Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Scuola, scontro sulla riapertura a dicembre I presidi frenano: prima di Natale non si può

Scuola, scontro sulla riapertura a dicembre I presidi frenano: prima di Natale non si può

Gli studenti al momento a casa con la didattica a distanza in Italia sono oltre tre milioni (3.320.958).

30/11/2020
Decrease text size Increase text size
La Stampa

elisa forte

Leggere le ordinanze è facile, far di conto sui giorni che si dovrà rimanere a casa è più complicato. In questo abbecedario della confusione questa mattina in Calabria e in Lombardia (ieri passate da zone rosse ad arancioni) tornano in classe i ragazzi di seconda e terza media. Sorte diversa, nonostante il medesimo passaggio alla zona arancione, per 79.995 studenti medi del Piemonte, che continuano invece a fare didattica a distanza come prevede un'ordinanza regionale. In tutta Italia 719 mila ragazzi (dati Tuttoscuola) tornano tra i banchi: tra di loro ci sono anche gli alunni della Basilicata e dell'Umbria.

L'unica certezza, in questa Italia della scuola, è che le Regioni decidono in ordine sparso. In Campania da oggi sarebbero dovuti rientrare in aula gli alunni dalla seconda elementare alla prima media, ma il presidente Vincenzo De Luca ha deciso di prolungare lo stop alle lezioni in presenza fino al 7 dicembre.

Gli studenti al momento a casa con la didattica a distanza in Italia sono oltre tre milioni (3.320.958). Restano nelle loro camerette, magari rischiando quella «sindrome della capanna» evocata giorni fa da Agostino Miozzo, presidente del Comitato tecnico scientifico, per sottolineare la necessità di tenere le scuole aperte a beneficio della salute psicofisica di adolescenti e bambini. Una necessità ribadita anche dalla ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina.

I nodi principali che ostacolano la riapertura restano due: la riorganizzazione del trasporto pubblico e quella dei servizi sanitari territoriali. Alla vigilia del terzo mese dell'anno scolastico più difficile più che le soluzioni restano in primo piano liti e contrapposizioni. Il governo, accogliendo le istanze delle Regioni, sarebbe propenso a riaprire le aule dal 7 gennaio, a festività concluse. La ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti non si rassegna e propone una didattica mista: «Mi aspetto un piano di organizzazione dei trasporti e dei servizi sanitari dedicati per la scuola che permetta di arrivare già dai primi giorni di dicembre a una forma di didattica quanto meno integrata per le scuole che adesso sono in dad al 100%».

«Mi sembra improbabile riuscire a tornare a una didattica in presenza prima di Natale», sostiene però con realismo Antonello Giannelli, presidente dell'Anp (Associazione nazionale presidi) che chiede garanzie sulla reperibilità dei supplenti. «Quest'anno c'è difficoltà a reperirli - dice - perché sono meno disposti a spostarsi in presenza della pandemia».

Dai presidi ai governatori. Fuoco incrociato su Alberto Cirio in Piemonte: gruppi di genitori e studenti minacciano una pioggia di mail contro la sua decisione di continuare la didattica a distanza per le seconde e terze medie, mentre altri raccolgono firme. Il presidente di Anief del Piemonte, Marco Giordano, chiede a Cirio un incontro urgente. Lorenza Patriarca, consigliera comunale del Pd e dirigente dell'istituto Tommaseo, in una lettera gli chiede le ragioni della scelta fatta. Ragioni che chiedono anche Anita e Lisa, della media Calvino di Torino, insieme a Maia del Liceo Gioberti, che oggi dalle 8,20 alle 10 seguiranno le lezioni sedute in piazza Castello a Torino, davanti alla sede della Regione Piemonte, dopo averle seguite per giorni davanti al loro istituto per protesta. Per una volta saranno loro a interrogare: «Presidente, perché hai lasciato le scuole chiuse?». —