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Scuole senza pace: dopo lo stop-urne, sciopero il 24 e 25

Uno sciopero sindacale, indetto proprio per il 24 e 25 dalle sigle Unicobas, Usb per il settore educativo da zero a sei anni, Cobas Sardegna e Cub Scuola,

16/09/2020
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Il Messaggero

Parte, si ferma per qualche giorno e poi si rimette in moto. Anzi no, si riferma subito: c'è lo sciopero. Le lezioni scolastiche sembrano proprio non poter riuscire a decollare, quest'anno. 
La partenza del 14 settembre sarà interrotta tra poco, perché domenica e lunedì si vota. L'election day, infatti, terrà chiuse le scuole fino al 24 settembre. A nulla sono serviti gli appelli dal mondo della scuola. Anche la stessa ministra all'istruzione Lucia Azzolina ha ringraziato quei Comuni, pochissimi, che sono riusciti a portare i seggi fuori dalle aule scolastiche per non interrompere le lezioni appena avviate. Ma, nella quasi totalità dei casi, le scuole finora sedi di seggi elettorali anche quest'anno chiuderanno. Eppure, dopo 6 mesi di blocco della didattica in presenza, di tutto c'era bisogno tranne che di altri 4 o 5 giorni di chiusura che peraltro vanno a fermare un avvio decisamente complicato. Non è semplice per nessuno tanto che diverse Regioni hanno deciso di ripartire direttamente dopo il voto: Puglia e Sardegna per prime, a cui poi si sono aggiunte Calabria, Campania, Abruzzo e Basilicata. 
Ma forse in queste regioni ci sarà anche chi non tornerà in classe neanche il 24. Il motivo? Uno sciopero sindacale, indetto proprio per il 24 e 25 dalle sigle Unicobas, Usb per il settore educativo da zero a sei anni, Cobas Sardegna e Cub Scuola, potrebbe far incrociare le braccia ai docenti, al personale ata, ausiliario, tecnico e amministrativo, delle scuole e delle università. Proprio nel giorno in cui si torna in classe, dopo la chiusura dovuta alle urne. 
DISAGIPer la didattica sarà un altro stop e per le famiglie si tratta dell'ennesimo disagio con cui dover fare i conti. «Non potrà essere garantita la didattica», hanno già fatto sapere i presidi di elementari, medie e superiori alle famiglie. E chi non vuole rischiare di essere richiamato a metà giornata a prendere il figlio a scuola, ha come unica opzione quella di non mandarcelo proprio in quei due giorni. Gli scioperi, durante l'anno, ci sono sempre stati e senza troppe rimostranze da parte delle famiglie. Ma ora la situazione è decisamente diversa. Le lezioni sono partite a singhiozzo: anche nelle Regioni che hanno mantenuto la data del 14 settembre, ci sono istituti che aprono solo per poche ore al giorno, altri che procedono con giornate di didattica online, con i turni degli studenti. Tante criticità legate al precariato e alla mancanza di spazi adeguati. E i sindacati, di fatto, contestano proprio i motivi di tanti disservizi: classi sovraffollate, edilizia scolastica fatiscente e cattedre che restano vuote troppo a lungo, oltre alle norme anti Covid difficili da applicare senza il personale al suo posto. Ma era davvero necessario scioperare? 
LA PIAZZALe stesse motivazioni, infatti, saranno portate in piazza sabato 26 settembre nel pomeriggio, a Roma, con la manifestazione indetta dal Comitato Priorità alla scuola formato da studenti, famiglie e docenti, in una giornata e in un orario che non andrà a intralciare le attività didattiche. Alla mobilitazione hanno aderito anche diversi sindacati della scuola dai Cobas a Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda. «Abbiamo deciso di aderire alla manifestazione del pomeriggio spiega Maddalena Gissi, segretario Cisl scuola - perché le scuole sono chiuse e crediamo fondamentale, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, dare al Paese un segnale di responsabilità. Sicuramente, se nei prossimi mesi non arriveranno da parte del Governo proposte e soluzioni utili oltre che investimenti certi per il settore scuola, valuteremo eventuali mobilitazioni di tutto il personale. Ma questo è il momento di accogliere i nostri alunni e di far sentire che la scuola ancora una volta, tra mille problemi, non si tira indietro. E' un gesto di responsabilità». 
Lorena Loiacono