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Scuola al via, ma mancano ancora gli insegnanti

Scuola. Picco di supplenze in arrivo. Decreto «salva precari» appeso all'ultimo filo

03/09/2019
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il manifesto

Giansandro Merli

Le campanelle delle scuole italiane stanno per tornare a suonare. Con alcune novità e la solita, ma ancor più grave, carenza di docenti. Per prime apriranno le aule della provincia autonoma di Bolzano, giovedì prossimo. Lunedì 9 tocca al Piemonte e tra l’11 e il 16 alle altre regioni. In Puglia il via sarà mercoledì 18. Il rientro interessa 8,5 milioni di studenti e 800mila docenti.

SARÀ PIÙ CONTENUTO il numero di scuole «in reggenza», cioè rimaste senza un dirigente scolastico (Ds) e affidate a quello di un altro istituto. Negli scorsi anni avevano raggiunto le 2mila unità. Numero pari a quello dei nuovi dirigenti vincitori di concorso assunti in queste settimane. Secondo il sindacato di categoria Udir, però, rimarranno comunque circa 500 «istituzioni scolastiche non assegnate ai vincitori dell’ultimo concorso».

ALTRA NOVITÀ è la reintroduzione dell’educazione civica, approvata dal governo uscente. Conterà su un totale annuo di 33 ore e sarà a carico di tutto il corpo docente. Nelle scuole superiori, poi, sarà rivisto il meccanismo dell’alternanza scuola-lavoro introdotto dalla Buona Scuola di Matteo Renzi. Le promesse di cancellazione del discusso provvedimento da parte del governo giallo-verde sono rimaste tali. È cambiato solo il nome, in «percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento», ed è stato ridotto il numero minimo di ore di lavoro obbligatorie.

LA QUESTIONE PIÙ CALDA, comunque, rimane quella dei docenti precari. Quota 100 e le mancate assunzioni faranno schizzare il numero di supplenze necessarie. Per il ministero le nomine di docenti a tempo determinato saranno circa 120mila. Le stime dei sindacati oscillano tra le 120mila (Flc Cgil) e le 200mila (Anief) unità. Alla fine del governo pentaleghista non solo il concorso promesso a più riprese dal ministro uscente Marco Bussetti (quota Lega) non è mai stato indetto, ma è saltato anche il decreto che avrebbe permesso l’entrata in ruolo di 53.637 prof. Il provvedimento è stato approvato il 6 agosto scorso, all’interno del cosiddetto «salvaprecari», con la formula «salvo intese». Lo avrebbero dovuto sottoscrivere tutti i ministri, ma pochi giorni più tardi le intese tra 5S e Lega sono saltate. Il suo destino non è chiaro e rimane appeso alla possibilità di una pubblicazione in Gazzetta ufficiale al pari di altri decreti simili.

L’ESAURIMENTO delle graduatorie porterà a un aumento delle chiamate attraverso la procedura della «messa a disposizione», con cui i potenziali supplenti non iscritti in terza fascia si candidano presso le singole scuole e sono nominati direttamente dai presidi. La circolare annuale sulle supplenze per il 2019/2020 del 28 agosto ha introdotto forme di regolamentazione di queste chiamate, come la pubblicazione degli elenchi dei candidati e il conferimento delle supplenze a seguito di procedura comparativa. Per l’associazione nazionale presidi (Anp), però, tali misure sono inattuabili per ragioni tecniche dovute all’aggravio del lavoro delle segreterie e perché la procedura comparativa nelle amministrazioni pubbliche riguarda i lavoratori autonomi e non quelli dipendenti, come i supplenti. In un comunicato diffuso ieri, l’Unione sindacale di base (Usb) scuola ha contestatola posizione dell’Anp: «I dirigenti scolastici pretendono mano libera, chiamando chi più gli aggrada, senza bisogno di giustificare le proprie scelte e senza necessità di rendere pubbliche le procedure».

A BREVE, salvo sorprese, la palla dovrebbe passare al governo 5S-Pd. Un rilancio vero della scuola non può che partire dal rifinanziamento di un comparto che in 10 anni ha perso 9 miliardi. Altrimenti a essere rilanciate saranno solo le solite promesse.