziati, da Carlo Bernardini a Tullio De Mauro, da Giunio Luzzatto e Tullio Regge.

Da loro un auspicio: che "si possa uscire al più presto da questo incubo". E così sono stati molti gli scienziati che hanno fatto arrivare la propria adesione. "Cinque anni fa avevo detto che stavamo per entrare in un inverno culturale - ha affermato il fisico Carlo Bernardini - e così è stato. Mi è sembrato di vivere un vero e proprio incubo: venivo da un mondo - ha sottolineato - in cui esisteva una ricerca libera e mi sono invece ritrovato in un mondo in cui i giovani non avevano altra possibilità che scappare via e cercare asilo in altri Paesi".
Della stessa opinione il matematico Giunio Luzzatto, il quale ha denunciato come un altro "buco nero" della politica del governo di centrodestra in questi anni sia stata la cancellazione della "dimensione europea" della ricerca: "Bisogna rilanciare - ha detto - una seria politica di europeizzazione, poiché uno dei punti di maggior debolezza dell'Italia è stato proprio questo. Un esempio? Solo l'Italia e la Polonia si sono opposte all'istituzione di un Consiglio europeo della ricerca che fosse governato dagli stessi ricercatori; la loro richiesta - ha concluso Luzzatto - era che ai vertici vi fosse esclusivamente il potere politico rappresentato dai ministri".

Una protesta anche da Ignazio Marino, direttore del centro trapianti di Philadelphia e candidato dei Ds al Senato: "La politica - dice la mano pesante sul lavoro degli scienziati. Ed è per questa ragione che diventa necessario che i politici tornino al loro ruolo, che è quello di programmare e favorire la ricerca e non quello di scegliere i curricula degli scienziati. Anche perché i politici non hanno le capacità per valutarli".

E il leader dei Ds Piero Fassino fa rientrare il tema nella polemica elettorale: "l'Unione intende investire molto di più, - ha detto - per arrivare nel 2011 al 2-3 per cento sul prodotto interno lordo, ma con strumenti di valutazione della qualità della ricerca". Secondo Fassino vanno assunti "cinquemila nuovi ricercatori stabili, non precari, nelle Università".