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Scuola, il neoministro Fioramonti: tasse sulle merendine per pagare di più i prof

Le proposte del nuovo ministro dell’Istruzione (M5S): tre miliardi in più, risolvere il precariato anche all’Università. E no all’autonomia differenziata

05/09/2019
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Corriere della sera

Un programma snello, in pochi punti: così Lorenzo Fioramonti, neoministro dell’Istruzione nel governo gialloverde che succede a Bussetti nel governo giallorosso, fissa i primi paletti per il mondo della scuola e dell’Università: «La scuola, la formazione e la ricerca devono essere al centro perché la conoscenza è il nuovo petrolio. Ma per poter rilanciare il settore bisogna chiudere la piaga del precariato della scuola, delle università e degli enti di ricerca».
Quanto costerebbe?
«Ci vogliono investimenti sicuramente. Qualcosa abbiamo già fatto con il governo che si è dimesso».
Non moltissimo.
«Diciamo che abbiamo fatto alcuni provvedimenti importanti ma non significativi. Io credo che serva almeno un miliardo aggiuntivo per l’Università e due per la scuola, dobbiamo dare un orizzonte a scienziati e ricercatori che a 45 anni sono ancora supplenti e a quegli insegnanti che non riescono ad entrare nella scuola. I fondi si possono trovare con interventi fiscali mirati, quella che chiamo l’Iva strategica».
Vuole aumentare le tasse?
«Servono delle micro tasse di scopo: una tassa sulle merendine, una sulle bevande zuccherate, un’altra sui biglietti aerei. Sono attività o dannose per la salute, le prime due, o inquinanti. Con i soldi che lo stato ricava si fanno interventi per la ricerca o la scuola. Abbiamo calcolato che solo da questi interventi si possono ricavare 2,5 miliardi».
Potreste aumentare gli stipendi degli insegnanti?
«Vedremo le possibilità, di certo dobbiamo risolvere il problema delle classi pollaio : i miei figli vanno a scuola in Germania e lì sono 21 in classe. Spero che la sperimentazione dell’educazione civica funzioni e che riusciremo a dare la giusta importanza alle accademie e ai conservatori»
Sull’autonomia differenziata, che vogliono Lombardia e Veneto, che cosa pensa?
«La scuola è un bene nazionale: dunque no a prof regionalizzati. Altro è se le regioni vogliono invogliare gli insegnanti con affitti facilitati, buoni pasto o altri benefit aggiuntivi. Questo lo possono fare».