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Silvia, lettera ai suoi bambini di Scampia: “Siete la mia buona scuola, siate fieri di voi”

"Repubblica" ha pubblicato il testo inviato dalla maestra Selo agli alunni al termine dei 5 anni di elementari. "Ho avuto messaggi da tutt'Italia"

12/07/2018
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la Repubblica

Bianca De Fazio

La lettera che ha scritto ai "suoi" bambini che hanno appena finito la quinta elementare è stata pubblicata ieri da Concita De Gregorio su Repubblica. E oggi Silvia Selo, maestra, racconta la sua entusiasmante avventura con 19 alunni che ha visto crescere, che ha accompagnato sin dalla prima elementare e che ha lasciato a fine ciclo. È stata la loro maestra "prevalente", in classe con loro ogni giorno, per 22 ore a settimana. "E lasciarli è stato uno strappo dolorosissimo.

La mia "buona scuola" sono loro. E se sento il bisogno di rendere visibile il lavoro svolto in questi anni e il grande affetto che ci lega è perché chiedo rispetto per tutti i bambini di Scampia. Troppo spesso marchiati a vita per il fatto di esser nati in questo quartiere, di venire da famiglie fragili, di essere figli di questo territorio. E invece io so che nulla è impossibile per loro, se saranno guidati opportunamente.

Scampia non è Gomorra. In questi anni ho visto tante mamme impegnarsi per i figli, per non farli deviare. Le ho viste accompagnarli a scuola, fare sacrifici per permettere loro il doposcuola...". Silvia insegna da 26 anni a Scampia, nell'istituto comprensivo 58esimo Kennedy, rione Monte Rosa. "Ci sono arrivata tanto tempo fa e non andrò via. Questi bambini restituiscono moltiplicato per mille l'amore che gli si dà. E costituiscono una eccellenza, ciascuno con le sue doti da valorizzare". Da quando la sua lettera è apparsa su Repubblica un fiume di messaggi l'ha raggiunta.
Complimenti e riconoscimenti.

"Ma io sono piccola cosa rispetto a quei bambini. Io sono cresciuta e cambiata grazie a loro" e si commuove ricordando la piccina che in classe la chiamava mamestra, un neologismo per dire amore e rispetto. "Non ho avuto figli, e loro hanno colmato il mio desiderio di maternità" confida. E come accade a ogni mamma, il pensiero torna di continuo al figlio più fragile. "Il mio L. che ha sul comodino il cappello della polizia, regalo di un'amica agente, ma scorrazza in motorino fino a notte ed è un ragazzino veramente a rischio. L'ho lasciato dicendogli: Mi renderai orgogliosa quando alle medie sarai in classe a seguire le lezioni con attenzione ". E lui ha sorriso, una luce negli occhi, complice e affettuosa. Chiudere il ciclo della scuola elementare, cambiare la maestra, entrare nella fase della preadolescenza, cominciare a sentirsi grandi è un giro di boa per tutti i bambini. E Silvia Selo ha rincuorato i suoi dicendo "quando vi troverete a un bivio e vi toccherà scegliere, è lì che vi aspetterò. Resterò nascosta nella memoria, ma sarò pronta a venire in vostro aiuto sempre".

Il legame speciale tra questa maestra e i 19 suoi scolaretti è frutto anche del dolore. Quello dei bambini che hanno un genitore in carcere, quello del piccolo che arriva a scuola in carrozzella e comunica solo muovendo gli occhi, quello della ragazzina che vede la sua famiglia minacciata dalla miseria, quello della maestra che si è sentita devastata il giorno della morte di sua madre, all'improvviso, svelando tutta l'impotenza della nostra condizione umana. "Mi ha salvato quella classe. Non mangiavo più, non mi vestivo più, non mi truccavo. Mi hanno salvata i bambini, per i quali ho dovuto sforzarmi di lasciare alle spalle il dolore". E lei li ha salvati dai mille momenti in cui si sentivano soli e incapaci. O incompresi. Anche dal quartiere. "Come quando dovemmo sfidare tante famiglie della zona per salire su un pullman della polizia che ci avrebbe portato a una manifestazione per la legalità. Il quartiere fu in subbuglio", quel pullman rappresentava il nemico.

"Dovemmo convincere le famiglie una a una. E dopo i bambini hanno scoperto che gli agenti non erano mostri". Silvia Selo ci tiene a sottolinearlo: "Nelle nostre scuole ci sono tanti insegnanti che fanno un grandissimo lavoro, talvolta sfidando invidie e gelosie dei colleghi, spesso dovendo confrontarsi con situazioni sociali al di sopra delle possibilità di intervento, molte volte dovendo superare ostacoli enormi, come le condizioni delle scuole". Quella di Silvia è costretta ai doppi turni perché un plesso è stato dichiarato inagibile e in un altro è caduta parte del controsoffitto.
"Doppi turni fino alle sei del pomeriggio, una cosa impossibile da sostenere. È stata straordinaria la nostra preside, Anna De Paola, che ha affrontato questo suo primo anno da dirigente scolastica in una condizione terribile. Soprattutto per i bambini. Capaci, comunque, di rendere magico ogni giorno di scuola"