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Scuola, i presidi non potranno più spostare i docenti

Firmato da Miur e sindacati il "contratto mobilità". Ogni insegnante ha 15 scelte a disposizione (tra scuole e città) e dovrà fermarsi per tre anni nell'istituto ottenuto

23/12/2018
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la Repubblica

- Corrado Zunino

I sindacati chiudono un'altra partita con il ministero dell'Istruzione: la mobilità. E contribuiscono a smantellare altri istituti della Legge 107 varata dal Governo Renzi. Con la fine (ora ufficiale) della chiamata diretta da parte del dirigente scolastico e la soppressione dell'ambito territoriale da cui il preside poteva richiamare i docenti, il nuovo accordo sul contratto nazionale 2019 (validità quattro anni) cancella gli algoritmi per la scelta delle destinazioni degli insegnanti in trasferta provando a restituire continuità didattica a una scuola italiana che non riesce a superare l'eccesso di supplenti in groppa.
 
Nel dettaglio, l'accordo siglato al tavolo Aran, "al fine di garantire un avvio ordinato del prossimo anno scolastico", ripristina il diritto alla titolarità della sede per tutti i docenti. In particolare, ogni insegnante potrà tornare a presentare domanda di trasferimento o di passaggio (sia di cattedra che di ruolo) esprimendo 15 preferenze. Potranno essere indicate, nelle quindici possibilità, sia le scuole gradite che i comuni, i distretti o le province preferite. Chi otterrà il trasferimento, o il passaggio, riavrà la titolarità sulla sede di destinazione. Il contratto firmato si allinea alle disposizioni già presenti nella Legge di bilancio in via di approvazione.

Trasferito chi ha meno titoli

Nell'ipotesi di contratto sulla mobilità è stata inserita una clausola - suggerita dal sindacato Gilda, che torna a firmare dopo quattro anni di "no" - che vieta ai dirigenti scolastici di trasferire di propria iniziativa i docenti da un comune all'altro. Le nuove disposizioni prevedono, infatti, che i presidi, per assegnare gli insegnanti ai plessi e alle sezioni della stessa scuola presenti in altri comuni, debbano garantire agli alunni la continuità didattica e il principio del maggiore punteggio dei docenti secondo graduatoria. Il primo vincolo poggia sulla necessità di evitare che alunni e studenti cambino insegnante frequentemente, il secondo garantisce il rispetto del principio del merito prevedendo che, in caso di riduzione del numero delle classi, il docente da trasferire ad altro comune sarà quello con meno titoli.

Il blocco triennale

Ogni docente trasferito dovrà garantire tre anni sulla nuova sede. In caso di accoglimento della domanda di trasferimento, o di passaggio, il blocco sarà operativo solo nel caso in cui l'insegnante dovesse ottenere un'istituzione scolastica gradita ed espressa con puntuale preferenza (su scuola o città).


I licei musicali

Il nuovo accordo prevede una disciplina transitoria che garantisce la continuità didattica nei licei musicali. Alla mobilità professionale (passaggi di cattedra e di ruolo) sarà destinato il 50 per cento delle disponibilità. Il restante 50 per cento andrà alle immissioni in ruolo: l'assegnazione di cattedra. Le domande saranno presentate in formato cartaceo. Gli uffici compileranno una graduatoria con gli aventi titolo, graduati secondo il servizio specifico prestato nei licei musicali. Se tra gli aventi titolo risulteranno docenti nei confronti dei quali potrà essere disposta la conferma nel liceo di attuale servizio, gli aventi diritto saranno confermati con priorità. Dopo di che saranno effettuati i trasferimenti.

L'accordo, firmato ieri, entrerà in vigore quando la Legge di Bilancio sarà votata. A gennaio, come ricorda la Flc Cgil, si esprimeranno i lavoratori iscritti.

La Gilda, riferendo dell'incontro di ieri con il premier Giuseppe Conte, ribadisce che nella manovra di bilancio ci sarà lo sblocco del turnover per i docenti scolastici, ma restano poche le risorse per il rinnovo del contratto di lavoro. Il segretario Rino Di Meglio ha proposto di valutare, a fronte del corpo docente più anziano d'Europa, "forme specifiche di alleggerimento per gli insegnanti avanti negli anni come, per esempio, l'opzione part-time più pensione oppure quella di una riduzione dell'orario di lavoro con l'affiancamento e il tutoraggio dei docenti più giovani".