Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Scuola, Precari della ricerca, arrivano duemila assunzioni in due anni

Scuola, Precari della ricerca, arrivano duemila assunzioni in due anni

Con un emendamento alla Legge di bilancio, ieri a tarda ora il Senato ha trovato nuove risorse per gli enti di ricerca. Ma per i Precari uniti "è l'ennesimo schiaffo: per il 2018 sono solo briciole, alzeremo il livello della mobilitazione". Altri 20 milioni sulle borse di studio e 5 sui dottorati. La ministra Fedeli: "Con gli scatti d'anzianità i docenti universitari recupereranno i tagli di Tremonti"

01/12/2017
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA - Per il precario mondo della ricerca pubblica ci sono altre assunzioni in vista. Poche, e certe, nel 2018. Un numero congruo, ma nei fatti solo promesso, per il 2019. Le ministre Marianna Madia e Valeria Fedeli (Pubblica amministrazione e Ricerca, rispettivamente) plaudono: "C'è soddisfazione per l'avvio di un processo". I precari uniti, insieme ai sindacati confederali, parlano invece di "un altro schiaffo" e restano in occupazione o a presidio delle otto sedi del Cnr fin qui prese (Pisa, Firenze, Roma, Napoli, Cosenza, Palermo, Capo Granitola e Sassari). Quindi annunciano: "Alzeremo il livello della nostra mobilitazione".
Con un emendamento alla Legge di bilancio, ieri a tarda ora il Senato ha trovato nuove risorse per gli enti di ricerca "che intendono avvalersi delle disposizioni della Legge Madia per il superamento del precariato", ovvero la possibilità di stabilizzare i ricercatori e tecnologi a tempo determinato. Ci sono 10 milioni di euro per l'anno 2018 e 50 milioni a decorrere dal 2019. Il dispositivo prevede che alle risorse di Stato si affianchi un pari cofinanziamento del singolo ente (sono ventidue gli enti in Italia e sono vigilati da sette ministeri): vuol dire, per il prossimo anno, altri 10 milioni di euro totali messi in proprio dai vari Cnr, Istat, Ispra.In termini di occupazione stabile l'emendamento appena approvato significa 420 ricercatori assunti nel 2018. Questi, si vanno ad aggiungere ai 307 previsti in Legge di bilancio prima del suo ingresso in Parlamento. Sono 727 nuovi ricercatori in tutto stabilizzati entro i prossimi tredici mesi. Per il 2019 la cifra di 50 milioni di euro (a cui gli enti dovranno aggiungere i loro 50 milioni) vuol dire 1.750 assunti. Ma che questa partita di bilancio posticipata di un anno resista al cambio di governo non è scritto da nessuna parte.

Nello stesso emendamento si dispone, ancora, l'assunzione dei 411 precari del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura vigilato dal Mipaaf. Altri 89 entreranno nella "riserva" dei posti da bandire nel triennio 2018-2020.  I "tempo determinato", co.co.co e assegnisti degli enti pubblici di ricerca oggi sono quasi diecimila, un terzo dei dipendenti totali.

I Precari uniti, da sei giorni in occupazione diurna e notturna della Sala Fermi del Cnr di Roma, sono delusi da quest'ultimo provvedimento. Dicono: "La maggioranza prima ci ha parlato di 50 milioni in più, poi assicurati quindici e alla fine ne ha approvati dieci. Il Cnr, per esempio, non ha un euro in cassa e quindi non potrà avviare alcun affiancamento della spesa statale. Questo significa che nel 2018 i precari assunti in tutti gli enti saranno solo duecento. Al Cnr, che ha 4.600 instabili, 2.600 dei quali, almeno, con i requisiti per chiedere e ottenere la stabilizzazione attraverso la Legge Madia,il contratto definitivo lo avranno in cento. Briciole. Restiamo in mobilitazione e chiediamo nuove risorse nel passaggio della legge alla Camera". Diverso il punto di vista della Cisl, che attraverso la segretaria generale Annamaria Furlan, definisce il provvedimento "giusto e importante" e dice: "La precarietà non aiuta la ricerca, l'emendamento va nella giusta direzione per superarla".
 
Il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Massimo Inguscio, spiega: "Ieri abbiamo approvato il bilancio preventivo riportandolo in parità. Questo è stato possibile dopo aver avviato una serie di tagli interni, tutti necessari. Riduzione pesante degli affitti, razionalizzazione scientifica degli istituti. Siamo intervenuti su alcune indennità per i direttori. Ecco, abbiamo dimagrito tutto quello che non era strategico. Voglio dire ai precari che come Cnr, sul fronte delle assunzioni, cercheremo di partecipare al cofinanziamento previsto dall'emendamento approvato in Senato".
 
Sempre nell'ordine delle risorse economiche, in queste ore è passata una seconda proposta di modifica alla Legge di bilancio che consente a tutti gli enti di ricerca di ottenere subito la parte premiale del finanziamento pubblico (Foe) 2016 e 2017. Sono rispettivamente 69,5 milioni e 68 milioni. "Ossigeno per noi", conclude Inguscio.

Sul fronte delle borse di studio universitarie, nella notte degli emendamenti è passato quello presentato da Francesco Verducci (Pd):  incrementa di 20 milioni il Fondo dedicato, che ora passa da 216,8 milioni a 236,8. "Un emendamento positivo", scrive la Link, organizzazione degli studenti, "ma insufficiente a garantire a tutti gli aventi diritto la borsa di studio. Ne servirebbero almeno altri 150". Il Senato, ieri, ha incrementato di altri 5 milioni a decorrere dal 2018 il fondo in favore delle borse concesse per la frequenza ai corsi di dottorato di ricerca. Si aggiungono ai 10 milioni già inseriti nel disegno di legge approvato recentemente dal Consiglio dei ministri.

Nella Legge di Bilancio è prevista, ancora, l’integrazione del fondo per il graduale completamento del processo di statizzazione degli Istituti musicali pareggiati del comparto Afam: 5 milioni per l’anno 2018, 10 milioni per il 2019 e 35 milioni a decorrere dall’anno 2020. “Un processo atteso da anni", ha detto la ministra Valeria Fedeli. Il testo prevede infine l’incremento ulteriore (10 milioni per il 2018, 20 milioni per il 2019 e 35 milioni per il 2020) delle risorse a favore degli Istituti tecnici superiori (Its).

La ministra Fedeli ha voluto sottolineare l'intervento sulla progressione dello stipendio dei docenti universitari, tuttora contestata. Ha detto: "Questi scatti sono stati sospesi dal 2011 al 2015 dal "Decreto Tremonti", ora, invece, viene ridotta da tre a due anni la durata degli scatti successivi a quello in corso, che rimarrà triennale, ferma restando la valutazione. La scelta si traduce in un 

importante vantaggio per chi si trova a inizio carriera, il nuovo scatto biennale pesa un terzo in più rispetto alla situazione precedente al Duemila. Tutti i docenti universitari, comunque, potranno recuperare gradualmente, negli anni, quanto perso. Questa norma è strutturale".