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Scuola, caos nelle chiamate dei nuovi presidi

La denuncia dei sindacati: le Regioni procedono in ordine sparso. La Cisl: "Non si escludono ricorsi"

14/08/2019
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la Repubblica

Ilaria Venturi

on c'è pace per il concorso dei dirigenti scolastici. Non solo i vincitori saranno assunti sub iudice - pesa l'udienza pubblica fissata dal Tar il 17 ottobre dopo i ricorsi - ma ogni ufficio scolastico regionale sta procedendo in ordine sparso nelle chiamate, senza passare dalla graduatoria nazionale. E con criteri differenti: chi permette ai neo presidi di indicare appena cinque preferenze ispetto alle scuole, chi venti, chi oltre cento.

Il quadro è differente a seconda delle Regioni. In Lombardia, ad esempio, i vincitori di concorso potranno esprimere venti sedi e le province lombarde in ordine di preferenza. Fatta poi salva la discrezionalità dell’amministrazione. In Toscana invece le preferenze sono solo cinque e l’assegnazione avverrà non solo considerando la posizione in graduatoria, ma anche valutando le esperienze riportate nel curriculum. Nel Lazio le preferenze concesse sono oltre cento.
 

La mappa di denuncia è della Cisl scuola. In Emilia Romagna altri criteri: le sedi da indicare sono dieci, però devono essere in almeno tre diverse province della regione. Spiega l'ufficio scolastico regionale nella circolare: "Per l'individuazione della sede di primo incarico, l'ufficio prenderà in esame, scorrendo i candidati in ordine di graduatoria, le preferenze espresse", valutando "l'esperienza nell'attività di insegnamento, in relazione alle caratteristiche ed agli obiettivi delle istituzioni scolastiche richieste". Le indicazioni di sedi saranno "necessariamente contemperate con le esigenze di buon andamento, efficacia ed efficienza delle istituzioni scolastiche" che l'Usr considererà incrociandole con i curricola dei neo-dirigenti e con alcuni criteri. Ad esempio, l'Usr "ritiene opportuno, di norma, assegnare per il primo incarico di direzione un'istituzione scolastica afferente al medesimo grado o ordine di scuola di provenienza del candidato". Ai candidati già in servizio come docenti in regione non sarà assegnata la sede in cui insegnano.

Nelle Marche - scrive il sindacato - "incontriamo una soluzione ancora differente: solo la provincia verrà assegnata secondo l’ordine di precedenza in graduatoria, mentre la sede scolastica sarà attribuita sulla base delle esperienze pregresse, titolo di studio e istituto di provenienza. L’indicazione dell’istituto di provenienza appare singolare, considerando che la funzione dirigenziale alla quale il concorso abilita non prevede distinzioni tra dirigenti di scuola primaria o secondaria". 

La Cisl scuola chiede un intervento del Miur. "Una situazione così caotica è del tutto inaspettata" dichiara la segretaria Lena Gissi reclamando criteri omogenei nell'assegnazione delle sedi per i nuovi presidi, ovvero il riferimento alla graduatoria. Una linea concordata dai sindacati con il Miur. "L’amministrazione ha condiviso che nel conferimento del primo incarico è necessario fare riferimento esclusivo alla graduatoria, anche perché la posizione di merito in graduatoria deriva non solo dal punteggio delle prove, ma pure dalla valutazione del curricolo professionale e dei titoli che pertanto sono stati già oggetto di apprezzamento".

Diversa la posizione dell'associazione nazionale presidi (Anp): "Si tratta di incarichi dirigenziali, l'ordine di graduatoria vale fino a un certo punto - spiega il presidente Antonello Giannelli - Più rilevante è che l'amministrazione valuti le esperienze pregresse: se docente è esperto di musica, per esempio, è più utile che vada a dirigere un istituto che ha un forte indirizzo musicale. Un principio di buon senso codificato da una legge".