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Scuola, contratto in stallo su orari sanzioni e aumenti

Il negoziato per il rinnovo del contratto della scuola, che con oltre un milione di dipendenti costituisce il comparto più numeroso del pubblico impiego, non riesce a decollare.

16/01/2018
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Il Messaggero

ROMA Il negoziato per il rinnovo del contratto della scuola, che con oltre un milione di dipendenti costituisce il comparto più numeroso del pubblico impiego, non riesce a decollare. Ieri c'è stato un altro incontro tra i sindacati e l'Aran, l'agenzia governativa che tratta per il governo, definito dai partecipanti «interlocutorio». Le parti si rivedranno domani per provare a mettere almeno un punto. Il nodo centrale che deve essere sciolto riguarda le relazioni sindacali. Il presidente dell'Aran, Sergio Gasparrini, ha insistito molto sulla prevalenza della legge rispetto al contratto, sia della riforma del pubblico impiego che delle norme della «Buona scuola». I sindacati, invece, hanno una visione diametralmente opposta: chiedono che su alcuni punti centrali, come l'articolazione dell'orario di lavoro, la contrattazione di istituto e quella integrativa, la distribuzione delle risorse, i poteri delle Rsu, il contratto possa derogare alle norme di legge. 
LA DISCUSSIONEUna rappresentazione plastica delle distanze negoziali si è avuta proprio ieri, quando l'Aran ha consegnato ai sindacati una bozza di contratto e la discussione si è concentrata sulle sanzioni disciplinari. Il testo recepiva le nuove regole della riforma del pubblico impiego, ma i sindacati hanno contestato i troppi poteri sanzionatori attribuiti ai dirigenti scolastici, definiti da qualche partecipante alla riunione «inquisitori, accusatori e giudici». Insomma, troppi poteri concentrati nelle mani di uno solo. Così, prima di andare avanti in qualsiasi altra discussione, i rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto di dedicare una seduta negoziale «ad hoc» proprio alle relazioni sindacali, per stabilire una volta per tutte cosa andrà inserito nel contratto e cosa sarà lasciato alla legge. Questo punto, delicatissimo, verrà trattato nella riunione di domani. Solo dopo si entrerà nel vivo delle altre questioni, a cominciare da quella economica. Ieri il presidente Gasparrini ha rassicurato sull'arrivo a breve di una integrazione all'atto di indirizzo del ministro, in modo da ricomprendere nella trattativa anche i fondi della Buona scuola. Ma al momento quell'integrazione non sarebbe ancora arrivata. Per il resto la parte economica del contratto della scuola ricalcherà quella dei ministeri. L'aumento sarà del 3,48% delle retribuzioni. Per raggiungere gli 85 euro indicati nell'accordo di novembre del 2016, verrà pagato da marzo a dicembre di quest'anno un «elemento perequativo» in grado di coprire la differenza. Ma si riuscirà a firmare il contratto prima del voto? «I tempi», dice Elvira Serafini, segretario generale dello Snals, «saranno quelli giusti che matureranno a seconda della discussione. Noi», aggiunge, «non abbiamo fretta, non vogliamo un contratto raffazzonato e non vogliamo svendere la categoria». Sulla stessa lunghezza d'onda il segretario confederale della Uil, Pino Turi. «Domani saremo in grado di capire se c'è la volontà di definire il contratto rapidamente. Sino ad ora», spiega, «abbiamo assistito ad una conduzione ondivaga e non ci sono ancora risposte su relazioni sindacali e risorse». Per Maddalena Gissi, della Cisl Scuola, «è inutile discutere ogni volta di un intero articolato. Abbiamo chiesto», dice, «degli incontri monotematici, per provare a sciogliere i quattro o cinque nodi principali». 
Andrea Bassi