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«Scuole sicure» parte in 15 città Controlli antidroga e daspo urbano

Al via il piano salvini. Proteste degli operatori sociali

04/09/2018
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ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Nella lotta contro lo spaccio di droga a scuola la prevenzione vale il 10%. Il resto dei 2,5 milioni di euro, che il ministro dell'interno Matteo Salvini ha messo a disposizione delle 15 maggiori città italiane con il piano straordinario «Scuole sicure», è destinato a rafforzare le attività di contrasto della vendita di sostanze stupefacenti nei pressi degli istituti scolastici.

Largo, dunque, a controlli, assunzioni di agenti di polizia locale a tempo determinato, straordinari da parte degli stessi vigili urbani, agli interventi di riqualificazione delle aree limitrofe ai plessi scolastici. Ma anche all'inserimento nei regolamenti comunali delle aree in cui insistono le scuole tra le zone dove è consentita l'applicazione del Daspo urbano, in applicazione della legge n.48 del 2017.

La direttiva del Viminale, emanata il 26 agosto, recluta i grandi comuni, quelli con oltre 200 mila abitanti, contro lo spaccio fuori dalle scuole. Infatti, spiega Salvini, «si rende necessario mettere in campo una più ampia e complessiva strategia d'azione sul territorio, da realizzare in stretto raccordo con le amministrazioni locali e con la piena condivisione delle autorità scolastiche». «Come confermato dai dati in possesso del dipartimento della pubblica sicurezza», sottolinea il ministro, «lo spaccio di stupefacenti è maggiormente diffuso nei grandi centri urbani, dove peraltro si concentra una più elevata concentrazione di studenti».

A integrazione delle iniziative già messe in campo dalle forze di polizia, allora, Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Catania, Venezia, Verona, Messina, Padova e Trieste avranno a disposizione 2,5 milioni di euro, a valere sul fondo unico giustizia, per coprire spese correnti e spese di investimento non superiori al 50% del totale previsto per i progetti di contrasto e prevenzione dello spaccio presso gli istituti scolastici. Iniziative che non potranno superare il prossimo anno scolastico e saranno sottoposte al vaglio del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.

Tuttavia, precisa il capo gabinetto del Viminale Matteo Piantedosi, «di tale percentuale, una quota sino a un massimo del 10% potrà essere utilizzata per finanziare campagne educative, d'intesa con le istituzioni scolastiche». Solo 250mila euro, dunque, del totale delle risorse disponibili.

Per accedere ai contributi i comuni dovranno produrre, entro il prossimo 20 settembre, un'istanza alla Prefettura, alla quale poi presenteranno una relazione finale. Un primo report sullo stato di attuazione dei singoli progetti dovrà arrivare all'ufficio di gabinetto del ministro dell'interno entro il prossimo 31 ottobre e, successivamente, a scadenza mensile.

Immediate le proteste degli operatori sociali. La direttiva, denunciano, vede il fenomeno del consumo di droghe dei minori solo in un'ottica repressiva. «Che fine hanno fatto i ministeri delle politiche sociali e della salute che pure dovrebbero essere in prima linea sulle azioni di prevenzione degli abusi di droghe? E il ministro dell'istruzione, visto che si parla di scuole?», chiede Maria Stagnitta, presidente di Forum Droghe. «Questa iniziativa non serve a nulla», commenta don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus. «Bisogna preparare meglio gli insegnanti. Fare prevenzione come la si fa oggi è tempo perso. Va cambiata la scuola».

Divise sul progetto le associazioni genitori, ma unite nel chiedere un loro maggiore coinvolgimento e un dibattito nel Paese.