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Scuola, altolà di Fedeli: "Inaccettabili le pubblicità classiste dei licei"

'intervento della ministra dopo la denuncia di "Repubblica" sugli istituti che presentano come un vantaggio l'assenza fra gli alunni di poveri, disabili e stranieri. "Così si viola la Costituzione e si nega la nostra vocazione all'accoglienza. Ho chiesto un monitoraggio all'Invalsi, prenderemo provvedimenti"

09/02/2018
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la Repubblica

ROMA – Le scuole che, per attrarre studenti, "descrivono come un vantaggio l'assenza di stranieri o di studenti provenienti da zone svantaggiate o di condizione socio-economica e culturale non elevata" violano i principi della Costituzione e travisano completamente il ruolo della scuola.  A dirlo è la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, dopo la denuncia di “Repubblica”che ha raccontato come molti licei, da Milano a Roma, presentino come propri punti di forza (che favoriscono "la coesione" e "l’apprendimento") proprio l’assenza tra gli alunni di ragazzi di origine straniera, poveri e disabili.Accade sul portale istituzionale "Scuola in chiaro", dove ogni istituto pubblica il proprio Rav (Rapporto di autovalutazione): uno strumento nato per aiutare ragazzi e famiglie a scegliere la scuola confrontando le diverse opzioni. Diversi i casi citati da "Repubblica": "Tranne un paio, gli studenti sono italiani e nessuno è disabile", scrive ad esempio il classico romano Visconti. Mentre il genovese D’Oria sottolinea come l’assenza di "gruppi particolari" (ad esempio nomadi) offra ai ragazzi un "background favorevole". "Non posso che stigmatizzare – spiega la ministra - il linguaggio utilizzato da alcuni istituti". Così "si fa un passo indietro rispetto a una delle caratteristiche fondanti della scuola italiana: la capacità di inclusione e integrazione, riconosciuta anche a livello internazionale. E si nega di fatto l’articolo 3 della Costituzione" ('Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge', ndr).
 
La scuola di cui abbiamo bisogno, spiega Fedeli, è "inclusiva, capace di rispettare e valorizzare le differenze. Una scuola dove nessuno si senta escluso e dove tutti i ragazzi possano (indipendentemente da provenienza e condizioni) essere formati a diventare cittadini consapevoli. Perciò, conclude la ministra,  "scriverò oggi stesso all'Invalsi (l'istituto nazionale di valutazione, ndr)  perché faccia immediatamente un attento monitoraggio dei Rav in riferimento a questo tipo di episodi. L'autonomia delle scuole è sacra. Ma ci sono principi irrinunciabili cui tutti dobbiamo ispirarci". Invece, "leggendocerte espressioni sembra che qualcuno li abbia dimenticati. Alcune frasi appaiono gravi, persino classiste. Non sono tollerabili e prenderemo provvedimenti”. Tanto più, avverte, che proprio il Rav "rientra fra gli strumenti di valutazione" delle scuole e dei presidi.